Ci sono esperienze i cui significati cambiano nel tempo, vuoi per la maturazione di chi le fa, vuoi per le repentine modificazioni dei contesti e delle contingenze.
Molte volte capita di vivere un momento e solamente dopo anni guardarsi indietro e rendersi conto di quanto questo ha pesato su di noi e sul mondo
Il ricordo matura, l’esperienza cristallizza: così facendo plasma una cicatrice su di noi e sulla storia, sulla quale poi noi andiamo avanti a costruire e a vivere.

Lies of P è un titolo che ha avuto un forte impatto al suo lancio, e lo sta avendo ancora adesso non solamente per la recente release dell’atteso DLC, ma anche per quello che fattivamente ha saputo significare all’interno del panorama della sua nicchia di appartenenza, il soulslike, dove i fan sono notoriamente molto esigenti.
Tra il Lancio di Lies of P e oggi, anche Serial Gamer Italia ha continuato il suo viaggio, raggiungendo nuovi lidi e lasciandosi alle spalle suo malincuore traguardi già raggiunti. Recentemente il sito ha effettuato un cambio di server, che ha portatro grandi benefici (anche per cxhi ci scrive, vi assicuro) al prezzo di “perdere qualche pezzo”. Alcuni contenuti, infatti, non sono stati recuperabili, e tra questi anche la originale recensione di Lies of P.
La storia però si contrae su se stessa, e le contingenze mutano e si contorcono come budella vive: con il lancio del DLC Overtoure del titolo di Neowiz si presenta la necessità di riprendere le fila della questione Lies of P, e di conseguenza proporre quella che viene qui presentata come la seconda recensione del titolo quasi due anni dopo il suo lancio: un contenuto a mente freddissima che ci permetterà, dopo aver avuto esperienza del prodotto ormai tempo fa, di analizzare non solo questo, ma anche quello che ha di fatto significato per il mondo dei soulslike

Era il 18 settembre 2023 quando mettevamo per la prima volta il nostro naso (un nasino perfetto tralaltro) nella città di Krat: sembra passato un secolo dalla prima volte che siamo giunti all’hotel, abbiamo mentito per la prima volta, incontrato sofia e iniziato un viaggio incredibile in quella che sembrava davvero una fiaba oscura, troppo compromessa per finire bene.
Vestivamo i panni di una marionetta impegnata in un balletto continuo tra verità e bugie, con il desiderio di diventare un vero essere umano e il gravoso compito di salvare una città che da marionette come lui era messa a ferro e fuoco.
La rivisitazione del celebre capolavoro di Collodi aveva donato al titolo di neowiz tutto un immaginario che gli sviluppatori avevano saputo coltivare e rimodellare come punto di partenza per una storia che sembrava partire proprio da Pinocchio, per poi viaggiare attraverso una serie di stimoli iconici e personalissimi in grado di ampliare il respiro dell’opera. La conclusione di questa, sempre in modo incredibilmente unico, ci ritrascinava tra le pagine dell’autore italiano in una maniera talmente brutale che oltre al ritmo forsennato dell’ultima bossfight lasciava davvero poco spazio ad un’analisi filologica dello scritto originale.
Abbiamo combattuto e sudato le nostre sette camicie; Geppetto, Giangio, Sofia, Venigni e tutta una serie di nomi regalatici da Collodi in persona erano lì con noi. Alla fine, però, con un colpo di mano di ottima sceneggiatura, gli sviluppatori ci hanno ritrascinato nel loro mondo, ricordandoci ancora una volta che Lies of P non è solamente Pinocchio nei videogiochi, ma qualcosa di più.
Solo loro avrebbero deciso il finale della storia.

Sin dal suo primo trailer do annuncio Lies of P aveva suscitato grande interesse in tutto il panorama, specie quello italiano che si era visto promettere un soulslike ispirato a Pinocchio, l’opera del conterraneo Carlo Collodi, già in quella occasione il popolo del bel paese si era mostrato assolutamente favorevole a vedere reinterpretata la propria terra all’interno del medium videoludico, come poi certificato dalla calda accoglienza riservata a Enotria, The Last Song.
Nel caso di Lies of P, a differenza del secondo, gli sviluppatori non sono italiani, ma i coreani del già citato Neowiz studio: questo certo ha determinato un’interpretazione, soprattutto in chiave estetica, di ambienti e personaggi in linea con le produzioni coreane. Krat è una città fittizia, ma essendo ricalcata su uno scenario italiano viene comunque resa a schermo secondo gli stilemi con cui le popolazioni orientali immaginano il nostro paese e l’occidente in generale: non mancano i forti richiami all’art noveau, all’arte rinascimentale, la letteratura classica e anche, in un secondo momento, a tutta una serie di momenti e ambienti che ricordano fortemente scene tipiche della rivoluzione industriale britannica con le sue fabbriche in perenne fermento e le sue brillanti esposizioni.
C’è quindi tanta Italia in Lies of P, ma anche Francia, Inghilterra, Germania e la netta sensazione che è così che altrove si immaginano i fasti del “vecchio continente”

Per quanto riguarda il gameplay, Lies of P riuscì a convincere fermamente tutti gli appassionati del genere action rpg noto come soulslike. Le mappe di gioco colpirono non solo per la già citata ispirazione artistica, ma anche per la resa “pad alla mano” dimostrandosi divertenti da esplorare, connesse in maniera intelligente nei loro vari percorsi e assolutamente intriganti.
La sfida posta dai nemici, ben posizionati per le strade, i vicoli e le valli, è di livello medio alto, e per avere ragione di tutte le battaglie è necessario che il giocatore padroneggi in maniera efficiente le varie feature legate al combattimento, parata, schivata, colpo leggero e pensante costituiscono il core del comparto, che viene però arricchito dalla presenza di abilità uniche delle armi come dalla possibilità di comporne secondo la nostra volontà, unendo manici e impugnature con lame o parti contundenti.
Il combattimento premia il giocatore dinamico rispetto a quello più attendista, e spinge tutti a “leggere” i moveset di nemici e boss per insinuarsi nelle loro guardie e colpire più duro possibile.
Avanzando verso i new game più alti i nemici acquistano maggiore potere per fornire maggiori ricompense, e capita purtroppo che la curva esponenziale del nostro potere, come del loro, si risolva in bossfight in cui vince “chi spara per primo”, imponendo la regola nota ai connoisseur come “shotta o vieni shottato”.
Questa caratteristica è fisiologica dei gdr che vogliono dare grandi libertà al giocatore mantenendo la sfida equilibrata, e sebbene non la trovi io particolarmente apprezzabile fa comunque parte della natura intrinseca di un soulslike in mano a qualsiasi veterano.
Anche alla luce della volontà da parte degli sviluppatori di mantenere un livello di sfida adeguato, sarà interessante valutare come la difficoltà influisca sul DLC Overture, la cui recensione a parte è attualmente in lavorazione da parte dell’oberato sottoscritto.
Alla cura artistica riservata per il comparto visivo, esaltato e mai sacrificato dalla fluidità del gameplay, si aggiunge anche quella riservata per il comparto audio, che presenta una OST di primissimo livello con brani che spaziano dalle classiche arie epiche adatte a combattimenti contro i boss, a pezzi di musica da camera che accompagnano l’esplorazione di una città che, sebbene in rovina, non riesce a smettere di cantare la sua gloria.

Quindi, a quasi due anni dal suo lancio, cosa è rimasto di Lies of P?
La domanda vuole ovviamente essere una simil provocazione, in quanto il titolo, fresco di DLC è attualmente ancora vivo e in ottima salute, grazie a tutta una serie di implementazioni ed espansioni a storia e gameplay che stanno proprio in questo momento rigenerando completamente l’esperienza di gioco.
Il senso della questione è quindi quello di riflettere sulla percezione che si aveva del gioco al momento del suo lancio e di come questa si sia modificata con il passare del tempo.
Neowiz è stata in grado, nel corso di tutta la sua storia, di penetrare il mercato in qualunque ambito si ponesse un obiettivo, e la “vita” di Lies of P è in primis l’ennesima conferma di un operazione di successo da parte dello sviluppatore e publisher, e in secundis una fonte di ispirazione per ogni casa di sviluppo che volesse raggiungere le tanto agognate luci della ribalta del mondo dei videogiochi.
Il titolo, forte di un concept di sicuro interesse nato dalla commistione tra letteratura e videogioco, è stato presentato in maniera efficace per incuriosire sia i fan della nicchia a cui si rivolgeva direttamente, sia i giocatori più “casuali” che sebbene non fossero abituati alla pressione data da un titolo soulslike, non hanno potuto fare a meno di notare che stava per arrivare qualcosa di difficilmente visto in precedenza.
Lise of P poi non ha deluso, e anzi ha quasi stupito anche i fan più intransigenti per la capacità di mantenere le promesse insite nello slogan “Pinocchio ma souls” e addirittura quella di proporre qualcosa in più dal punto di vista di storia e design, rielaborato ma personale, con basi solide ma brillantissimo.

Ora, a due anni dal lancio sul mercato, Lies of P è uno dei titoli più apprezzati del genere, e partendo quasi dal nulla è riuscito a imporsi come un must play in una nicchia che è sempre più ampia, facendosi percepire non come un titolo di livello medio alto, come molti si aspettavano, ma addirittura un mostro sacro.
Con l’arrivo del DLC Overture, di cui ripetiamo la recensione è in lavorazione, il titolo si amplia ulteriormente regalando un’altra pagina di storia in quello che sempre più si sta dipanando come un universo narrativo vero e proprio, per cui sono attesi sequel e approfondimenti futuri. Tutto questo è possibile in grande parte anche grazie ai fan, che hanno appunto accolto e apprezzato il lavoro di Neowiz, permettendogli di proseguire la resa reale della sua visione artistica.
Come dicevamo insomma, le esperienze plasmano la nostra storia e quella della videoludica, e il solco lasciato da Lies of P sembra oggi, a due anni dal lancio, sempre di più una linea di partenza.
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