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Lavoro, il futuro è da remoto: lo studio di Lenovo

13 Apr 2021 | Extra, Hardware, News

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Uno nuovo studio di Lenovo condotto a livello globale sui dipendenti di aziende che hanno adottato il lavoro da remoto mostra come è cambiato l’uso dell’ufficio

  • Il 70% dei dipendenti intervistati risulta più soddisfatto dal proprio lavoro e il 56% ritiene di essere più produttivo lavorando da casa
  • I dipendenti preferiscono la flessibilità del lavoro da remoto, con l’88% di chi lavora nelle grandi aziende che vorrebbe lavorare da casa o da remoto per almeno parte del tempo
  • I manager concordano con questi vantaggi: l’83% dei decisori aziendali dell’IT si aspetta che, post-pandemia, il lavoro sia da remoto per almeno il 50% del tempo
  • Secondo lo studio, la gestione della sicurezza dei dati è diventata la sfida più dispendiosa in termini di risorse per l’IT, che si sente più preparato a gestire una eventuale situazione emergenziale come quella vissuta recentemente con la pandemia, piuttosto che una legata alla minaccia dei dati aziendali.
  • La maggior parte delle aziende intervistate (il 63%) è interessato a soluzioni di Device-as-a-Service (DaaS) perché consentono di liberare tempo da dedicare a progetti più strategici.

MILANO, 13 aprile 2021 – Un anno dopo la rivoluzione globale del lavoro da remoto, che sia da casa o da qualsiasi altro luogo, emergono i primi importanti effetti sulla trasformazione digitale delle aziende, e sulle preoccupazioni relative alla sicurezza dei dati. Secondo lo studio Future of Work and Digital Transformation effettuato da Lenovo, la stragrande maggioranza delle aziende – l’83% – si aspetta che il lavoro prosegua da remoto per almeno il 50% del tempo, mentre il 60% dei dipendenti non solo concorda ma lo ritiene un fatto positivo. Questi risultati emergono da un sondaggio globale sull’impatto del lavoro da remoto, inclusa la soddisfazione professionale, le sfide tecnologiche e le soluzioni, condotto all’inizio del 2021 in 14 Paesi, tra cui l’Italia, su più di 8.000 dipendenti e decisori aziendali delle divisioni IT di aziende di ogni dimensione.

Tra i risultati più significativi emerge che i dipendenti si sono adattati alla nuova modalità di lavoro da casa. La grande maggioranza degli intervistati, l’83%, chiede di proseguire nella modalità di lavoro ibrida, post-COVID, e che le aziende sono più che felici di accontentarli perché migliora il coinvolgimento delle persone e consente di attirare talenti. Il passaggio al lavoro da remoto ha trasformato l’approccio al digitale, incrementando l’uso di dispositivi personali per il lavoro, l’adozione si software e strumenti di collaborazione nel cloud, con una maggiore attenzione alla sicurezza dei dati da parte dei responsabili IT delle aziende di ogni dimensione. Dallo studio emerge inoltre che le aziende che sviluppano e producono la tecnologia giocano un ruolo fondamentale nelle strategie digitali del futuro, mentre il Device-as-a-Service (DaaS) si sta affermando tra le medio-grandi aziende, per semplificare l’accesso dei dipendenti ai dispositivi più aggiornati, sia per liberare risorse preziose e impiegarle per attività più strategiche.

“Con aziende e dipendenti sempre più interessati a un futuro di lavoro ibrido e di collaborazione da remoto, l’IT si trova a gestire costi maggiori per la gestione della sicurezza dei dati nel rispetto delle normative”, ha commentato Gianfranco Lanci, Presidente e Chief Operating Officer di Lenovo. “Oggi più che mai, le aziende hanno bisogno di partner tecnologici affidabili per gestire al meglio il loro hardware, i software e i servizi così da massimizzare il valore e aumentare la sicurezza”.

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Superate le difficoltà del lavoro da remoto verso una nuova modalità di lavoro ibrido

Nonostante le preoccupazioni iniziali sull’impatto che il lavoro da remoto avrebbe potuto avere sui dipendenti, lo studio di Lenovo mostra che la maggioranza dei lavoratori si è adattata particolarmente bene al lavoro da casa e al lavoro da remoto: il 70% degli intervistati afferma che la flessibilità li rende più soddisfatti del proprio lavoro. Circa il 60% del campione oggi preferisce lavorare da remoto almeno per la metà del tempo, e più di un terzo preferisce lavorare da casa per la maggior parte o per tutto il tempo. Una tendenza che cresce tra i lavoratori delle grandi aziende, due terzi degli intervistati indica di preferire il lavoro da remoto per almeno metà del proprio tempo. È comune, soprattutto nelle grandi organizzazioni, lavorare in team distribuiti su diversi continenti e fusi orari, una situazione che rende la necessità di trovarsi in ufficio meno rilevante.

Ci sono tuttavia molte sfide da affrontare, come segnalano i dipendenti intervistati. Una delle problematiche più comuni è la connessione lenta o instabile da casa. Circa la metà dei dipendenti di aziende medie (il 50%) o piccole (il 42%) segnala ritardi o difficoltà nell’ottenere qualsiasi tipo di supporto dall’IT quando necessario. Le aziende dovrebbero quindi considerare PC con connettività LTE o 5G integrata per svincolare i dipendenti dalle reti WiFi domestiche e per fornire una maggiore sicurezza. Dispositivi intelligenti, servizi e soluzioni software in grado di diagnosticare autonomamente criticità e prevenirle possono aiutare le piccole imprese che tipicamente non hanno un team IT interno strutturato.

Con il 90% dei lavoratori intervistati in attesa di tornare in ufficio per incontrare i colleghi e il 56% che dichiara di essere più produttivo da casa, è chiaro che il ruolo dell’ufficio stia cambiando. L’ufficio non è più percepito come il luogo dove svolgere il lavoro, si sta trasformando in un luogo dove fare relazione e collaborare tra colleghi lasciando le attività più impegnative e che richiedono concentrazione a casa.

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La sovrapposizione tra dispositivi personali e professionali definisce nuove pratiche di lavoro

Il lavoro da remoto ha portato una serie di nuove soluzioni hardware, software e di servizi. I dispositivi e le tecnologie utilizzate per la produttività diventano sempre più personali e sempre più strumenti di collaborazione. I dipendenti utilizzano con maggiore frequenza i loro dispositivi personali – laptop, smartphone e tablet – per lavoro, con il 79% del campione che afferma di utilizzare il proprio smartphone per attività lavorative quali chiamate e videochiamate, e-mail e chat aziendali. Quando si tratta di PC, le caratteristiche più ricercate nei dispositivi dai dipendenti delle aziende di ogni dimensione sono le tecnologie come quelle di intelligenza artificiale per la cancellazione del rumore durante le videochiamate, webcam con otturatore per la privacy, funzionalità per la riduzione della luce blu che affatica la vista, e sistemi più efficienti per il raffreddamento dei dispositivi. Tuttavia, i dipendenti non traggono sufficiente vantaggio dai programmi aziendali per finanziare i loro acquisti tecnologici. Infatti, sebbene l’80% dei decisori dell’IT si dica disponibile a coprire gli acquisti di dispositivi tecnologici per uso lavorativo, in alcuni casi solo il 22% dei dipendenti si è avvalso di questa opportunità.

Non sorprende che il 97% dei dipendenti ritenga che oggi siano essenziali strumenti di collaborazione, software e cloud, per le videochiamate e la condivisione simultanea di documenti. Quasi due terzi degli intervistati affermano che questi strumenti migliorano la produttività e l’efficienza.

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Innovazione e sicurezza. La trasformazione digitale guidata da sicurezza e servizi

La crescente adozione da remoto di tool di collaborazione e cloud – compresi i dispositivi per la smart home che possono aumentare i rischi per la sicurezza aziendale – ha portato in primo piano il tema della sicurezza dei dati, che è diventato prioritario nella strategia IT delle aziende avviate verso la trasformazione digitale. Una priorità che mette a dura prova le risorse IT. I decisori IT intervistati affermano di sentirsi più preparati a gestire una eventuale situazione emergenziale come quella vissuta recentemente con la pandemia, piuttosto che una legata alla minaccia dei dati aziendali. Sicurezza dei dati e conformità normativa occupano la maggior parte delle risorse dell’IT, e la maggior parte delle aziende medio-grandi ha già sottoscritto servizi IT di gestione della sicurezza.

Le aziende di ogni dimensione dovranno adoperarsi per mantenere la sicurezza integrando i servizi di protezione offerti dai partner, adottando un approccio più agile e attento al business, focalizzato sul cloud e sulla gestione dei dati. Riguardo a queste esigenze, quasi tutte le aziende dichiarano di avere in atto un piano di continuità di qualche natura, come ad esempio il backup dei dati basato su cloud (45%), il backup fisico dei dati (39%) e attività di formazione sulla sicurezza dei dati (39%).

Con l’affermarsi dei servizi in abbonamento, i decisori IT, soprattutto nelle medie e grandi imprese, hanno espresso un crescente interesse nelle soluzioni DaaS perché consentono di mantenere aggiornato l’hardware, di soddisfare le esigenze nel tempo e di liberare risorse per progetti più strategici. Un decimo delle aziende intervistate adottano servizi di tipo DaaS, quasi due terzi (63%) hanno indicato un interesse crescente, in particolare verso l’EaaS (everything as a service) adottato dal consumer a quello aziendale.  È prevedibile che il modello EaaS comporterà un’accelerazione delle installazioni IT come soluzioni pronte all’uso, chiavi in mano, riducendo i tempi di installazione da mesi a giorni.

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A proposito della ricerca Future of Work and Transformation di Lenovo

Lo studio è stato condotto per mezzo di un sondaggio quantitativo dal 15 gennaio all’11 febbraio 2021, su un totale di 8.533 intervistati in tutto il mondo. Il campione del sondaggio comprende intervistati dai seguenti paesi, in numeri equivalenti: Australia, Brasile, Cina, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Regno Unito, Russia, Singapore e Stati Uniti. Sono stati intervistati utenti finali di aziende che attualmente lavorano da casa e prima della pandemia lavoravano in ufficio, e responsabili IT le cui aziende hanno apportato modifiche alle politiche o alla sede di lavoro a causa della pandemia da marzo 2020 in poi.

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Paolo Lorenzini

Dispotico caporedattore di Serial Gamer Italia, dopo anni a girovagare per le redazioni di settore ha deciso di costruirsi una “casa” su misura che gli permettesse di offrire un’informazione libera, priva di clickbait e gestita in maniera equa e meritocratica.

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