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Maneater: La dose di trash che apprezzo sempre – Recensione

31 Mag 2020 | Recensioni Videogiochi, PC, PlayStation 4, PlayStation 4 Pro, Recensioni, Videogiochi, Xbox One, Xbox One X

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Se anche solo qualche mese fa qualcuno mi avesse detto che mi sarei fatto prendere febbrilmente da un gioco nel quale ci si sarebbe dovuti calare nei panni di uno squalo mangiauomini, con tutta probabilità gli avrei riso in faccia. Oggi invece, con un platino alle spalle, sono qui per parlarvi di questa piccola perla del trash videoludico, che mancava al mio repertorio da ormai diverso tempo, quale Maneater, sviluppato da Tripwire Interactive e Blindside Interactive ed edito da Deep Silver.

Il titolo in questione si proponeva come un action rpg, ma concedetemi di dire che questo termine è ormai abusato da molte software house ed editori, e ciò è decisamente evidente in Maneater. Un gioco di ruolo ha infatti molteplici sfaccettature che mancano a questo videogame sotto molteplici aspetti, non basta la sola possibilità di modificare le evoluzioni e relativi poteri dello squalo per definirsi tali; Maneater è infatti un semplice gioco d’azione che viene etichettato come qualcosa di più, una pratica che io non apprezzo particolarmente e dedita ad accattivare il maggior numero di persone.

Nonostante l’evidente semplicità dell’opera, essa è riuscita a prendermi appieno grazie al suo spirito decisamente arcade, casual e umoristico, tanto dal risultare piacevolissimamente trash in alcuni momenti della storia.

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Maneater ha inizio nella decadentissima baia di Port Clovis, cittadina della costa oceanica statunitense (non ci è dato sapere quale delle due) scelta come località per la prossima puntata dell’apprezzatissimo programma televisivo noto, appunto, come Maneater, nel quale viene mostrata la dura vita dei cacciatori di squali in giro per il mondo. La troupe è dedita infatti ad intervistare la celebrità del luogo in fatto di caccia ai mostri marini, Pete lo Squamato, un imponente uomo cresciuto a pane, ignoranza e mattanza marina. Ad accompagnarlo nelle sue avventure ci sarà anche il figlio Kyle, studente universitario di biologia marina che tenta in tutti i modi di distaccarsi dal passato sanguinolento della propria famiglia pur cercando di mantenere dei sani rapporti con essa.

Ed è qui che entriamo in gioco noi, un’imponente esemplare femmina di squalo leuca che si sta divertendo decisamente troppo a trasformare i bagnanti in ragù; dopo averci individuato, Pete ingaggerà battaglia contro di noi…uscendone vincitore! Ebbene si, il cattivo ha vinto!

Ma, ulteriore colpo di scena, lo squalo si rivela essere incinta, e Pete improvvisa un parto cesareo sulla propria imbarcazione per estrarre quello che sarà il nostro vero avatar digitale. Il cacciatore però, peccando di vanagloria, ci marchierà con il proprio coltellaccio, cosa non apprezzata né dalla troupe del programma né dal figlio, al fine di riconoscerci quando saremo abbastanza grandi da poter essere una preda degna di nota. Questo però lo dimostreremo fin da subito, portando come souvenir con noi la mano di Pete, facendo così iniziare un circolo vizioso all’insegna della vendetta che coinvolgerà a più riprese noi ed il novello Capitan Uncino. Parte la grande caccia: ma chi è il cacciatore tra i due?

Maneater

To “Grandma shark, doo doo doo doo doo doo”

La vera avventura di Maneater inizia quindi con un cucciolo di esemplare anch’essa femmina di squalo leuca di a malapena un metro, che come obiettivo avrà quello di diventare sempre più grande e temibile per essere in grado di vendicare il temibile sopruso dello Squamato, attraversando le fasi d’età Giovane, Adulto, Anziano, per arrivare alla temibilissima forma di Megalodonte. Per farlo sarà necessario nutrirsi, attingendo a quattro diversi tipi di risorse che la natura ci offre in quel gigantesco tavolo da buffet che è Port Clovis: Proteine, Grassi, Mutagene e Minerali; tutti elementi necessari non solo al crescere, ma anche ad evolvere in diverse temibili forme che ci concederanno superpoteri degni di alcuni supereroi Marvel, facendoci divenire dei terribili mostri marini degni di qualsivoglia leggenda.

Il tour della vendetta avrà diverse tappe fondamentali che dovranno essere assolutamente rispettate nel suo incedere: diminuire il numero delle specie marine infestanti trasformandoli in ottimi frullati nutritivi; assicurarsi il dominio dei mari affrontando i vari Superpredatori e Cacciatori di Squali noti aumentando così il proprio grado di Infamia; ma soprattutto vendicarsi del genere umano, in particolare di Pete, assicurandosi che ogni luogo da lui visitato e/o apprezzato sia ritinteggiato totalmente di rosso ed abbia un lieve sentore ferroso.

Insomma, si tratta di un titolo molto arcade ed accessibile a tutti per via di un gameplay molto semplice e ripetitivo ma nonostante tutto decisamente appagante ed irriverente, anche per via del suo essere dannatamente citazionista di un’infinità di elementi appartenenti alla cultura geek.

Maneater

Alcuni problemi tecnici

Il vero tasto dolente di Maneater è però la sua realizzazione tecnica, che, sebbene inizialmente potrebbe sembrare relativamente buona, peggiorerà man mano che lo squalo diventa più imponente, e ciò è evidente soprattutto nei momenti durante i quali a schermo sono presenti numerosi modelli. In quei momenti le interferenze che il giocatore dovrà affrontare saranno molteplici, partendo da qualche lieve glitch grafico, fino ad arrivare a pesanti cali di framerate od ancora peggio a freeze totali della propria schermata. Tutto ciò è un vero peccato, in quanto la realizzazione grafica è di per sé buona ed accompagnata da una componente audio degna. Sebbene tutto questo non accada costantemente, è un problema che intacca assolutamente la giocabilità del titolo in questione, facendo così risultare impossibile non tenerne conto nella sua valutazione finale.

Maneater

Conclusioni

In tutta sincerità, inizialmente ero partito con notevoli perplessità riguardo ad un titolo come Maneater, non riuscendo a capire quali fossero le sue reali intenzioni. Man mano che mi ci addentravo ho capito però: Maneater è un monumento al trash videoludico! Autoironico, rozzo, sboccato, violento, dissacrante e, nel suo piccolo, anche critico nei confronti del modo in cui l’essere umano ha bisfrattato gli oceani. Un gioco che strappa due risate sfottendo a più riprese diversi stereotipi con i quali abbiamo spesso a che fare nella nostra quotidianità. Ma, semicitando il gioco (per evitare spoiler): “Che ci sia una morale in tutto questo? Può essere ! Ma dopotutto questo è solo un programma in cui uomini uccidono squali e squali uccidono uomini! Per cui, alla prossima puntata di Maneater!”

Vi ricordo che il titolo è disponibile dal 22 maggio 2020 per PC (via Epic Games Store) al prezzo di 36,99€, e per PlayStation 4 (edizione testata per la stesura di tale recensione) ed Xbox One al prezzo di 39,99€; sfruttando l’occasione, vi invitiamo a continuare a seguirci per ulteriori informazioni in merito alla versione Switch del titolo, la cui data d’uscita è prevista per il 31 dicembre 2020.

Maneater

Versione testata: PlayStation 4, grazie ad un codice fornito dal publisher

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Maneater

PC: 36,99€ / Console: 39,99€
6.8

Trama/Ambientazione

6.5/10

Gameplay

7.0/10

Grafica

6.5/10

Sonoro

7.5/10

Longevità

6.5/10

Pro

  • Gameplay arcade e casual molto divertente
  • Piacevolmente citazionista

Contro

  • Glitch, cali di frame rate e freeze verso l’endgame
  • Poco longevo
  • Il prezzo non è commisurato alla sua breve longevità

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