Anni fa giocai Spirit of the North.
Lo apprezzai, e di conseguenza, pochi giorni fa, pensavo di sapere cosa aspettarmi dal suo secondo capitolo.
Mi sbagliavo di grosso.
Il sospetto mi sarebbe dovuto venire alla luce dell’insolita proposta di un sequel per un gioco che rientra quasi completamente nella definizione di walking simulator: è ben raro che prodotti di questo tipo necessitino realmente di un seguito, pertanto, ad onor del vero, io mi aspettavo che Spirit of the North 2 fosse il classico “more of the same” del suo primo.
Anche qui mi sbagliavo di grosso.
Spirit of the North 2 è stato reso disponibile oggi, 8 maggio, su PlayStation 5, Xbox Series S/X e PC. Il gioco di cui ho avuto modo di avere accesso negli scorsi giorni mi ha in primis confuso, poi stupito, poi posto delle domande.
Come al solito, però, proviamo a partire con ordine.
Come per il primo capitolo, anche qui vestiamo i panni di una volpe, e questa potrebbe essere una delle poche cose che ha conti fatti i due titoli hanno in comune.
Nel primo Spirit of the North, infatti, la volpe richiamava un collegamento con la mitologia finlandese, dove il termine “Revontulet” viene tradotto sia con “aurora boreale” che con “volpe di fuoco”: nel mito è infatti una volpe che corre nel cielo a lasciare dietro di sé le celebri northern lights, e questo concetto era percepibile in tutto il corso dell’esperienza.
Nel secondo capitolo invece la situazione esplode completamente, e la volpe che incarniamo qui (forse la stessa del titolo precedente, è introdotta in un contesto narrativo molto più ampio, ma con basi meno solide in termine di tradizione.
Dopo il primo tutorial, infatti, scopriamo che nel mondo in cui ci troviamo gli uomini si sono riuniti in tribù sotto diverse guide di vari spiriti guardiani animali quali corvo, cervo, lupi, ariete e orso
Le tribù, guidate anche politicamente da sciamani collegati a tali guardiani, vivevano una pace fragile tra di loro, finché uno sciamano esiliato di nome Grimnir riuscì attraverso una magia oscura a corrompere gli Spiriti e fare scoppiare una guerra violentissima attraverso le tribù, che si saltarono reciprocamente alla gola fino alla sparizione quasi totale di ogni essere vivente.
Grimnir fu fermato, ma la rovina era ormai caduta sulla terra.
La volpe ora cammina in una landa desolata dove però una minaccia incombe nuovamente: Grimnir è in qualche modo tornato, e gli spiriti guardiani vivono ancora la loro eterna agonia sotto il giogo della magia oscura che li ha fatti impazzire.
Sarà nostro compito liberare queste entità ancestrali, fermare Grimnir e salvare quel poco che è rimasto del mondo.
La volpe, a differenza del primo Spirit of the North, non sarà però sola: ad accompagnarla sin dalle prime fasi dell’avventura ci sarà infatti un corvo, che oltre ad essere di ottima compagnia in un mondo quasi privo di esseri viventisi rivelerà anche utile in termini di gameplay, come vedremo tra poco.

Il cambio di setting tra il primo e il secondo capitolo, quindi da una mitologia finlandese, seppure “a maglie larghe” ad un contesto più sciamanico e norreno è una cosa che ho trovato da una parte inelegante, e dall’altra fondamentale per ampliare il gioco in maniera soddisfacente.
Possiamo osservare che il primo titolo presentava, anche in termini di background, una formula molto più compatta e diretta, mentre il secondo si apre ad un immaginario che gli permette di esprimere un videogioco molto più vasto, al prezzo però di mostrare il fianco al rischio di creare l’ennesimo mischione di banalità su vichinghi, sciamani e altri bias sul nord Europa.
A conti fatti però, non sono rimasto insoddisfatto: sebbene il setting sia infatti semplice e non particolarmente originale, tutta l’atmosfera che il gioco esprime, e quindi anche il suo modo di trattare la sua lore, è in ultima analisi molto discreta e pacata, perfetta per trasmetter e un senso di raccoglimento e ovattata meraviglia all’interno di un mondo che molto presto scopriremo vastissimo.

Perché è a tutti gli effetti un mondo vastissimo quello che siamo chiamati a calcare: Spirit of the North 2 infatti è un titolo assolutamente open world, dove al netto di alcune barriere poste dalla necessità di proseguire nella trama per aprire alcune vie, avremo modo di esplorare soddisfacentemente delle lande vastissime. All’interno di queste troveremo alcune serie di collezionabili che ci aiuteranno a fare luce sulla lore del gioco, cristalli che fungeranno da valuta presso determinati mercanti e specifici oggetti che ci serviranno a sbloccare e potenziare le nostre abilità.
Il mondo di gioco, come già detto, è molto grande, e anche tenendolo sempre presente come immerso in un’atmosfera pacifica e serena (anche se a causa di una guerra appena consumata), l’esplorazione di queste lande è grandemente soddisfacente.
I punti di interesse, le case in cui entrare, e gli antichi templi da esplorare (con relativi puzzle da risolvere) sono in numero tale da non far risultare l’ambiente spoglio, ma neanche opprimente. Le ricompense per la curiosità che ci porterà a entrare in ogni anfratto non sempre sarà ricompensata e talvolta troveremo spazi vuoti o “inutili” ai fini della nostra missione; penso però che in un mondo caratterizzato da questo tipo di design, ciò possa essere propedeutico sia alla credibilità di quest’ultimo, sia ad acuire il senso di pacatezza che il gioco continua a proporre tenendo un ritmo sempre piacevolmente basso.
Saremo anche lo spirito guardiano di una volpe, i salvatori della terra e gli aghi della vicenda, ma il mondo in cui stiamo viaggiando non è il nostro, e camminarci in punta di piedi è ciò che di più rispettoso possiamo fare, mentre ne respiriamo l’aria.

Che gioco è quindi, in soldoni, Spirit of the North 2? Infuse Studio ci regala un adventure game del tutto singolare, caratterizzato da una grande libertà di azione e dalla centralità di un’esplorazione dolce e naturale. Se vorremo correre verso la nostra sfida predestinata, ci basterà seguire le luci nel cielo che ci indicheranno la via anche in assenza di una vera e propria bussola, ma se vorremo nel mentre vivere davvero il mondo di gioco ci basterà prendere una direzione e iniziare a correre. Non resteremo delusi.
Le meccaniche del gioco sono semplici, e anche le abilità della volpe e del corvo, potenziabili grazie ad un classico sistema ad albero, potranno venire ulteriormente ampliate grazie all’equipaggiamento di Rune, particolari oggetti che modificheranno il nostro stile di gioco come una vera e propria componente ruolistica, ulteriore evidenza di un enorme passo avanti in termini di gameplay rispetto al primo titolo.

Dal punto di vista tecnico, Spirit of the North non è eccezionale: se graficamente il colpo d’occhio è reso in maniera sufficiente dall’unreal engine, il titolo offre purtroppo il fianco a tutta una serie di imprecisioni di codice che necessiteranno una toppa con le primissime patch correttive; capita infatti che in determinati momenti del gioco le animazioni del modello della nostra volpe vengano a mancare, che alcuni boss rimangano immobili durante il combattimento o addirittura non spawnino, che gli script per il salto ci facciano finire nel vuoto o compenetrati ad un muro.
Insomma, da questo punto di vista la situazione non è perfetta, sebbene non infici in ultima analisi sulla resa generale del titolo.

Concludendo, quella che ormai è la serie Spirit of the North ha, nel suo secondo capitolo, evoluto in maniera epocale il suo essere videogioco, mentre mantiene incredibilmente immutata la sua anima.
Al solo prezzo di gettarsi nel marasma di titoli che strizzano l’occhio alla cultura norrena, Spirit of the North 2 stupisce tutti i fan di quei titoli che vogliono regalare prima di tutto un’esperienza emozionale e solo in secondo luogo un “giocattolo” con cui divertirsi, dimostrando in una maniera interessantissima come le due componenti possano coesistere in un modo così sereno.
La resa tecnica può non eccellere, il gameplay può non offrire dei momenti di grande concitazione, ma non è quello il punto del titolo.
Spirit of the North 2 sa cosa sta facendo, e vuole farlo nel modo migliore, regalando un’esperienza il più possibile completa senza voler scadere nel compromesso.
Ogni scelta di design e di feature è inserita in modo organico all’interno dell’opera, e il titolo riesce a brillare perfettamente in questa alchimia.
Spirit of the North 2 è un viaggio che vale la pena fare con tutta la calma del mondo. Uno di quelli che ricorderemo.
*versione testata: PS5, grazie al codice fornito dal publisher