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Call of Duty: Vanguard – Un ritorno al passato un po’ claudicante – Recensione

1 Dic 2021 | PC, PlayStation 4, PlayStation 4 Pro, PlayStation 5, Recensioni, Recensioni Videogiochi, Videogiochi, Xbox One, Xbox One X, Xbox Series S, Xbox Series X

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Anno dopo anno continua l’appuntamento con la serie Call of Duty, con Activision e Sledgehammer che hanno unito le forze per dar vita al nuovo capitolo, Call of Duty: Vanguard. Dopo le prime esperienze su next gen con Black Ops: Cold War la saga ritorna a calcare i campi della Seconda Guerra Mondiale schierando sul campo il suo classico trittico di modalità principali, ovvero Campagna, Multigiocatore e Zombi, cercando di portare avanti il tutto senza stravolgere quanto già visto in precedenza. Basterà questa idea conservativa per dar vita ad un capitolo di valore? Scopriamolo in questa recensione.

Ritorno alla Seconda Guerra Mondiale

La campagna di Call of Duty: Vanguard prende piede nel 1945 permettendoci di vivere l’esperienza di un gruppo di sei soldati intenti ad investigare sul misterioso piano del Terzo Reich conosciuto come Progetto Phoenix, che potrebbe ridare nuova linfa alla Germania, anche se, nel corso dell’avventura quest’ultimo rappresenta più un pretesto narrativo che altro. Purtropo però la ricerca finisce quasi subito, dato che la Task Force 1, viene catturata dagli uomini del generale Hermann Freisinger con i personaggi rinchiusi in una prigione nazista e torturati con la campagna che va a strutturarsi tramite vari flashback che consentono di conoscere il background dei vari personaggi.

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Si va dal britannico Arthur Kingsley al pilota Wade Jackson, dalla spietata cecchina russa Polina Petrova all’australiano esperto di esplosivi Lucas riggs, in tutto questo ci troviamo ad affrontare battaglie e scontri in Normandia, in Libia, in Egitto ed altre location evocative.
Purtroppo però la trama nel complesso non convince con il tono generale che si fissa più sulla spettacolarizzazione che sulle ragioni del conflitto e sul fattore emotivo che poteva dare più enfasi al tutto senza continuare sulle classiche guerriglie; sicuramente le missioni più riuscite sono quelle incentrate sulla cecchina russa Polina che da vita ad una serie di combattimenti sia dalla distanza che ravvicinati dando più dinamicità all’azione. Purtroppo la qualità vista nelle missioni sopracitate non si vede nel resto dei capitoli che soffrono di alti e bassi fino ad arrivare all’atto conclusivo che tramite la collaborazione tra i vari membri della squadra risolleva il tutto lasciando l’amaro in bocca per quello che si poteva fare nel complesso dell’avventura.

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Multiplayer classico

Altra modalità principe e classica del brand è ovviamente il multiplayer con il team di sviluppo che ha voluto mantenere il feeling classico degli ultimi capitoli con il gioco che per quanto riguarda questo aspetto ricorda sotto diversi aspetti il capitolo del 2019 Call of Duty: Modern Warfare con poche scene spettacolari e con un time to kill minimo come spesso succede nella serie. Il ritmo è infatti elevatissimo e come sempre le bocche da fuoco sono moltissime con la possibilità di creare il proprio loadout personalizzato selezionando perk, killstreak, potenziamenti da campo e le diverse armi personalizzandole ad hoc. Proprio questo aspetto è decisamente ricco con i giocatori che possono modificare i ferri del mestiere nel Gunsmith con la possibilità di scegliere tra impugnature, ottiche, caricatori e molti altri perk interessanti con l’aggiunta di qualche novità come il tipo di munizioni da utilizzare nel corso degli scontri; come spesso succede però tutte queste possibilità alla fine della fiera si riducono sempre all’utilizzo di qualche perk più performante degli altri che per forza di cose deve essere utilizzato per riuscire a controbattere gli avversari.

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Ottimo lavoro invece per quanto riguarda le mappe con gli sviluppatori che hanno confezionato tutta una serie di location ricche di possibilità d’approccio da quello diretto a quello a distanza dando ai giocatori l’opportunità di scegliere se agire con mitragliette e fucili d’assalto oppure brandendo il più classico dei cecchini; ovviamente in alcuni casi ritorna auge il tradizionale approccio a “tre corsie” ma nel complesso il lavoro svolto nel level design è decisamente apprezzabile.

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Zombi poveri

In Call of Duty: Vanguard torna anche la modalità Zombi con quest’ultima che riprende la mitologia di Kortifex e dell’Etere Oscuro implementando un interessante cornice narrativa oltre che al classico gameplay esuberante delle partite.
In Der Anfang i giocatori si ritrovano in un ampio hub centrale ovviamente preso d’assalto dai non morti e con il passare dei round si aprono dei portali che permettono di affrontare una serie di prove e ad acquistare i classici potenziamenti come la ricarica veloce o maratona; man mano che si va avanti poi l’hub centrale si amplia svelando sempre più misteri e possibilità come i potenziamenti delle armi e così via. Purtroppo però la sola Der Anfang non basta per portare avanti una modalità che per ora è povera di contenuti, con quest’ultima che riesce ad intrattenere per qualche ora ma ben presto diventa ripetitiva perdendo di mordente.

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Grafica non all’ultimo grido

Per quanto riguarda il lato grafico della produzione bisogna dire che Call of Duty: Vanguard non è a livello di altri capitoli della serie con il tiolo che sembra risentire dello sviluppo tra vecchia e nuova generazione con texture e modellazione non eccezionali soprattutto per quanto riguarda i personaggi secondari e i soldati nella modalità campagna.
Non convince anche l’illuminazione soprattutto se si confrontano le cut scene con le sequenze giocate nelle quali si percepiscono meno cura e più limiti tecnici. Come già detto in occasione del paragrafo sulla campagna sicuramente le sequenze che vedono Polina protagonista sono senza dubbio le migliori della modalità anche per quanto riguarda il lato grafico con i vari palazzi e le ambientazioni che risultando decisamente ottime.
Stesso discorso vale per la colonna sonora, targata Bear McCreary, che riesce ad accompagnare il giocatore in tutte le varie missioni, coadiuvata da un buonissimo doppiaggio italiano che permette di immedesimarsi ancor di più nei personaggi.

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Un capitolo che non spicca

La nuova iterazione della serie Call of Duty è difficile da valutare in quanto sembra essere arrivata ad una fase di stallo, tutte e tre le componenti di Call of Duty: Vanguard non eccellono e presentano dei difetti: la campagna per esempio è di breve durata e non presenta particolari guizzi che la elevano rispetto a quelle dei capitoli precedenti, il multiplayer che fa sempre il suo lavoro grazie alla sua frenesia e personalizzazione ma risulta fin troppo ancorato allo stile classico della saga; infine c’è la modalità zombi che potrebbe essere considerata un introduzione a quello che verrà nei prossimi mesi vista la scarsità dei contenuti. La parte più riuscita del gioco è senza dubbio il multigiocatore che ripercorre le orme di quanto visto in Modern Warfare con un Time to Kill bassissimo e una frenesia sopra le righe; ovviamente per chi ama questa tipologia di scontri il gioco rimane decisamente consigliato.
In conclusione forse è arrivata l’ora anche per un colosso del calibro di Call of Duty di mettere da parte le uscite annuali e magari concentrare le forze su un programma biennale o su altre tipologie di prodotti come abbiamo visto con Call of Duty: Warzone.

*Versione Testata: PS5, grazie al codice fornitoci dal publisher

Call of Duty: Vanguard

€ 69,99

File votoCodVang Serial Gamer

  • Trama/Ambientazione 65% 65%
  • Gameplay 80% 80%
  • Grafica 70% 70%
  • Sonoro 80% 80%
  • Longevità 75% 75%

Pro

  • Multiplayer sempre ricco di contenuti
  • Gunplay ottimo

Contro

  • Campagna breve
  • Modalità Zombi con pochi contenuti
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Alessandro Reppucci

Senior Editor e responsabile YouTube di Serial Gamer, da sempre innamorato follemente dei videogames, dai 5/6 anni in poi ha macinato giochi su giochi di ogni genere.

Alessandro Reppucci

Senior Editor e responsabile YouTube di Serial Gamer, da sempre innamorato follemente dei videogames, dai 5/6 anni in poi ha macinato giochi su giochi di ogni genere.

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