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Heaven’s Vault: Il Passato di Nebula su Nintendo Switch – Recensione

3 Feb 2021 | Recensioni Videogiochi, Nintendo Switch, Recensioni, Videogiochi

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Heaven’s Vault è un invito e una promessa.

È un titolo che se giocato a cuore aperto vi farà quello che ha sempre sognato di farvi il vostro professore di storia, quello di lingue e anche Gesù Cristo. Heaven’s Vault è un videogioco che parla di comprensione su tutti i piani, e provare a capirlo fa parte dell’esperienza.

Sviluppato da Inkle inizialmente su PC e PlayStation 4, il titolo è sbarcato alla fine del mese di gennaio anche su Nintendo Switch, in una versione portatile che esalta grandemente le potenzialità dell’opera di essere fruita: è proprio in questa versione che abbiamo avuto modo di provare anche noi di Serial Gamer la nostra escursione su Nebula.

La storia ci porta infatti sin da subito su Nebula, un sistema planetario dove tantissimi anni fa visse una florida civiltà che si è ora lasciata alle spalle delle rovine silenti e noi, vestendo i panni della famosa archeologa Aliyah, avremo il compito di portarle a parlare, disseppellendole dalle polveri del mutismo e costringendole a raccontarci la loro storia grandiosa.

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Le avventure che deriveranno da questa nostra missione e curiosità saranno conseguentemente tanto pericolose quanto remunerative sia in termini di mera pecunia che spirituali: starà dunque a noi decidere di disegnare il nostro protagonista come uno spietato sciacallo delle rovine o un sognante archeologo alla ricerca delle verità del passato, grazie ad un impianto narrativo aperto e libero, incentrato sulle scelte del giocatore ed in grado di plasmare la storia e i personaggi secondo gli input dell’utente. Questa meccanica non inficia sulla portata della narrazione, fiore all’occhiello dell’opera, ma anzi riesce a esaltarne le sensazioni facendola percepire ad ogni giocatore come propria, in un tripudio di sfida linguistica, esperienza personale e ricerca di una conoscenza e una verità in grado d spronare verso una genuina soddisfazione.

Intorno a queste premesse si definisce dunque il gameplay di Heaven’s Vault: nelle nostre esplorazioni attraverso il sistema solare di Nebula, completamente libere, troveremo dei reperti dell’antica civiltà e man mano che riusciremo a identificarne e a tradurne gli scritti, potremo affrontare rompicapi sempre maggiori. Il mondo di gioco, totalmente aperto, non offre una route preimpostata che ci guidi a Esplora in maniera organica, ma anche questa decisione starà solo nelle nostre mani. Potremo concludere la nostra avventura senza aver toccato tutte le terre di Nebula o potremo reinventarci anche cartografi del sistema se il nostro diletto sarà anche l’esplorazione. In ogni caso la mappa si presenterà ricca di punti di interesse e toccarli tutti sarà una sfida piacevole che gli sviluppatori sono riusciti a sottoporci in maniera non arrogante ma sempre percepibile.

Se non ne avremo abbastanza poi dopo le diverse decine di ore richieste per completare la “campagna”, sarà possibile rifarsi anche alla meccanica del New game plus. In questa seconda partita manterremo tutte le nostre conoscenze e i nostri documenti relativi all’antica civiltà, vocabolario compreso, e così facendo avremo modo di procedere nella seconda run molto più velocemente e portando al nostro mulino ricompense sempre maggiori in grado di arricchire grandemente il nostro bagaglio culturale già temprato dalla chiusura della prima partita. Nebula è troppo ricca per essere visitata una sola volta e come ogni viaggio alla scoperta di qualcosa, anche la nostra missione sul sistema sembra durare sempre troppo poco.

bg Serial Gamer

Il comparto artistico è un’altro punto di grande forza per l’opera: le scelte fatte dagli sviluppatori hanno portato alla definizione di uno stile grafico fumoso e sognante, ma che allo stesso tempo tiene bene i piedi per terra per portare avanti una narrazione assolutamente immanente e tutt’altro che astratta. Le ispirazioni all’architettura mesopotamica e indiana danno un altro assaggio di atmosfera esotica e antica, che si va ad amalgamare al concetto sci fi del viaggio interstellare tra i pianeti del sistema. Elementi così diversi tra loro sono già stati assemblati in passato, ma vuoi che sia la delicatezza dell’opera, vuoi che sia la potenza narrativa impressionante, Heaven’s Vault riesce a colpire con queste scelte stilistiche come se fossero fresche di mercato.

Un’altra menzione d’onore va a quella che è allo stesso tempo una meccanica, una sfida, e forse addirittura un personaggio: la lingua. Gli scritti antichi e gli epigrammi sono tutti costruiti con questo linguaggio creato da zero dal team di sviluppo, e questo è un lavoro di sicuro degno di nota. Altri autori prima di oggi crearono delle intere lingue, permettendo effettivamente di studiarle e parlarle al pubblico, e se questi sono stati celebrati per l’opera colossale, è giusto che anche in questo caso vada fatto. La lingua antica è infatti la principale sfida di comprensione e ovviamente linguaggio, il gioco nel gioco. L’inserimento a tal punto organico di un apparato così ben strutturato e coerente è certamente uno dei motivi per cui l’intero Heaven’s Vault si attesta come un progetto di primissimo ordine in fatto di interesse.

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In conclusione, l’approdo di Heaven’s Vault su Nintendo Switch è l’occasione per noi, come per tutti i giocatori del mondo, di avvicinarsi ad un’esperienza che davvero si può definire unica. La natura ibrida di switch certamente amplia le possibilità di gioco, permettendo la fruizione sia a schermo docked, che in versione portatile, per godersi il titolo in qualunque momento e su qualunque pianeta del nostro sistema solare. La partenza per Nebula è moralmente obbligatoria, e nessun passeggero, visitatore o archeologo, non si pentirà di un singolo momento.

*Versione testata: Nintendo Switch, grazie al codice fornito dal publisher

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Heaven’s Vault

8.2

Trama/Ambientazione

8.0/10

Gameplay

8.5/10

Grafica

8.5/10

Sonoro

7.9/10

Longevità

7.9/10

Pietro "Pido" Ferri

Deputy Editor di Serial Gamer, viaggia per i Videogames, si guarda in giro, fa foto, respira l'aria. È un po' come un turista, ma nel senso buono. Si interessa con dedizione all'approfondimento di qualunque forma d'arte che riesca a trasmettergli emozioni

Pietro "Pido" Ferri

Deputy Editor di Serial Gamer, viaggia per i Videogames, si guarda in giro, fa foto, respira l'aria. È un po' come un turista, ma nel senso buono. Si interessa con dedizione all'approfondimento di qualunque forma d'arte che riesca a trasmettergli emozioni

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