Disponibile finalmente in italiano dallo scorso 28 maggio 2020 grazie a Grumpy Bear Stuff, Pendragon Game Studio e distribuito da Asmodee Italia, Blades in the Dark è un gioco di ruolo cartaceo ideato da John Harper e pubblicato negli USA da Evil Hat Productions nel 2017.
Considerato uno dei GDR indie di maggior successo di sempre e con decine e decine di hack disponibili in lingua inglese, scopriamo insieme tutti i dettagli su Blades in the Dark e su questa meravigliosa ed attesissima edizione italiana, nella nostra recensione, che arriva dopo un mese abbondante di prove approfondite.
Un mix di Londra, Praga e Venezia, in salsa steampunk fantasy
Blades in the Dark è ambientato a Doskvol, un’immaginaria città inserita in un mondo tecnologicamente simile per gli aspetti più realistici al 1800 della nostra terra. Doskvol è una città industriale in pieno sviluppo con treni, battelli a vapore, tipografie, carrozze e la fuliggine che con il nero fumo dei camini rendono ancora più tetra e oscura questa ambientazione. Il mondo di gioco è stato sconvolto, migliaia di anni fa, da un cataclisma che ha infranto il sole, lasciando in un buio perpetuo il pianeta illuminato solo durante il giorno dai pochi frammenti solari rimasti integri, e distrutto i Cancelli della Morte, con gli spettri dei defunti obbligati ad infestare tanto le terre esterne quanto i sobborghi della città. Tutte le città dell’Impero di cui Doskvol è la capitale sono protette da alte torri elettrificate, che tengono all’esterno gli spiriti assetati dalla vendetta e gli orrori della Terra della Morte. Per alimentare queste torri viene usato il sangue elettroplasmatico dei Leviatani, mastodontiche creature marine che vengono cacciate dalle gigantesche navi di metallo dei Cacciatori di Leviatani, che viaggiano dal porto della cittadina verso le acque nere del Mare Vuoto per fornire approvvigionamenti che coprano il fabbisogno annuale dell’Impero.
I giocatori interpretano una banda di criminali che sta cercando di farsi un nome a Doskvol tra colpi, bande rivali, negoziazioni, inganni e tradimenti.
L’idea è quella di creare, come spiega bene il manuale nelle pagine iniziali, una pentola a pressione per le imprese criminali dei giocatori, che saranno costretti a rimanere a Doskvol e subire le conseguenze delle loro azioni perché viaggiare al di fuori della città è ancora più pericoloso che affrontare le Giubbe Blu e le altre bande e fazioni.
Esistono 7 tipologie di personaggi giocabili: i Guanti (loschi manipolatori e spie), le Nebbie (furtivi infiltratori), i Ragni (tessitori di intrighi), le Sanguisughe (alchimisti e sabotatori), i Segugi (letali cecchini e inseguitori), i Sussurri (adepti dell’arcano) e i Tagliagole (minacciosi combattenti).
I giocatori (sono consigliati 2-4 giocatori più il Game Master ma è possibile giocare anche in 6-7 totali senza grossi problemi, anche se vi consigliamo di evitare di avere troppi giocatori nelle prime sessioni che giocherete) possono scegliere una delle 7 classi, ognuna con caratteristiche differenti e abilità speciali uniche, che vedremo più nel dettaglio in uno speciale, che pubblicheremo nelle prossime settimane, specifico sui personaggi di Blades in the Dark.
Una volta scelta la classe e compilato le schede, molto semplici e veloci rispetto alla maggior parte dei GDR classici, i giocatori dovranno scegliere che tipo di banda creare, tra le sei disponibili. Per alcuni potrebbe essere una strategia migliore, almeno per le prime sessioni, scegliere prima la Banda e poi le tipologie di personaggi, ma nelle nostre prove ci siamo trovati piuttosto bene a selezionare successivamente la tipologia di gruppo criminale. Le sei tipologie di Banda sono: gli Assassini (ingaggiati per omicidi su commissione), gli Avvoltoi (che smerciano prodotti illegali), i Bravi (teppisti ed estorsori), i Cultisti (che agiscono per servire una divinità dimenticata), le Ombre (un gruppo di ladri e spie) e i Trafficanti (che trasportano merci di contrabbando). Ogni tipo di impresa criminale ha specifiche attività che potrà svolgere durante le sessioni ma comunque non è vincolante perché si può facilmente fare un po’ di tutto lo stesso, anche se ovviamente nelle prime sessioni sarà importante concentrarsi sulle attività che sono focalizzate sulla tipologia di Banda, per imparare bene le regole di gioco che non sono immediate, soprattutto per chi arriva a giocare a Blades in the Dark da GDR classici (tipo Pathfinder o D&D) o per chi dovesse approcciarsi al mondo dei giochi di ruolo cartacei per la prima volta.
A differenza dei suddetti GDR tradizionali il Game Master non è onnisciente e non deve conoscere tutti i dettagli della storia prima di giocare né pianificare alcunché per le sessioni di gioco, perché il ruolo consiste nel presentare opportunità, stabilire le dinamiche del mondo di gioco e seguire le inevitabili conseguenze che i giocatori dovranno affrontare dopo aver effettuato i colpi e le proprie attività criminali. La storia, in Blades in the Dark viene creata in maniera corale e il GM si occuperà solo di condurre il gioco e mantenere alti i ritmi durante le sessioni.
Un regolamento complesso ma davvero appagante
Fin dalle prime pagine del manuale si capisce perfettamente che Blades in the Dark non ha un regolamento semplice o che si possa capire alla perfezione leggendo solo una volta le 319 pagine dell’edizione italiana.
Il gioco è strutturato in 4 fasi:
- Il gioco libero, in cui i personaggi parlano tra di loro, decidono a quale colpo dedicarsi scegliendo un bersaglio o una missione e raccogliendo informazioni.
- Il tiro di ingaggio che stabilisce la situazione iniziale del colpo che la banda andrà a compiere.
- Il colpo, in cui i giocatori giocano il piano che avranno abbozzato (non serve avere un piano minuziosamente dettagliato grazie alla dinamica dei Flashback che permette di approfondire cosa e come i personaggi hanno preparato prima della missione).
- La fase di Downtime in cui il GM attiva i sistemi di ricompensa, sospetto, coinvolgimento e si determinano le ripercussioni del colpo e in cui i giocatori potranno svolgere le attività libere (ridurre lo stress indulgendo ai vizi, allenarsi, portare avanti progetti a lungo termine)
In Blades in the Dark si utilizzano esclusivamente dadi a 6 facce ed in linea di massima possono bastare 4 dadi per ogni giocatore.
Sono 12 le azioni che i personaggi possono usare per superare gli ostacoli che si troveranno di fronte nelle sessioni di gioco, divise in tre attributi:
- Intuito, l’attributo legato alle azioni che richiedono uno sforzo mentale che comprende: Armeggiare, Cacciare, Sondare e Studiare.
- Prestanza, che copre la sfera fisica delle azioni di gioco, che comprende: Destreggiarsi, Distruggere, Schermire e Sgattaiolare.
- Risolutezza invece che comprende le azioni di tipo relazionale: Armonizzare, Comandare, Manipolare, Socializzare.
Ogni tipologia di personaggio ha un proprio “libretto” e parte con dei valori base predefiniti a cui andranno aggiunti 4 punti a scelta. Ogni Azione può avere da 0 a 4 punti assegnati (inizialmente un massimo di 2 che potranno aumentare con l’esperienza durante il gioco). Come vedete qui sotto sul libretto di ogni giocatore le azioni sono segnate con l’annerimento dei pallini ed il valore dell’attributo di riferimento è sempre la somma dei punti assegnati nella prima colonna. Questi valori determinano il pool di dadi che occorrerà tirare per effettuare un tiro azione o un tiro prestanza (se legato agli attributi).
Una volta stabilito il pool di dadi (la quantità di dadi da tirare) e stabilito che se non si hanno dadi a disposizione nell’attributo o nell’azione si possono tirare ugualmente due dadi con svantaggio (ovvero prendendo solo il risultato peggiore dei due) per ogni tiro il risultato sarà valutato allo stesso modo, scegliendo il risultato più alto (tranne che nel tiro sopra descritto con svantaggio):
- Se si ottengono più di un 6 con il tiro allora si ottiene un successo critico e si ottiene il risultato sperato e anche qualcosa in più.
- Se si ottiene un 6 si ha un successo pieno e le cose vanno esattamente come si voleva che andassero.
- Se si ottengono un 4 o un 5 si ha un successo parziale e si riesce a fare ciò che si era prefissati ma ci sono delle conseguenze (danni, efficacia ridotta eccetera)
- Se si ottengono un valore tra 1 e 3 invece si ottiene un fallimento, in cui l’unica cosa che si avrà saranno ovviamente le complicazioni, senza ottenere l’effetto sperato.
Per stabilire esattamente la riuscita dei tiri inoltre sono previste tre posizioni (non nel senso fisico ma nel senso di quanto è pericolosa o rischiosa la situazione): Controllata, Rischiosa o Disperata e tre gradi di efficacia: Limitata, Normale o Superiore. La combinazione di queste due componenti, scelte dal GM in base alla situazione, permettono di superare ogni situazione di gioco agilmente. Ovviamente essendo questa una recensione non mi metterò ad analizzare tutte le meccaniche ma solo quelle principali per darvi una precisa idea di come funzioni Blades in the Dark, però non aspettatevi turni, tiri per colpire, iniziativa o cose simili perché nulla di tutto ciò è presente in questo gioco. Il sistema si basa sulla risoluzione con i tiri sopra descritti in modo da rendere il tutto più immediato e simile ad un episodio di una serie TV, per farla breve e farvi capire il concetto.
I personaggi poi, oltre alle Abilità speciali specifiche di classe hanno una riserva speciale di coraggio e fortuna, chiamata Stress nel gioco. Lo Stress può essere usato nei tiri resistenza, quando non intendono accettare una conseguenza proposta dal GM oppure per spingersi al limite, usando 2 stress per aggiungere un dado al proprio pool per quel tiro, aumentare di un grado l’efficacia (spiegata qui sopra) o agire quando si è incapacitato per via dei danni o per le conseguenze negative di un tiro precedente.
Terminato lo stress disponibile, i personaggi subiscono un Trauma, con conseguenti condizioni traumatiche che sono permanenti (raggiunta la quarta condizione traumatica il PG non potrà più partecipare alle avventure della banda) e che vanno da Avventato a Tormentato, da Instabile ad Ossessionato e così via. Lo stress può essere ovviamente ridotto indulgendo ai vizi durante la fase di downtime.
Il GM invece, per tenere tutto sottocchio e tenere traccia dell’andamento del gioco utilizzerà gli orologi. Che dividerà in sezioni in base alla difficoltà della situazione, più segmenti uguale maggiore difficoltà. Con gli orologi il Master regolerà ogni obiettivo e minaccia del gioco e anche i progressi di progetti a lungo termine dei giocatori.
Spiegate un po’ le dinamiche base del gioco, veniamo al dettaglio del contenuto del manuale di questa edizione italiana di Blades in the Dark.
Nelle prime 50 pagine circa vengono descritte le basi del gioco, l’uso delle fazioni di Doskvol e l’avanzamento dei PG, seguono altre 60 pagine circa in cui sono descritte la creazione dei personaggi, le varie classi, la creazione della Banda e descritte le varie tipologie di gruppo criminale. Dopodiché sono descritti nello specifico le fasi del colpo e del downtime. Seguono una sezione in cui viene spiegato come giocare e nel dettaglio come e quando usare tutte le azioni disponibili nelle schede dei personaggi con esempi esplicativi e consigli per i giocatori. Poi per una cinquantina di pagine viene spiegato come condurre il gioco da Game Master, le forze occulte (spiriti ed entità e mostri presenti nell’ambientazione) e come cambiare il gioco modificando le regole base. Infine nelle ultime 80 pagine viene spiegata l’ambientazione, con una dettagliata storia di Doskvol dei suoi usi e di come funzioni la società nel mondo di Blades in the Dark. L’autore spiega molto bene anche tutti i distretti che compongono la città con tanto di punti di riferimento, le fazioni presenti in gioco, i fornitori del vizio e così via.
L’ambientazione è spiegata in maniera molto approfondita, ma ovviamente sta al Game Master rendere Doskvol viva e personalizzarla quanto basta per divertire a volontà il proprio party.
Il manuale non solo ha una veste grafica accattivante ed un’impaginazione molto comoda e di facile consultazione, con moltissimi esempi e rimandi alle sezioni o pagine interessate per approfondire le tematiche trattate, ma è anche tradotto, scritto e strutturato in modo che nonostante la complessità del gioco tutto risulti sempre molto chiaro e ben spiegato.
In conclusione, Blades in the Dark è assolutamente un gioco di ruolo da provare, sia che siate dei giocatori esperti e navigati sia che siate alle prime armi. È un gioco dalle dinamiche complesse ma che una volta assimilato ed imparato il regolamento riesce ad appagare come pochi altri GDR. Le sessioni sono divertenti e spettacolari, visto che il titolo è improntato proprio in modo da sembrare a tutti gli effetti un episodio di una serie TV e l’ambientazione si dimostra perfetta per questa tipologia di storie. Ovviamente non bisogna lasciarsi spaventare dalla complessità del regolamento e non bisogna avere preconcetti o giocare a Blades come se fosse D&D, perché sono due concetti di GDR completamente diversi sia a livello narrativo che a livello di strutturazione e di regolamento. L’unico “difetto” del gioco è che probabilmente si presta meglio per campagne brevi (da qualche sessione a qualche mese giocandolo settimanalmente) piuttosto che a campagne lunghe, ma c’è da dire che con la varietà e la quantità di validissimi titoli indie e non che sono presenti sul mercato in questo che è il periodo più fiorente dei GDR cartacei, probabilmente il concetto di campagna che dura anni con gli stessi PG e lo stesso Master è un pochino superato e quindi questo non può essere considerato un punto negativo e non influisce sulla nostra valutazione finale.
Vi ricordo inoltre che nelle prossime settimane potrete vederci giocare a Blades in the Dark in diretta sul nostro canale Twitch (maggiori informazioni in seguito) e che potete provarlo con noi, prenotandovi per una sessione singola o per delle mini-campagne che stiamo attivando sul nostro server Discord.
*Manuale in versione fisica e digitale fornito dagli editori italiani per la recensione.