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Destiny 2: Shadowkeep – Vuoto il Cielo su una Luna Cava – Recensione

16 Ott 2019 | Recensioni Videogiochi, News, PC, PlayStation 4, Recensioni, Videogiochi, Xbox One

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Quest’anno non ho capito se con Destiny 2 ho sbagliato io, perché di sicuro c’è stato un disguido.

Parlando di Shadowkeep infatti sfido chiunque a dire di aver compreso sin da subito dove stava andando a parare Bungie quando ha presentato la nuova espansione del celebre shooter mmorpg, ma in fondo se siamo qui oggi a discuterne, è anche e soprattutto per tirare le fila di che cosa Shadowkeep sia in realtà: io non sono sicuro di aver compreso appieno, e mentre vi racconto cosa ho vissuto rivisitando la luna vi prego di illuminarmi a vostra volta nel dare un senso alla faccenda.

La prima espansione di Destiny 2 successiva alla scissione tra Bungie e Activision era ovviamente osservata speciale, e dopo essere stata rimandata di un paio di settimane, è stata resa disponibile su PlayStation 4, Xbox One e PC con l’arrivo del mese di ottobre con il suo bagaglio di dubbi e esistenziali bisogni di conferme da parte dei fan.

Con Shadowkeep i guardiani saranno chiamati a tornare sulla Luna per ricongiungersi con la vecchia conoscenza Eris Morn, e fronteggiare la minaccia di un alveare che ha covato sotto la superficie lunare per troppo tempo, trovando ora il momento migliore per uscire allo scoperto.

La fazione originaria dello spazio cisgioviano infatti ha potuto, grazie alla guerra rossa, trovare il tempo di erigere una misteriosa fortezza scarlatta, a difesa di un manufatto ancora più antico e pericoloso, che a sua volta rappresenta una spada di Damocle pronta a cadere sui figli del viaggiatore e la loro luce

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In termini di narrativa in realtà, a differenza di alcuni dlc precedenti, Shadowkeep parte del tutto in sordina, incapace di imporsi come un contenuto interessante: la situazione sulla Luna precipita senza un motivo apparente, e risulta comunque poco credibile che l’avanguardia non abbia potuto contrastare la presa di potere dell’alveare in nessuna maniera: semplicemente Shadowkeep nasce senza una radice ben precisa, con un “ehi ragazzi c’è un castello grosso sulla Luna ma non chiedetemi troppo di più”

Anche il colpo di scena che introduce una delle tematiche più interessanti per i fan di vecchia data di Destiny, che si vedono apparire davanti una delle figure più favoleggiate della lore, è ai limiti del buco dell’acqua. Sulla Luna i guardiani trovano, celata sotto la superficie, una delle misteriose piramidi nere che sono state solo fatte intravedere fino a oggi, e presentate come nemico ultimo della luce, più oscuro di ogni fazione nemica, ma il suo impatto sulla storia è pressoché nullo

La piramide sta lì, e per tutta la breve durata della campagna proveremo a carpirne i segreti: quando però andremo a concludere la storia sfido chiunque a definirsi soddisfatto dei nostri risultati, o anche solo della raccolta di elementi su questo misterioso oggetto

Anche la stessa reintroduzione della figura di Eris Morn risulta assolutamente insipida. Uno dei personaggi ripresentati con lo splendido Forsaken come chiave in una guerra che ora perde di senso è al momento in cui scrivo totalmente incolore.

Non la si vede dal 2016, ma appena la incontriamo così, senza uno straccio di introduzione, neanche la salutiamo, neanche ci saluta. Dov’è stata per 3 anni? Cosa ha fatto dopo la caduta della flotta atolliana contro Oryx? Qual’é la missione che le ha affidato la regina degli insonni?

Niente. Fuffa sull’oscurità condita con niente.

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Dal punto di vista del gameplay, Destiny 2 rimane comunque il gioco che tutti i fan amano: invariato sulla componente shooter e su quella del loot, il titolo di bungie gode con Shadowkeep di alcune gradevoli introduzioni, come il sistema di ricompense stagionali che sostituiscono all’engramma di estetici che i guardiani ricevevano al completamento di una barra di esperienza dei reward ora più precisi e caratteristici, in grado di invogliare i giocatori a scalare i ranking per ottenere gli item migliori.

Con l’introduzione dell’aggiornamento che accompagna Shadowkeep viene poi approfondito in maniera encomiabile il comparto ruolistico, con un bilanciamento del personaggio tra le sue varie statistiche che invoglia sempre di più il giocatore a creare una vera e propria build, in linea con il suo stile di gioco e in base alle abilità e le armi che andrà poi ad utilizzare in battaglia.

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Parlando di ambientazioni, come pronosticabile il ritorno sulla luna è un’arma a doppio taglio: da una parte abbiamo infatti il piacere di tornare sui nostri vecchi terreni di caccia, esplorare il sottosuolo lunare così rosicchiato dall’alveare e rivarcare le sale della tomba del mondo.

Dall’altra parte però resta il fatto che questi luoghi, per quanto mutati, profumano un po’ troppo di già visto: i fan di vecchia data conoscono già bene il territorio di caccia, e i tanti che hanno vissuto pienamente anche il primo capitolo rischiano di trovarsi troppo presto a noia i contenuti, anche se nuovi.

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Ad accompagnare il capitolo Shadowkeep è poi la più strutturale Stagione dell’Intramontabile: i prossimi mesi su Destiny saranno infatti caratterizzati da eventi e atmosfere vertenti sulla fazione dei Vex, che invaso il nostro sistema direttamente dal Giardino Nero, minacceranno ancora una volta la vita nella galassia. Ciò che determina in prima istanza questa invasione in fase di Gameplay è l’introduzione della modalità “Avanzata Vex”,che ci catapulterà in una peculiare horde mode a stage con il suo apice in una sfida con un possente guardiaporta per frenare la sua discesa dal mondo digitale a quello fisico. Come seconda attività immediatamente disponibile c’è poi il nuovo Raid, l’attività per 6 giocatori che ci porterà per la prima volta all’interno delle profondità del Giardino nero per affrontare una potente mente Vex.

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Ancora una volta, a fronte del gradito arrivo dei nuovi contenuti, resta fin troppo notevole una confusione di fondo dal punto di vista concettuale: Shadowkeep propone infatti come nemico dominante prima l’Alveare, per poi farci scoprire che questi in realtà sia solo “seduto” sul nostro reale e altro nemico, privando il primo (e si, anche Eris Morn, NPC di riferimento) di qualsiasi senso all’interno della nostra attuale avventura.

Ma non basta: dopo la breve campagna di Shadowkeep ci si può tranquillamente dimenticare anche delle Piramidi. I vex attaccano e benchè questi non siano assolutamente collegati da nessun filo consequenziale con gli avversari precedenti, che di fatto sono ancora tutti presenti, ci ritroviamo ora a dover fronteggiare questi ultimi, lasciando nel dimenticatoio tutto il resto.

Grande confusione, ed elementi già visti raffazzonati tra di loro in un disordinato minestrone è quello che fino ad oggi ha guidato i guardiani tra Luna, Giardino Nero e Spazio Ignoto.

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Il discorso che mi è sfuggito alla presentazione di Shadowkeep, ottenebrato com’ero dalla speranza, è che questo contenuto non è nulla di similare a quello che era stato I Rinnegati l’anno scorso: non si tratta infatti di un’espansione annuale con lo scopo di reggere il gioco fino al prossimo settembre, ma un dlc standalone, come potevano essere i tanto bistrattati Curse of Osiris o Warmind (che poi malaccio non erano). Destiny 2 è cambiato dal suo anno 1, e ora gli sviluppatori puntano su un impianto più basato su stagioni con eventi specifici dilazionati nel tempo piuttosto che ad un accorpamento allo scheletro del gioco di nuovo materiale sulla falsariga di quanto avvenuto con Destiny 1.

Potrei dilungarmi un’epoca su quanto questo rischi di giovare solo al game as service privando però il progetto di un’importante componente narrativa, ma andrei a finire in un discorso per il 70% puramente soggettivo e per il restante 30% tutto da valutare nella sua veridicità, visto che di fatto siamo solo all’alba dell’Anno 3.

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Insomma, Shadowkeep è più ombre che luce: sulla luna le attività nuove non sono molte e lo standalone di per sé è insufficiente a reggere da solo l’anno 3. La stagione dell’Intramontabile, di per contro, sembra offrire qualche possibilità in più in fatto di longevità, ma totalmente scissa da tutto quanto proposto, va a definire una situazione confusa e sconclusionata.

Come avvenuto con gli ultimi DLC dell’Anno 2, siamo ad oggi davanti ad una magnifica ciliegina a cui però manca sotto la torta.

Il terzo anno di Destiny 2 non sembra iniziare nel migliore dei modi, e benchè sia forte di una base di gioco e universo narrativo gloriosa come quella della saga di Bungie, nei prossimi mesi gli sviluppatori saranno chiamati a fare molto di più per convincere un utenza che ha sempre una gran voglia di giocare al titolo, ma che vede ora come ora assottigliarsi sempre di più la lista dei motivi per cui farlo.

La speranza rimane comunque l’ultima a morire, e come i guardiani della luce siamo tutti pronti ad essere riportati indietro dalla morte per vivere ancora nuove avventure

*Versione testata: PS4, grazie al codice fornito dal publisher

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Destiny 2: Shadowkeep

7.6

Trama/Ambientazione

7.0/10

Gameplay

8.0/10

Grafica

7.9/10

Sonoro

8.0/10

Longevità

7.0/10

Pietro "Pido" Ferri

Deputy Editor di Serial Gamer, viaggia per i Videogames, si guarda in giro, fa foto, respira l'aria. È un po' come un turista, ma nel senso buono. Si interessa con dedizione all'approfondimento di qualunque forma d'arte che riesca a trasmettergli emozioni

Pietro "Pido" Ferri

Deputy Editor di Serial Gamer, viaggia per i Videogames, si guarda in giro, fa foto, respira l'aria. È un po' come un turista, ma nel senso buono. Si interessa con dedizione all'approfondimento di qualunque forma d'arte che riesca a trasmettergli emozioni

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