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Kidding: Il fantastico mondo di Mr.Pickles, gentilezza e rabbia repressa non vanno d’accordo – Recensione

23 Gen 2019 | Recensioni, Recensioni Serie TV, Serie TV

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Ricordate Jim Carrey? Certo che sì.  Lo abbiamo visto recitare  in film che ci hanno fatto ridere a crepapelle (Scemo & più scemo, The Mask – Da zero a mito, Una settimana da Dio), e in altri altrettanto belli, dove la risata era meno contemplata (The Truman Show, Man of the Moon, Se mi lasci ti cancello). Proviamo a mescolare tutti gli elementi di questi film. Ciò che ne esce fuori è Kidding: Il fantastico mondo di Mr. Pickles.

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Kidding è una serie TV statunitense, uscita nel 2018, ideata da Dave Holstein e diretta da Michel Gondry. Per adesso si conta solo una stagione (10 episodi, da 30 minuti ciascuno circa), ma voci di corridoio ne hanno annunciato una seconda. In Italia è andata in onda a partire dal 7 novembre del 2018 su Sky Atlantic.

Scopriamo innanzitutto di cosa parla. Jeff Piccirillo (Jim Carrey) è il conduttore di uno show televisivo per bambini, dove interpreta Mr. Pickles, personaggio molto apprezzato dal suo pubblico e persino dai genitori. Fuori dallo schermo però è solamente Jeff, un uomo che tenta di vivere la vita come fosse una favola, ma che invece si scontra a muso duro con quella che è la dura realtà,  a causa della morte di uno dei due figli in un incidente stradale. Successivamente verrà lasciato anche dalla moglie e considerato, solo parzialmente, dall’altro figlio. Jeff, entrerà in uno stato di angoscia e tristezza, che influenzerà anche il suo alter-ego.

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Se di solito siamo abituati ad avere a che fare con personaggi che, una volta riscontrati dei problemi nella loro vita, fanno di tutto per superarli e alla fine ci riescono, con Jeff questo non accade. Anzi, assisteremo ad una vera e propria involuzione nel corso delle puntate.

Il mondo che lui vedeva perfetto inizia a sgretolarsi davanti ai suoi occhi, mostrando la sua vera faccia, al quale non è abituato. A tal proposito possiamo riportare una similitudine, sicuramente non ricercata dai creatori, con Leopardi, e precisamente riguardo il suo cambiamento di visione su madre natura: prima gentile, dopo matrigna cattiva.

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La gentilezza che lui quotidianamente cercava di coltivare e che lo contraddistingueva, tentando di trovare in ogni evento sempre il lato positivo, inizia a scomparire, dando spazio ad atteggiamenti più aggressivi ed insoliti alla sua figura. Questo suo stato d’animo inizia, piano piano, ad influire anche nel suo alter-ego televisivo, Mr. Pickles, tanto da arrivare a proporre al direttore dello show, nonché suo padre, di dedicare un’intera puntata al tema della morte. Ovviamente la risposta è stata no, perché avrebbe danneggiato gli ascolti e la sua figura, ma ciò non ci dice che fosse un’idea sbagliata. La cassetta con le parole di un padre che perde il proprio figlio rimane nello scaffale, a prender polvere. Pensiamoci un attimo: sarebbe giusto parlare ai bambini di un tema così delicato, già dalla tenere età? Possibilmente non avremo la risposta sicura, ma resta pur sempre una questione sociale importante, che andrebbe affrontata.

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Detto ciò, Jeff è alla ricerca ostentata della “metabolizzazione del lutto”, ma non ci riesce, almeno completamente. Il dolore è troppo forte. Lui è troppo debole. Una cosa che succede spesso nel mondo dello spettacolo come in altri ambiti, è la situazione che potremmo riassumere con la frase “se non vai bene ti rimpiazzo”. Jeff  appunto, rischia di essere sostituito  da un altro Mr Pickles, manovrabile a piacimento, così che non crei problemi. Non solo ha perso un figlio, ma rischia di essere privato del poco che gli rimane e che gli da quella la forza di continuare; questo solo perché oramai non è più quello di prima. Coloro che gli stanno accanto se ne sono accorti, il resto del  mondo non può, ma soprattutto non deve. Sarebbe una grave perdita, si, ma di denaro.

Inizia anche ad odiare il suo stesso mondo, quello fantastico, utopico e  fatto di pupazzi dalle forme stravaganti, che davanti alla telecamera prendono vita; lo disprezza talmente tanto che, quando esce un videogioco con loro protagonisti, dove è possibile ucciderli a colpi di fucile a pompa(stile Duck Hunt, per i videogiocatori più esperti), anche lui ci gioca e ne è anche, in un certo senso, attratto.

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E’ continuamente spinto  dalla voglia di voler raccontare a tutti ciò che gli passa veramente per la testa, come fosse un intellettuale dei tempi ormai passati, unico portatore di conoscenze e della verità assoluta. Ci prova la prima volta, ma riesce ad essere bloccato (cassetta), la seconda volta no. Qui facciamo riferimento alla scena in cui viene invitato alla consueta accensione dell’albero di Natale, dove, invece del classico discorso rassicurante fatto di parole ormai più che scontate, lascia fluire un meraviglioso monologo rivolto ai bambini. Ce l’ha fatta. Se per Ivano Fossati  è stata la musica ad esser passata, per Jeff è il suo messaggio. Ha dato finalmente voce ai suoi pensieri intrappolati da tempo e che ormai chiedevano solo d’uscire.

Che non fosse un’ottima trovata commerciale siamo tutti d’accordo, e infatti come conseguenza avrà la cancellazione del programma, ma attenzione a pensare che tutti si dimenticheranno di lui. Se prima era Mr. Pickles ad andare negli schermi delle tv dei bambini, adesso la situazione si ribalta, e  sono questi ultimi che vanno direttamente allo studio di produzione.

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Per capire ciò dobbiamo fare un passo indietro, e riferirci precisamente alla scena in cui Jeff doveva registrare le frasi che sarebbero andate a finire nella sua versione giocattolo. Lui si rifiuta categoricamente di pronunciare quelle frasi, insulse e scontate, ma con sintesi e consapevolezza ne dice una soltanto: “io ti ascolto”. Tiri la cordicella e fuori esce una frase così breve, concisa e con un grande impatto emotivo. Tutti vogliamo essere ascoltati, specie i bambini. Infatti usciti da casa vanno da lui, come se si stessero recando all’appuntamento con uno psicologo. Lui c’è, lui li ascolta e li consiglia. Di fatto è Mr. Pickles, colui che tutti amano.

La visione di Kidding è più che dovuta, perché ha un forte potenziale, aumentato ancor di più dalla strepitosa interpretazione di Jim Carrey. Siamo ormai abituati alla versatilità dei personaggi che interpreta, e questa serie TV ne è un ulteriore testimonianza.

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Ottimo!

8.3

FOTOGRAFIA

8.0/10

REGIA

8.0/10

RECITAZIONE

9.0/10

SCENEGGIATURA

8.5/10

COLONNA SONORA

8.0/10

Pro

  • Recitazione degli attori
  • Offre ottimi spunti di riflessione

Samuele Gugliotta

Studente presso l'Accademia di Belle Arti di Catania, durante la sua crescita nutre una sempre più grande passione per il mondo del cinema. E' anche un apprezzatore di libri, fumetti e anime.

Samuele Gugliotta

Studente presso l'Accademia di Belle Arti di Catania, durante la sua crescita nutre una sempre più grande passione per il mondo del cinema. E' anche un apprezzatore di libri, fumetti e anime.

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