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Fist of the North Star: Lost Paradise – Le sette stelle dell’Orsa Maggiore – Recensione

19 Ott 2018 | PlayStation 4, Recensioni, Recensioni Videogiochi

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Debutto di Ken il Guerriero su PS4, Fist of the North Star: Lost Paradise, sviluppato da Ryu Ga Gotoku Studio per SEGA rappresenta l’incontro tra l’universo del successore della Sacra Scuola di Hokuto con le meccaniche di gioco apprezzate dai fan nella saga di Yakuza. Scoprite insieme a noi tutti i dettagli nella nostra recensione.

Kenshiro reinterpretato

Lo studio nipponico ha deciso di non utilizzare la classica trama già vista e rivista nei manga, anime e nei numerosi adattamenti cinematografici che nel corso degli ultimi trenta e passa anni ci hanno mostrato le avventure del nerboruto combattente con le sette cicatrici sul petto, ma di reinterpretarne la trama incentrando personaggi e storia nella leggendaria città di Eden, un riparo sicuro, anche se solo per pochi “eletti”, dalle desolate lande desertiche post-apocalittiche che da sempre hanno fatto da scenario alle avventure di Ken. Eden è una sorta di ultimo “baluardo” della civiltà, con tanto di valuta spendibile nelle numerose attività commerciali presenti, dai classici banchi del mercato passando per bar, un’arena per i combattimenti, una sala giochi ed un casinò.

La trama prende il via con il classico combattimento tra il nostro protagonista dalle “sette stelle” contro lo storico rivale biondo, Shin, per liberare la sua amata Yuria (Julia nella serie italiana). Sconfitto il primo “boss” scopriamo che la bella ragazza è stata condotta, in fin di vita, proprio ad Eden, ed ovviamente la nostra missione sarà proprio quella di andare a cercarla uccidendo orde di nemici con i potenti colpi segreti della scuola di Hokuto a nostra disposizione.

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Dopo le prime fasi della campagna, di cui non vi svelerò altri particolari per non rovinarvi il gusto di scoprirla giocandola, ed ottenuto l’accesso ad Eden, potremo esplorare anche le lande desertiche che circondano la città a bordo di una buggy che sarà via via potenziabile, alla ricerca di materiali e di missioni secondarie, dalle partite a Baseball al recupero di vecchi cabinati da aggiungere alla sala giochi della cittadina, tra cui i classici SEGA Out Run e Space Harrier.

La storia prosegue con l’introduzione di moltissimi personaggi della saga originale, da Toki a Rei, da Raul a Souther, tutti con dinamiche rivisitate per l’occasione che nonostante in alcuni casi possano far “storcere” il naso ai puristi e ad i fan più affezionati, offrono un senso di freschezza e rendono più “inedita” la prosecuzione della trama principale. Per completare interamente il gioco occorrono più di trenta ore, ma in quindici ore è possibile terminare la campagna, decidendo di non seguire tutte le missioni secondarie e i tantissimi mini-giochi, in perfetto stile Yakuza, disponibili ad Eden e dintorni.

Le quest secondarie, legate quasi sempre all’esplorazione con la buggy delle ambientazioni esterne alla città, sono numerose e abbastanza varie, mentre i mini-giochi, dalle cure mediche nell’ambulatorio al Baseball, per arrivare alla creazione di cocktail stravaganti, sono tutte dinamiche in QTE che ci permettono di utilizzare in maniera creativa le tecniche di Hokuto; completano l’offerta videoludica del gioco molti altri mini-giochi ripresi direttamente da Yakuza e che i fan di vecchia data della saga riconosceranno subito.

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“La tua vita avrà termine tra soltanto tre secondi”

Il sistema di combattimento di Fist of the North Star: Lost Paradise è ripreso dalla saga Yakuza, e gli sviluppatori si sono dati molto da fare per riprodurre moltissime delle iconiche tecniche di Hokuto che Ken utilizza nel manga e nelle serie animate. Alla fine delle tecniche, con il classico sistema dei quick time event, sarà possibile premere un tasto ed eseguire delle vere e proprie “finisher”. Mentre le boss fight sono un po’ più “tecniche” e richiederanno sovente l’utilizzo di particolari mosse e l’ausilio di specifici QTE, uccidere i nemici base diventerà presto ripetitivo e ci troveremo sovente ad utilizzare le finisher più rapide, soprattutto nelle prime ore della campagna in cui non avremo ancora sbloccato le tecniche avanzate ed extra, con un sistema di progressione anch’esso preso dalla saga del Drago di Dojima. Ovviamente Ken potrà anche distruggere la propria giacca entrando in furia, quando caricata, con la semplice pressione di R2, aumentando la devastazione portata dai suoi già potentissimi colpi. Peculiarità del sistema di combattimento di Fist of the North Star: Lost Paradise sono invece i Talismani, oggetti che possono essere acquistati e potenziati in uno specifico negozio della città di Eden e che possono essere assegnati alle quattro direzioni delle frecce direzionali del pad, permettendoci di avere sempre soluzioni diverse per le varie occasioni e tipologie di combattimenti. I talismani permettono di utilizzare speciali mosse legate a comprimari storici della saga di Hokuto no Ken e di aumentare forza, difesa, aura spirituale oltre che di sferrare potenti colpi diretti verso i nostri malcapitati nemici.

Come in Yakuza sarà fondamentale infine avere sempre una scorta di cibo e bevande che ci permetteranno di affrontare le boss fight e i numerosi combattimenti senza doverli ricominciare.

A livello grafico-tecnico il titolo offre modelli poligonali più che accettabili, ripresi direttamente dalle ultime trasposizioni animate di Hokuto no Ken, ma le ambientazioni, spoglie e poco ricche, appaiono molto old-gen e non fanno sicuramente gridare al miracolo. Se dal punto vista grafico il gioco non brilla, le prestazioni rimangono buone con 60 fps stabili e ottime animazioni delle tecniche e dei colpi sia di Ken che degli altri personaggi. Da segnalare anche la poca varietà dei nemici base, gli sgherri infatti vi sembreranno tutti molto simili fin dalle prime ore di gioco. Il comparto audio è ottimo con doppiaggi (giapponese ed inglese) eccezionali a cui però è necessario segnalare la mancanza di sottotitoli in italiano e l’assenza delle musiche originali dell’iconica saga, che avrebbero sicuramente aiutato a coinvolgere di più i fan storici di Kenshiro. Le musiche restano tutto sommato apprezzabili ma manca quel tocco di “epicità”.

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In conclusione, Fist of the North Star: Lost Paradise è un titolo che i fan del successore della Divina Scuola di Hokuto non possono perdere che presenta i personaggi storici della saga in una veste inedita e coraggiosa. Il comparto grafico-tecnico però non è certamente all’altezza delle console di attuale generazione e la mappa di gioco non offre abbastanza stimoli tra un pestaggio e l’altro, con poca “vita” ed un po’ di monotonia dopo le prime ore della campagna. La presenza di molte missioni secondarie, mini-giochi ed attività varie allunga notevolmente la longevità del titolo, che però rimane destinato solamente agli amanti dei musou e ad i fan di Ken il Guerriero.

*Versione testata: PS4 su PS4 Pro grazie ad una copia promo fornita dal publisher.

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Fist of the North Star: Lost Paradise

6.8

Ambientazione

6.5/10

Gameplay

7.0/10

Grafica

6.5/10

Sonoro

6.5/10

Longevità

7.5/10

Pro

  • Una rivisitazione inedita della storia di Hokuto no Ken
  • Ottima longevità
  • Colpi e tecniche iconiche riprodotte alla perfezione

Contro

  • Poca varietà dei nemici
  • Scenario graficamente obsoleto

Paolo Lorenzini

Dispotico caporedattore di Serial Gamer Italia, dopo anni a girovagare per le redazioni di settore ha deciso di costruirsi una “casa” su misura che gli permettesse di offrire un’informazione libera, priva di clickbait e gestita in maniera equa e meritocratica.

Paolo Lorenzini

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