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Dynasty Warriors 9: L’Iliade d’oriente – Recensione

20 Feb 2018 | Recensioni Videogiochi, PC, PlayStation 4, Recensioni, Videogiochi, Xbox One

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È da poco caduto il capodanno lunare 2018, che ha dato inizio all’anno del Cane secondo il calendario cinese, ed è in questa atmosfera di celebrazioni orientali che i giocatori di tutto il mondo possono calarsi in un universo di puro epos imperiale e scoprire tra l’oro, l’argento, il ferro e la seta quella che è la nuova veste che ha deciso di indossare il nono capitolo della celebre saga di Dynasty Warriors.

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Dynasty Warriors 9 è infatti uscito il 13 febbraio scorso come ultimo capitolo della omonima saga, sviluppato da Koei Tecmo e pronto per mettere sul campo di battaglia le sue moltissime feature per catturare i fan di vecchia data e irretirne sempre di nuovi; sarà riuscito l’ambizioso progetto a centrare il bersaglio o le innegabili mancanze che purtroppo presenta avranno soverchiato ciò che pure c’è di molto buono? Scopriamolo insieme analizzando il titolo nel dettaglio.

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L’arte della Guerra

La storia narrata all’interno del progetto vede la sua ambientazione nuovamente nei celebri tre regni, dove la rivolta della fazione degli Yellow Turbants apre la via ad un lungo periodo di instabilità politiche e militari: una volta sconfitto il leader di questa fazione ribelle con uno degli eroi scelto dal giocatore all’interno delle possibilità offerte dal nutrito roster, scopriremo però che appunto la caduta di questo improbabile figuro sarà soltanto l’inizio di una serie di lotte di potere che porteranno i grandi lord guerrieri dei tre regni a combattere una guerra che tingerà le lande di rosso creando un altare sul quale ognuno degli eroi sacrificherà vite umane per raggiungere dominio e pace.

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Il Gameplay proposto da Dynasty Warriors 9, discostandosi un poco dai precedenti capitoli e facendo un importante quanto coraggioso passo avanti, si concretizza in un mix tra generi Musou, classico della serie, e GDR Open World, che arricchisce in maniera esponenziale le possibilità offerte dal prodotto al giocatore: La vastissima mappa di gioco infatti, oltre a brulicare di nemici appartenenti ad ogni schieramento sarà ricolma di punti di interesse di svariata natura, dai più classici accampamenti nemici passando per i punti panoramici che ci riveleranno informazioni importanti sulla mappa e finendo con le basi acquistabili per il nostro personaggio e i giacimenti di risorse, che saranno fondamentali per tutta la parte di crafting presente nell’opera.

Quest’ultima, articolata in maniera canonica ma interessante, ci permetterà appunto di raccogliere moltissimi tipi di risorse sia cercandoli per la mappa sia cacciando varie specie di animali, la cui uccisione verrà premiata con pelli e carni, da reinvestire poi nel sistema di cucina e in quello di creazione di armi e accessori.

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Per proseguire nella missione principale, una volta che avremo preparato a dovere il nostro personaggio, saremo chiamati ad adempiere a poche e precise quest durante ogni capitolo della storia, che verranno però articolate in altri incarichi collegati direttamente a queste che, una volta compiuti, ci faciliteranno di molto lo svolgimento dei compiti chiave.

In tutta la mappa inoltre saranno presenti moltissime missioni secondarie, che spawneranno in maniera (fin troppo) casuale e ci permetteranno, a patto di completare dei semplici obiettivi, spesso molto simili tra loro, di mettere in tasca non pochi punti esperienza bonus, monete d’oro e materiali.

Dynasty Warriors 9 Dong Zhuo Serial Gamer

Il Campo di Battaglia

Come abbiamo già avuto modo di evidenziare, la mappa di gioco è veramente vastissima, e i punti di interesse, qualunque sia la loro natura, sono sparsi in modo da chiamare sempre l’attenzione del giocatore su qualcosa, che sia questo legato alla meccanica del farming, della caccia o del combattimento. Lo stesso interesse purtroppo non viene suscitato dal punto di vista estetico: la morfologia del territorio infatti, seppur forte di dimensioni enormi, spesso indugia su una monocorde foresta, una pianura sempre uguale o una noiosa tundra innevata; le zone che costeggiano i corsi d’acqua sono prive di qualunque attrattiva paesaggistica e le rade montagne, una volta scalate, si mostrano per quello che sono: dei sassi più grossi degli altri e nulla più.

Ad appesantire inoltre tutto il comparto visivo ci pensa il lato tecnico del gioco, mozzando ogni speranza di redenzione.

La parte più tecnica di Dynasty Warriors 9 è il vero lato dolente dell’opera, e il sapore che lascia in bocca non è tanto quello dell’inadeguatezza, quanto quello dell’occasione mancata: se infatti il titolo in questo ambito fosse stato non diciamo all’avanguardia, ma solo paragonabile ai suoi colleghi videogiochi della generazione corrente, avremmo di fronte un probabile candidato a salire almeno sul podio del miglio videogame del 2018 già a febbraio. Purtroppo, così non è.

Certo, si sa che tutti i titoli sviluppati per un pubblico prettamente orientale come la saga di Dynasty Warriors (e molti altri) non hanno mai “spinto” dal lato tecnico per portare grafiche mozzafiato e animazioni da pittura impressionista semplicemente perché al pubblico in questione non interessa tanto questa parte quanto quella più legata al pragmatico gameplay, ma in questo caso forse, avendo per le mani un progetto di queste dimensioni, si poteva davvero fare meglio.

Il nono capitolo di Dynasty Warriors sembra portarci graficamente alla prima generazione di titoli Playstation 3: tra ombre di oggetti che variano in base alla nostra posizione come se il nostro personaggio fosse il Sole in persona, animazioni meno credibili di una televendita di materassi volanti, nemici che scompaiono e riappaiono in base all’angolazione da cui li si guarda e giganteschi blocchi di textures che finiranno di caricare quando l’uomo correrà i cento metri piani  su Saturno, sarà infatti questa importante parte del gioco a bloccare l’avvicinamento di una grande fetta di pubblico occidentale ad un’opera che si mostra di ottima fattura in ogni suo altro comparto.

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I personaggi presentati invece, risultano in ultima istanza soddisfacenti: nonostante questi infatti non abbiano praticamente animazioni facciali in game e vengano caratterizzati in maniera fin troppo statica in molti casi, il roster messo in campo dal titolo è molto nutrito, e assicura al giocatore moltissime possibilità di gioco sempre diverse supportate anche, in questo caso, da un design estetico di ognuno degli eroi assai accattivante.

La colonna sonora, come ultimo, vive un continuo aumento e diminuzione della qualità creando degli alti e bassi tra riuscite arie orientali e pacchianissimi brani strizzanti l’occhio a un metal mostruoso che dovrebbe rendere la furia della battaglia ma riesce solo a suscitare il riso.

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Il conclusione, se Dynasty Warriors 9 da una parte manca completamente il bersaglio presentandosi con uno dei comparti tecnico-grafici peggiori della generazione corrente, paradossalmente dall’altro lato riesce a mantenere abbondante la sufficienza con una inaspettata maturità dal punto di vista del gameplay, che riesce a mescolare in maniera sapiente le meccaniche musou con le infinite possibilità di un riuscito open world. A tutto questo si aggiunge l’ambientazione proposta dalla trama che, presentando al giocatore moltissimi eroi con i loro obiettivi e le loro motivazioni, ricalca in tutto e per tutto un Iliade orientale, ricca di epos, audacia e strategia politico-militare.

Insomma, da discutere c’è molto, ma di certo c’è ancora di più da giocare!

*Versione testata: PlayStation 4, grazie al codice digitale fornito dal distributore italiano, Koch Media

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Dynasty Warriors 9

7.3

Trama

7.7/10

Gameplay

8.8/10

Grafica

5.0/10

Sonoro

6.5/10

Longevità

8.7/10

Pietro "Pido" Ferri

Deputy Editor di Serial Gamer, viaggia per i Videogames, si guarda in giro, fa foto, respira l'aria. È un po' come un turista, ma nel senso buono. Si interessa con dedizione all'approfondimento di qualunque forma d'arte che riesca a trasmettergli emozioni

Pietro "Pido" Ferri

Deputy Editor di Serial Gamer, viaggia per i Videogames, si guarda in giro, fa foto, respira l'aria. È un po' come un turista, ma nel senso buono. Si interessa con dedizione all'approfondimento di qualunque forma d'arte che riesca a trasmettergli emozioni

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