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Tacoma – Frammenti digitali nello spazio profondo – Recensione

12 Ago 2017 | Recensioni Videogiochi, PC, Recensioni, Videogiochi, Xbox One

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Dopo lo splendido Gone Home, arrivato anche su console nel 2016, Fullbright ha pubblicato lo scorso 2 agosto la sua nuova avventura, Tacoma, su PC (via GOG e Steam) e Xbox One.

Proprio come la precedente opera dello studio la protagonista di questa nuova narrazione è una donna, Amy Ferrier, ma a differenza di Gone Home quella che gli sviluppatori ci vogliono raccontare è una storia corale e non quella famigliare come con Kaitlin in Gone Home, anche se rimangono molti elementi in comune, come l’esplorazione solitaria sia dell’ambientazione che dell’animo e della società umana.

Un silenzio assordante

Ambientato nel 2088, in un futuro in cui l’umanità è diventata una civiltà multiplanetaria, anche se un po’ in anticipo rispetto ai piani di Elon Musk, Tacoma prende il nome dalla stazione spaziale, location di questo titolo, in orbita a migliaia di chilometri di distanza dalla Terra.

Nei panni della protagonista sopracitata saremo chiamati a recuperare l’avanzatissima IA della Tacoma, ODIN, indagando sul misterioso incidente che è costato la vita ai sei abitanti della stazione spaziale, che avevano il compito di fornire supporto all’intelligenza artificiale nell’accoglienza dei visitatori, che transitavano per dirigersi verso altre “esotiche” mete spaziali.

In pratica, senza spoilerare nulla di ciò che succederà dopo l’inizio del gioco, l’equipaggio della Tacoma è letteralmente sparito dopo una tempesta di meteoriti, senza lasciare traccia alcuna se non quelle digitali, che noi potremo rivivere grazie alla tecnologia di Realtà Aumentata presente nella base spaziale e a cui ci collegheremo non appena sbarcati nella location.

Questa tecnologia ci permette di rivivere diversi momenti del variegato equipaggio della stazione, proiettato tra le pareti dei compartimenti che dividono l’ambiente; ogni membro dell’equipaggio sarà riprodotto con una “forma umana” di un solo colore e sarà possibile riavvolgere e mettere in pausa queste registrazioni e riprodurle a piacimento, in modo da poter vedere tutti questi “spaccati” della vita sulla Tacoma da più prospettive e di avere molta libertà di regia.

Tacoma 01

Un’analisi sociale moderna in un contesto futuristico

Tacoma non è solo esplorazione e indizi da svelare, perché oltre alla trama principale nelle tre/quattro ore necessarie per completare la prima volta questo titolo trovano spazio, attraverso i dialoghi dell’equipaggio, un’analisi critica del mondo del lavoro, che nell’immaginario degli sviluppatori anche a distanza di 70 anni continuerà ad essere precario e con pochi diritti, sia per l’equipaggio che per la nostra protagonista. La splendida narrazione di questo titolo introduce poi anche altri argomenti di riflessione, tra cui ovviamente il discorso, molto d’attualità in questi ultimi mesi, sulle intelligenze artificiali e il pericolo che potrebbero rappresentare per l’uomo.

A livello di gameplay, oltre alle opzioni relative alla Realtà Aumentata che utilizzeremo per la maggior parte della nostra indagine, Tacoma è un walking simulator che ci permette di esplorare la base stellare e di osservare una moltitudine di oggetti, riprodotti in maniera certosina dai ragazzi di Fullbright. La mappa di gioco non è molto grande e sarà quasi impossibile perdersi, e gli enigmi ambientali richiederanno semplicemente il giusto utilizzo della tecnologia AR, rendendo l’esperienza scorrevole e senza pause.

Dal punto di vista tecnico invece Tacoma è artisticamente molto ben realizzato, con uno stile grafico semplice e pulito e molto immersivo; la versione PC da noi testata non aveva bug o rallentamenti e anche l’interfaccia dei comandi durante la rappresentazione della Realtà Aumentata è semplice, chiara e perfettamente funzionale e integrata abilmente nel contesto. Il comparto sonoro vanta un doppiaggio davvero di ottimo livello e un accompagnamento musicale azzeccato, che aiutano la predominante componente narrativa ad essere efficace.

Tacoma 02

Conclusioni

Anche se decisamente meno emozionante e coinvolgente di Gone Home, Tacoma è un’altra perla narrativa in questo panorama videoludico che anche nel mese più caldo d’estate ci propone diversi titoli interessanti, e i ragazzi di Fullbright sono assolutamente da tenere d’occhio perché con questo secondo lavoro hanno dimostrato di avere la capacità innata di saper raccontare delle belle storie che intrattengono e allo stesso tempo analizzano e fanno riflettere su diversi aspetti della nostra società e del nostro io più profondo.

L’unico vero e proprio difetto della produzione è la longevità, che si assesta come già detto durante questa recensione sulle tre/quattro ore per esplorare approfonditamente tutto quello che Tacoma ha da offrire, con pochissima rigiocabilità, almeno nell’immediato, oltre ovviamente ad un gameplay tipicamente da walking simulator che potrebbe scoraggiare alcune tipologie di giocatori dall’approcciare  a questo titolo.

Tacoma 03

Nonostante la breve durata di questa esperienza mi sento comunque di consigliare vivamente l’acquisto di Tacoma, perché all’onesto prezzo di €19,99 offre la possibilità di giocare una splendida storia indipendentemente dalla sua lunghezza. Chi ha giocato Gone Home non deve assolutamente farsi scappare la seconda opera di Fullbright, sapendo però che probabilmente la vicenda raccontata in Tacoma non riuscirà a coinvolgere emotivamente come quella del suo predecessore.

Da segnalare infine l’assenza di sottotitoli in italiano, almeno per il momento, fattore che, nonostante l’inglese utilizzato non sia particolarmente difficile, dovreste considerare attentamente prima di valutarne l’acquisto.

*Versione testata: PC, fornita da GOG.com

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Tacoma

8

Gameplay

7.5/10

Grafica

8.0/10

Sonoro

8.5/10

Trama

9.5/10

Longevità

6.5/10

Pro

  • Artisticamente e narrativamente sublime
  • Comparto sonoro eccezionale

Contro

  • Longevità davvero scarsa e poca rigiocabilità

Paolo Lorenzini

Dispotico caporedattore di Serial Gamer Italia, dopo anni a girovagare per le redazioni di settore ha deciso di costruirsi una “casa” su misura che gli permettesse di offrire un’informazione libera, priva di clickbait e gestita in maniera equa e meritocratica.

Paolo Lorenzini

Dispotico caporedattore di Serial Gamer Italia, dopo anni a girovagare per le redazioni di settore ha deciso di costruirsi una “casa” su misura che gli permettesse di offrire un’informazione libera, priva di clickbait e gestita in maniera equa e meritocratica.

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