Questa volta siamo davanti a qualcosa di davvero strano.
Più del solito, almeno, e in più sensi.
Il titolo che ci siamo trovati ad avere per le mani si chiama Cultist Simulator, e da dire sul suo conto c’è già più di qualcosa, e non da oggi.
Il progetto, sviluppato da Weather Factory, è stato reso disponibile su PC tramite Steam già qualche anno fa, e successivamente approdato anche su Nintendo Switch. Oggi, con il suo ultimo lancio su Playstation 5 e Xbox Series X, anche noi cultisti di Serial Gamer Italia abbiamo avuto modo di entrare nel suo tenebroso mondo.
Già da tempo, insomma, il gioco aveva colpito l’utenza dei videogiocatori con il suo approccio, i suoi contenuti e le sue atmosfere: scoprirlo oggi rivela come queste sue componenti non abbiano affatto perso mordente, e il suo nuovo approdo sulle console casalinghe di ultima generazione appare chiaramente un’occasione da non perdere di conoscere qualcosa di, in una parola, insolito.
Cultist Simulator potrebbe essere definito semplicemente come un Card Game, ma questa etichetta risulterebbe assolutamente limitante: certo, appena avviata l’applicazione su PS5 abbiamo ben poche scelte oltre quella di iniziare una nuova partita, che dopo averci fatto scegliere un semplice bacground al personaggio di cui tracceremo la storia attraverso le carte, ci getta immediatamente davanti alla plancia digitale. Scopriamo quindi subito come Cultist Simulator sia privo di qualsivoglia tutorial e assolutamente avaro nel darci qualunque tipo di indicazione circa il nostro scopo o gli obiettivi della partita: tutto quello che scopriremo infatti sarà infatti estrapolato dai nostri tentativi di risolvere le carte che ci capiranno in mano, dalla nostra creatività e dalla curiosità. E soprattutto, dai nostri fallimenti.
Questo particolare approccio ad un gameplay comunque tipico di giochi di carte a giocatore singolo può senza dubbio essere un primo scoglio per chi non si aspetta una cosa del genere: Cultist Simulator costringe il giocatore a scoprire come si gioca solo giocando, e rivela le sue regole. Le sue lose condition e i limiti che pone poco per volta e in maniera assolutamente empirica.
Le prime partite risulteranno quindi dei brutali limit testing in cui i giocatori, naturalmente condannati alla sconfitta, scoprono di fatto come si viene sconfitti.
Man mano che si persevera nel tentativo di imparare a giocare si scopre quali sono gli effetti di determinate carte in determinati slot, come l’impiego di queste modifichi gli avvenimenti sul tavolo e quali siano gli eventi che vorremo evitare e quali triggerare: questo darà longevità alle nostre partite, opportunità di esplorare più possibilità e ci permetterà di proseguire nella narrazione che accompagna l’impiego delle carte sulla plancia.
L’altra grande componente che affianca le meccaniche di Card Game presente in Cultist Simulator, infatti, è quella narrativo/testuale.
Muovere le carte sul campo dipana la storia del personaggio che impersoniamo, il cui background è stato scelto prima dell’inizio della partita: che questi sia un medico, una ballerina di teatro o qualsivoglia delle possibilità presenti (implementate nel titolo anche tramite DLC), giocando e risolvendo le carte che abbiamo in mano sarà nostro compito scrivere l’avventura del nostro pg, guidandolo nel mondo misterioso e tutt’altro che rassicurante, disegnato con eccezionale cura dalla lore del gioco.
La scoperta di quest’ultima è uno dei valori maggiori dell’intero progetto: ogni carta indirizza gli eventi verso svolte sempre interessanti, descritte e narrate tramite una importante parte testuale situata a sinistra della plancia di gioco, dove man mano che portiamo avanti le nostre partite ci viene raccontato di come i nostri personaggi siano chiamati a scoprire un mondo oscuro, pericoloso e fortemente ispirato a evidenti atmosfere lovecraftiane. La lore dell’universo narrativo è condivisa tra tutti i background, ma in base alle nostre scelte preventive e quelle che faremo nella partita vera e propria, ci troveremo ad accompagnare i nostri protagonisti in un’ascesa verso l’illuminazione, una discesa verso la follia o la fondazione di veri e propri culti che celebrino la prima, la seconda o entrambe.
Cultist Simulator insomma non rende l’esperienza semplice al giocatore, ma propone qualcosa di davvero particolare che unisce narrativa, cardgame, e gameplay punitivo in un amalgama davvero unica.
Il comparto grafico non è certo quello su cui il titolo si focalizza maggiormente: le illustrazioni delle carte, così come ogni altra presente nel titolo, non è eccessivamente dettagliata, per quanto sempre funzionale ed evocativa, ma dove non brilla la componente visiva (che ripetiamo non è certo insoddisfacente, ma solo semplice), si mette in mostra un apparato audio invece assolutamente notevole, con una original soundtrack e degli effetti sonori che contribuiscono in maniera determinante a creare un’atmosfera inquietante, oscura e misteriosa degna dell’ambientazione ispirata all’opera dell’autore di Providence.
In Conclusione, Cultist Simulator è un prodotto più unico che raro.
Il suo approccio ruvido e privo di tutorial o indicazioni ad un gameplay tipico dei card game comunque articolato può essere un deterrente per i giocatori che non hanno voglia di spremere eccessivamente le meningi per capire come far girare le carte che gli capiteranno in mano ma, oltre ad essere una scelta autoriale assolutamente interessante visto anche il tipo di atmosfera proposta, ripaga l’impegno con la scoperta di una lore incredibilmente profonda, solida e piacevole.
Costa tanto? Regala di più.
Il senso di Cultist Simulator può essere questo? Forse si, ma il tutto in un mondo dove la follia, il terrore dell’ignoto e la divinità nella sua accezione meno sacra fanno perdere a ogni cosa proprio il suo senso.
*Versione Testata: PS5, grazie al codice fornito dal publisher
Cultist Simulator
Trama/AmbientazioneGraficaGameplaySonoroLongevità/Multiplayer