Apprezzo l’arte che finisce, le storie che si concludono.
La fine dà un senso a tutto quello che si è vissuto; tira una linea, regala la possibilità di guardarsi dietro e apprezzare dove si è arrivati celebrando il viaggio che ci ha portato dove ci troviamo ora.
D’altra parte sono anche un uomo, e le cose che finiscono mi spaventano.
Quella linea che si tira diventa una sentenza non più controvertibile. Il voto non contattabile alla fine del foglio. Pone il terrore di fallire, toglie la possibilità di rimediare.
Destiny 2 sta ballando su quella linea: sotto i piedi un campo di fiori. La gloria.
Sopra la testa una spada di Damocle in equilibrio precario. La sconfitta.
Ballerà su questo palco per un anno.
Sublime? Terribile? Vivremo ogni momento.
Per scrivere di Destiny vorrei prendermi il mio tempo, perché glielo devo; mi rendo conto però anche del contesto in cui ci troviamo, per cui chi fosse interessato giustamente esclusivamente al parere legato alla visione tecnica del portale su cui ci troviamo, può tranquillamente skippare il prossimo paragrafo
Ho iniziato a giocare a Destiny con il primo capitolo, in tempo per il lancio de Il Re dei Corrotti, una delle espansioni più celebrate dello shooter mmorpg di Bungie.
Non sono un guardiano dal day one, ma quanti anni ho passato a sparare ai cattivi? Otto? In ogni caso abbastanza da farmi domandare se quelli fossero davvero tutti cattivi, ma su questo ci torneremo.
Con il lancio di Destiny 2 già ero parte della magica redazione di Serial Gamer Italia, della quale sono stato il guardiano per ogni aggiornamento successivo, dal più apprezzato al più vituperato.
La prima quest esotica per trovare il Re dei Ratti su Titano, il raid (terribile) sul Leviatano di Calus, la morte di Cayde-6 ne I Rinnegati e tante altre avventure le ho vissute insieme ad altri guardiani.
Ho combattuto con loro, visto cose con loro, vinto, wipato.
Ora mi si dice che tutto questo sta per finire. Che la prossima espansione di Destiny sarà quella che concluderà la saga per come la conosciamo, e io non so bene cosa pensare.
Non sono neanche sicuro di capire come sia possibile concludere un Game As A Service, ma sono qui che gli vedo fare l’ultimo ballo, per cui tanto vale godermi lo spettacolo.
Siamo davanti a Destiny 2: La Forma Ultima.
La Forma Ultima sarà, come annunciato da Bungie ancora prima del lancio de “La Regina dei Sussurri”, l’espansione che porrà fine alla saga cosiddetta della Luce e dell’Oscurità: nonostante sia previsto un proseguo di Destiny dopo questa, su strade ancora inesplorate, The Final Shape è ufficialmente l’ultimo capitolo di questo gioco per come abbiamo imparato a conoscerlo dal suo lancio su Playstation 3.
Le scorse season, specie quelle che si sono susseguite nell’ultimo anno, hanno portato avanti la narrazione fino al punto in cui ci troviamo ora: con il Viaggiatore penetrato dal Testimone e con l’avanguardia che tenta senza successo di inseguire quest’ultimo, riuscendo a far oltrepassare il portale verso il cuore del Viaggiatore solo ad Uldren Sov, ora rinato come guardiano e noto come Il Corvo.
La forte connessione spirituale del corvo con la Gemella Mara Sov, la regina degli Insonni, permette al grande potere di lei di riaprire un collegamento verso il luogo dove si è diretto il testimone, così da far passare inizialmente il nostro Guardiano e poco dopo i vertici dell’avanguardia, il Comandante Zavala e Ikora Rei.
Ciò che troviamo all’interno del Pallido Cuore del Viaggiatore sfida la fantasia anche del più versato dei sognatori: La Luce qui presente dà forma ai pensieri degli esploratori, creando dunque un ambiente surreale dove si avvicendano città, foreste e valli che ricordano molto da vicino luoghi in cui siamo già stati, proprio perché sono i nostri ricordi a dare il canovaccio con il quale poi la Luce genera questo luogo ai confini della metafisica.
Prima di riunirci con il Corvo incontriamo inoltre qualcuno di inaspettato: Cayde-6, nostro vecchio amico e ultima avanguardia dei Cacciatori è inspiegabilmente qui, all’interno del cuore.
Come questo sia possibile è uno dei tanti misteri che dovremo rivelare durante la nuova campagna.
L’ aiuto di Cayde, così come quello del resto dei membri dell’avanguardia che ritroveremo nel Pallido Cuore, sarà fondamentale per raggiungere e fermare il Testimone, determinato a utilizzare il potere del Viaggiatore contro la sua volontà, per forgiare una realtà dove non esiste né vita né morte, ma solo un’immobilità priva di tempo dove sono cristallizzati tutti gli esseri viventi ma non esiste alcuna speranza.
Questa è La Forma Ultima che il nostro antico nemico ha intenzione di imporre all’intero universo, e il nostro compito è quello di fermarne l’arrivo per mantenere in equilibrio, o almeno vivo, il cosmo stesso.
La Campagna de La Forma Ultima è, come cera da aspettarsi, una delle più eclatanti dell’intera saga.
Fortemente votata ad un approccio cinematografico e ricca di contenuti interessanti anche a livello di storia vera e propria, questa ci guida attraverso lo svolgimento delle nuove missioni all’interno della nuova ambientazione, il Pallido Cuore del Viaggiatore.
Iniziando in primo luogo a farci vivere l’attacco al Testimone iniziato con la fine della season of the Wish, le varie Quest principali permettono di concentrare la narrazione sui nostri compagni, approfondendoli come personaggi mentre ci prepariamo a sferrare l’assalto finale.
L’atmosfera di mistero che permea gli atti di esplorare la nuova area e cercare di capire cosa stia combinando il nostro antico nemico aiuta a mantenere alto l’interesse dei giocatori sulla trama, mentre il ritmo del gioco vero e proprio risulta comunque sostenuto e fonte di grande intrattenimento.
Il più grande pregio che ho trovato in questa porzione di espansione è stata appunto la capacità di valorizzare personaggi e concetti che troppo spesso in passato erano rimasti in secondo piano: il focus sul viaggiatore dà finalmente qualche spunto concreto su cui riflettere e gli stessi concetti di luce e ombra vengono qui trattati in modo esplicito.
Ponendo poi attenzione sulla narrativa nello specifico, e apprezzando per diretta conseguenza il personaggio del Corvo, devo dirmi assolutamente soddisfatto del trattamento che questi ha ricevuto in The Final Shape.
Dico questo perché personalmente penso che questo sia la figura che tra tutte, nel corso dell’intero Destiny, matura e cambia in maniera più interessante e soprattutto organica.
Bungie ha certamente sempre provato a fare muovere i suoi interpreti all’interno dell’universo di gioco, cambiarli, metterli sotto i riflettori. Spesso però i tentativi sono stati goffi e i risultati hanno dato l’idea di mutamenti un po’ troppo “buttati lì”.
Un esempio di questo può essere, proprio nella nuova espansione, il rapporto dei vari guardiani con i loro spettri, figure che finalmente vengono approfondite anche più che in The Witch Queen.
Il fatto è che questo improvviso focus, che vede sviolinare a schermo il rapporto tra Zavala e Brocchiero, o anche Cayde e Danza del Sole, suona un po’ strano, visto che di fatto non si è mai dato loro spazio prima di ora.
La cura dei propri personaggi va gestita con costanza, credo, e questo è stato fatto in maniera egregia con il Corvo, ma in modo fin troppo superficiale con altre figure e concetti. Ora, alla fine della saga, è ormai troppo tardi per mettere delle toppe sommarie, similmente a quando alla fine dell’anno scolastico provavamo a recuperare le materie insufficienti del quadrimestre per non avere gli esami a settembre.
Concludendo la disamina sulla campagna in ogni caso, il voto secco a quest’ultima è assolutamente positivo, sia per la resa pad alla mano, sia per la tenuta narrativa, che ho trovato ben superiore a Lightfall.
Insomma, nonostante non siamo davanti ad una perfezione che certo non era ormai raggiungibile, The Final Shape è sicuramente interessante e divertente, oltre che con ogni probabilità un Must Play della saga di Destiny, vuoi anche solamente perché la sua conclusione.
La campagna è stata lanciata il 4 giugno, e dopo 3 giorni, il 7 dello stesso mese, è stato reso disponibile il Raid de La Forma Ultima, chiamato Orlo della Salvezza.
Con il testimone ferito alla fine della story mode, ora le squadre composte da 6 guardiani hanno l’occasione di incalzare il nemico e attaccarlo in questa emblematica attività per scindere il suo collegamento con il Viaggiatore, costruendo così l’opportunità di eliminarlo una volta per tutte in una ulteriore missione finale, resa disponibile solo dopo il primo completamento da parte dei giocatori di tutto il mondo.
Come ogni raid di Destiny, il lancio dell’attività è stato accompagnato dalla sfida alla community per stabilire chi fosse la prima squadra a completare la trial: questo serraglio ha dato vita a qualcosa di mai visto prima.
Orlo della Salvezza ha messo i giocatori davanti ad una battaglia tale che il primo team al mondo a completare il raid ha impiegato quasi ventiquattro ore di tempo reale, superando di molto quelle che furono necessarie a completare la Volta di Vetro al suo day one sul primo Destiny (quando di fatto ancora sì sapeva a malapena come si svolgesse un raid) e sfondando anche il record de L’Ultimo Desiderio, quando l’incremento repentino del level cap aveva costretto molti team ad affrontare l’attività fortemente sottolivellati.
È stata una sfida dura, ma sempre più guardiani stanno avendo la meglio sulle avversità in questi ultimi giorni.
Le meccaniche di Edge of Salvation sono intricate, i nemici duri a morire e i boss davvero ostici. A questo si uniscono anche degli improperiosi timer che daranno un limite di tempo per completare alcuni step, rendendo fondamentale precisione e affiatamento per i team che intendono vincere la sfida posta dal Testimone.
Un raid di questa difficoltà può scoraggiare qualche giocatore, ma con le nuove possibilità di build e composizione delle squadre date dalle nuove meccaniche introdotte in The Final Shape, la questione Edge of Salvation si farà certamente più abbordabile ogni giorno, offrendo così le sue ricche ricompense a tutti.
Volendo parlare delle sopracitate nuove meccaniche di The Final Shape, c’è davvero molto da dire.
Queste infatti sono diverse, ma la più importante è certamente l’introduzione di una nuova sottoclasse per Stregoni, Cacciatori e Titani, detta Prismatica.
Mentre la luminosità del Viaggiatore viene insozzata dalla scura presa del testimone, infatti, anche noi guardiani riusciamo a mettere in contatto ombra e luce, tanto da sbloccare un nuovo potere che attinge la forza sia dell’oscurità che della stessa luce.
Questa è la nuova sottoclasse prismatica, che oltre a mettere a disposizione nuove super per ogni classe, permette anche di scegliere che tipologie di abilità sfruttare all’interno della build.
Con questa nuova sottoclasse avremo dunque la possibilità, ad esempio, di utilizzare una granata ad arco, un corpo a corpo da tela scura e un’abilità di classe solare: le combinazioni sono possibili con ogni elemento, e questo espande a dismisura il potere e le opportunità dei guardiani di creare fortissime build, anche grazie ai sempre presenti pezzi di armature ed armi esotiche, tra cui spicca un nuovo ottenibile pezzo di equipaggiamento che è possibile droppare con due perk esotici randomici tra quelli presenti, che promettono di potenziare ancora di più la nostra già straripante forza.
Le possibilità di fare quadrare build forti e fantasiose non sono mai state così tante, e ad oggi, già a qualche settimana dal lancio dell’espansione, la community di Destiny sta ancora sperimentando per trovare le soluzioni più performanti e divertenti.
Anche i nemici in ogni caso si fanno più ostici in The Final Shape, e i guardiani si ritrovano qui ad affrontare unità “trascese”.
Questi particolari avversari sono circondati da un’aura arcobaleno e risultano invulnerabili ai danni a meno che anche il giocatore non raggiunga lo status di trasceso. Per fare ciò sarà necessario caricare una barra posta nell’hud sotto quella della super facendo sia danni da luce (quindi legati a elementi arco, vuoto e solare), sia danni da ombra (stasi e telascura). Una volta che la barra sarà carica avremo modo di attivare la trascendenza, colpire i nemici fino a quel momento imbattibili e guadagnare anche un bonus di danno su tutti i nostri bersagli.
Insomma di nuova carne al fuoco ce n’è davvero tanta, e l’unico modo per gustarla tutta è gettarsi a capofitto nella nuova espansione: nuove scoperte, una dinamicità di gioco completamente rinnovata e meccaniche GDR ulteriormente ampliate rispetto a prima sono i piatti principali sul menù di Destiny, un gioco da oggi quasi completamente nuovo.
Con la conclusione de La Forma Ultima, la sua campagna, il suo raid e la succedente missione finale però, Destiny non chiude i battenti.
Mi chiedevo da anni come potesse un gaas terminare, e la risposta per ora sembra essere la seguente.
Non lo fa.
La sconfitta del Testimone ha come effetto quello di irradiare nel sistema sol delle onde di luce, chiamate Echi, che hanno come epicentro il Viaggiatore, e che ovunque approdino portano forti cambiamenti alle entità del luogo.
Il primo Eco che vedremo, nel corrispondente primo atto della season, cade su Nessus, e influenza i Vex del posto. Sono quindi qui attualmente ancora in corso le indagini sulla natura di queste aure e sull’effetto che hanno sui Vex, i quali, seppur visibilmente più forti, cominciano a combattere tra loro.
I guardiani dovranno fare squadra con la cara vecchia Failsafe e cercare di fare luce su un mistero che può svelare molto di quello che saremo chiamati ad affrontare in futuro.
Ad onor del vero non sto particolarmente apprezzando la nuova season, a partire dalle basi su cui si sviluppa.
Nulla da dire a livello di gameplay: la nuova attività stagionale sembra dinamica e non troppo estenuante e le nuove armi e armature sono comunque accattivanti: il fatto è che non riesco a mandare via la sensazione di star vivendo qualcosa di superfluo, posto dopo quello che doveva essere lo showdown finale.
Sembra quasi di aver rushato lo scontro con l’ultimo cattivo, e una volta concluso quello rendersi conto che ci sono ancora una miriade di cose da rimettere a posto per “chiudere” davvero la storia: i Vex non facenti parte della Divisione Sol non seguivano il Testimone. Cosa farà ora questa fazione comunque nemici dell’umanità? E la Divisione?
A trattare la cosa ecco il primo episodio di Echi.
Ci siamo dimenticati un paio di anni fa di Fikrul, signore degli infami e servo del Testimone: cosa combinerà ora con la caduta di questo?
Eccolo protagonista di un prossimo episodio.
E Xivu Arath? Abbiamo letteralmente lasciato indietro una divinità dell’alveare pari a Oryx e Savathun (che ricordiamo essere di nuovo in circolazione), e abbiamo marciato verso la nostra ultima battaglia incuranti di questa.
Qual è il piano a questo riguardo?
Insomma, mi sembra ad ora che tutto quello che stiamo vivendo in questa season sia materiale che avrebbe dovuto essere trattato prima, in maniera più organica e con più calma, così da poter guardare davvero al futuro di Destiny dopo aver chiuso ogni questione.
Il futuro sarebbe stato ignoto, ricco di possibilità e assicurato nel suo essere davvero qualcosa di nuovo: ora invece anche su questo aleggia il fantasma di figure rese ingombranti nella lore solo per incuria, come attori lasciati a bordo del palco mentre la recita va avanti.
Si tratta in ogni caso di valutazioni personali, più legate appunto ad una visione d’insieme di tutto il progetto Destiny che nello specifico al contenuto che dà longevità di settimana in settimana al looter shooter di Bungie, che ripeto risulta comunque gradevole.
In conclusione, e questa volta davvero, Destiny 2 porta la chiusura di un importante capitolo della sua narrazione con un’espansione assolutamente all’altezza di questo compito.
The Final Shape ci fa vivere il finale della sua epopea fantasy/Sci-Fi esattamente come ci saremmo aspettati: la campagna, divertente e caratterizzata da un buon ritmo, ha luogo in una nuova location, il Pallido Cuore, che abbiamo modo di esplorare affidandoci alle nostre nuove abilità. Queste vengono affinate da quello che è il nostro potere più importante: la fantasia di creare qualcosa di mai visto con le build dei nostri PG, grazie appunto alle nuove implementazioni in fatto di armi, armature e sottoclassi.
Siamo davvero davanti alla fine di qualcosa, e ciò che verrà dopo è ancora sconosciuto.
Sappiamo dalla presentazione di Bungie che oltre l’episodio Echi di quest’anno, esiste qualcosa chiamato “Destiny 2 Frontiers”, e ad oggi siamo a conoscenza solo di questo.
Si parla qui ancora di Destiny numerato con “2”, e l’unico altro elemento è il termine “Frontiers”, e risulta per questo quindi chiaro che, vista a scarsità di elementi, ogni speculazione nascerebbe su basi davvero troppo labili, e non è mia intenzione farne qui.
Quello che è certo è che abbiamo chiuso un percorso e girato una pagina.
Ciò che abbiamo vissuto è stato importante sia per noi che per il panorama videoludico in generale, tanto cambiato dal lancio del titolo, così tanti anni fa.
È stato un viaggio incredibile, e non è ancora finito.
Il prossimo passo sarà qualcosa di mai visto, e prima di questo vale la pena sedersi e guardare indietro.
Ne abbiamo vissute davvero tante, guardiani. Siamo quasi pronti per il resto.
*Versione testata: PS5, grazie al codice fornito dal publisher
Destiny 2: La Forma Ultima
Trama/AmbientazioneGraficaGameplaySonoroLongevità/Multiplayer