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Tower 57 – Tra ambientazioni Dieselpunk e braccia che cadono – Recensione

7 Dic 2017 | News, PC, Recensioni, Recensioni Videogiochi

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Le premesse per Tower 57, gioco sviluppato da Pixwek e distribuito da 11 Bit Studios, erano decisamente buone. Un twin-stick shooter con ambientazione Dieselpunk e la possibilità di local e online coop? Hai tutta la mia attenzione! Scopriamo se le premesse si sono concretizzate nella recensione completa!

Trash. Action. Trashaction?

Siamo degli agenti segreti, e dobbiamo scoprire cosa accade nella Torre 57, e… a parte qualche colpo di scena riguardo ad associazioni inesistenti e agenti manipolati, direi che la storia possiamo anche accantonarla, per ben due motivi: non è propedeutica all’incedere del gioco; è quasi parodistica, nel senso che da dialoghi e sotto-testi, sembra che nemmeno ai protagonisti freghi qualcosa. Poco male, per i più frettolosi si potranno comodamente saltare dialoghi e diapositive, per chi invece vuole immergersi un po’ di più nella “lore”, troverà tante piccole chicche.

Passiamo invece al cuore dell’opera, ovvero il gameplay. Come già detto, ci troviamo davanti un twin-stick shooter con visuale (direi quasi ovviamente) isometrica, con meccaniche roguelite. All’inizio di ogni run, possiamo scegliere 3 dei 6 personaggi a disposizione, tutti molto “caratteristici” e dotati di un kit di partenza unico: troveremo personaggi come la poliziotta, con fucile a pompa, gancio e una Super che richiama dei “bot carnivori”, o il Don, con la sua classica mitraglietta a tamburo e una esilarante Super che chiama una macchina stile anni 40, carica di gangster pronti a “giustiziare” i nemici a schermo.

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Se uno dei nostri personaggi dovesse morire, il gioco ci farà passare a quello successivo, con conseguente game over in caso della morte di tutti e tre. Durante le nostre run, grazie alle Amber Balls, sarà possibile rianimare uno dei compagni morti, a patto di recarci dalla Medium, situata in città (hub di gioco tra una missione e l’altra) e in alcuni punti dei livelli. In ogni caso, il gioco effettua dei salvataggi automatici in concomitanza di alcuni checkpoint importanti, come prima di una boss fight o all’inizio del livello: nonostante questa meccanica caratterizzi il gioco come roguelite e non come roguelike, c’è da dire che avere dei salvataggi così sporadici tende comunque a punire troppo i giocatori che preferiscono esplorare in lungo e in largo la mappa anziché andare dritto al sodo. Tradotto: dopo aver perso tutti i progressi e il bottino per la terza volta di fila, probabilmente la quarta volta andrete di corsa a terminare il vostro obbiettivo.

Purtroppo, questo è il grave difetto di Tower 57: la difficoltà applicata all’esplorazione. Considerando che tutto, nel gioco, si ottiene attraverso i soldi (potenziamenti, oggetti, migliorie al personaggio), l’esplorazione è quasi fondamentale, se non obbligatoria, per garantirsi maggiori possibilità di successo e per, semplicemente, migliorare l’esperienza di gioco. Come detto prima, però, questa è scoraggiata da un avaro sistema di checkpoint, e a ciò va ad aggiungersi un problema secondo me ai limiti del game-breaking: l’inaspettata inaccessibilità alle zone precedenti. Capiterà, anche troppo spesso, di oltrepassare una porta per veder questa chiudersi inesorabilmente alle nostre spalle, costringendoci magari a lasciarci dietro delle casse di munizioni, dei medikit, degli oggetti o delle armi che avevamo semplicemente preventivato di raccogliere in un secondo momento. Ho provato più e più volte a darmi una spiegazione a questa scelta, ma senza darmi una risposta convincente. Passatemi il termine, ma, in poche parole, è una “bastardata gratuita”.

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Tornando a noi, una delle peculiarità pubblicizzate è la possibilità di “potenziare” o “riparare” il proprio personaggio. Riparare? Beh, nel gioco sono presenti delle creature simili ai Licker di Resident Evil (ma azzurri) che hanno la possibilità di “mangiare” uno dei nostri arti, perdita che porterà a diverse conseguenze: braccio sinistro, ciao ciao oggetto attivo; braccio destro, ciao ciao arma; gambe… beh, ci toccherà strisciare. Se si unisce il fatto che spesso, questi mostri, appaiano completamente all’improvviso, al fatto che non ci sia un vero e proprio counterplay… ho già detto “bastardata gratuita”?
In ogni caso, per farla breve, il poter potenziare o riparare il proprio corpo non è nulla di più epico di quello che effettivamente è: possiamo dare dei bonus alle armi o alla nostra velocità, ma tant’è, nulla di trascendentale a livello di gameplay se non il valore numerico del bonus stesso. Onestamente mi aspettavo qualcosina di più.

 

Questo sono io o sei tu? (cit.)

Il gioco, come detto in apertura, fornisce due opzioni per la modalità cooperativa, ovvero quella in locale e online. Fortunatamente, nel primo caso non si verificherà lo split dello schermo, che avrebbe in caso reso il gioco troppo caotico. Già così, a schermo intero, la natura da bullet-hell rende il gioco poco “usufruibile” in caso di due giocatori: i pixel sono troppo grossolani (ve lo dice uno che apprezza in generale la pixel-art); i colori non aiutano, non essendoci differenziazioni tra proiettili amici e nemici; la distinzione tra giocatore 1 e giocatore 2 non è propriamente ideale, e nel casino a schermo confondersi è un attimo. Per riassumere: giocabile in coop, ma con tante tante difficoltà.

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Ci sono però delle meccaniche particolari che stimolano i giocatori a “collaborare”. Alcune armi, come ad esempio lo spara arpioni, funzionano meglio facendosi aiutare da un secondo giocatore pronto ad approfittare del nemico immobilizzato, così come alcune Super si combinano egregiamente tra di loro. Inoltre, un giocatore può trasportare un compagno gambizzato, e portarlo alla macchinetta di potenziamento prima che questo muoia dissanguato. Insomma, idee di fondo buone ce ne sono, peccato per la resa finale, troppo caotica a schermo.

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La resa dei conti

Tower 57 è un gioco con tante idee di fondo per essere un titolo originale, che si limita però ad essere un tributo a tempi che furono. Personalmente, trovo che riproporre generi famosi del passato videoludico sia un’idea valida, soprattutto nel momento in cui si applicano le possibilità date dalle tecnologie moderne a generi considerati ormai “morti”, come platform, roguelike, e via dicendo. Tower 57 non è un brutto gioco, ma non è nemmeno un gioco imprescindibile. Avete una domenica libera e vi annoiate? Dategli una chance. In caso contrario, aspettate eventualmente un’offerta vantaggiosa, nel frattempo prenotate un amico e preparate il leggendario barattolo delle imprecazioni!

*Versione testata: PC (via Steam) grazie al codice digitale fornito dagli sviluppatori

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Tower 57

6.8

Gameplay

6.6/10

Grafica

6.4/10

Sonoro

7.0/10

Trama

6.8/10

Longevitò

7.0/10

Pro

  • A tratti esilarante

Contro

  • Strane scelte di game-design

Leonardo Scarfò

Appassionato di videogiochi da una vita, li considera la massima forma d'arte e di intrattenimento. Come un bambino che smonta i suoi giocattoli, cerca sempre di capire cosa c'è dietro la magia che avviene a schermo.

Leonardo Scarfò

Appassionato di videogiochi da una vita, li considera la massima forma d'arte e di intrattenimento. Come un bambino che smonta i suoi giocattoli, cerca sempre di capire cosa c'è dietro la magia che avviene a schermo.

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