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The Elder Scrolls Online: Horns of the Reach – Fiamme e Corna all’Ombra delle Mura – Recensione

6 Set 2017 | Recensioni Videogiochi, PC, PlayStation 4, Videogiochi, Xbox One

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Non c’è un attimo di pace in quel di Tamriel. Se pensavate infatti che combattere contro il principe daedrico dei Patti per aiutare una semidivinità a impedire la caduta di un meteorite fosse tutto parte di una giornata di lavoro particolarmente stressante, non sapete cosa stanno affrontando negli ultimi tempi gli intrepidi eroi che abitano i vastissimi ambienti di The Elder Scrolls Online.

Ormai da quasi una settimana infatti Bethesda e Zenimax hanno reso disponibile il nuovo DLC del titolo, intitolato Horns of the Reach, insieme ad una patch generale che introduce alcune interessanti novità all’interno del fortunato MMORPG ambientato nell’universo narrativo di The Elder Scrolls.

Tempo dunque di tornare in compagnia dell’healer argoniano più simpatico e squamoso di tutto il server europeo e dare un’occhiata a cosa succede di nuovo su ESO.

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I guai arrivano sempre da Craglorn

Horns of The Reach potrebbe sembrare un DLC di poco conto, ma non è così: nonostante infatti introduca come contenuti di gioco inediti solo due Dungeons pensati per una formazione di quattro giocatori, l’intero comparto di nuovi elementi è strutturato straordinariamente bene e in maniera più solida e coerente di quanto visto in passato per i contenuti aggiuntivi a pagamento precedenti a questo.

Tutto Horns of the Reach è infatti sostenuto da una compatta ossatura formata da una storia di base, che giustifica la nostra discesa nelle segrete che propone il contenuto:

Gli uomini del Reach infatti, una regione conosciuta anche per aver fatto la sua comparsa in The Elder Scrolls V: Skyrim, hanno scoperto tra le lande inospitali di Craglorn la leggendaria Bloodroot Forge, creata dal principe daedrico della caccia Hircine, e contenente il potere di creare potentissime armi. Quando si parla di Hircine però, la bestia che ci cova non è mai una gatta, ma qualcosa di molto più ferale e pericoloso: gli uomini del Reach si trovano dunque stretti in un alleanza con i seguaci del semidio, manifesti in questo luogo con l’aspetto di temibili minotauri, continuando forti di questo legame nel perseguire i loro obiettivi, primo dei quali cingere d’assedio la città di Falkreath, dove la figlia dello Jarl ha preparato la città per resistere all’assedio, e tentare di conquistarla. È a questo punto che i Vestiges di tutta Tamriel dovranno fermare i potenti avversari, formando squadre di 1uattro elementi in compagnia dei fidati compagni di una vita.

horns of the reach 2 Serial Gamer

La Forgia della Radice di Sangue

Bloodroot Forge è il primo dungeon introdotto col contenuto aggiuntivo: in questa sede i giocatori si muoveranno direttamente alla fonte dalla quale i nemici attingono al potere di Hircine per fermare una volta per tutte la marea di uomini e bestie che esce dalle sale più interne della forgia e difendere il mondo al suo esterno. Si tratta di un dungeon di difficoltà abbastanza elevata, all’interno del quale il coefficiente di complicatezza è dato più da alcune meccaniche che risulteranno nuove, piuttosto che per l’effettiva potenza dei nemici o per la quantità dei mob. Bloodroot Forge ci accompagnerà attraverso Craglorn per farci espolrare a fondo le viscere di un vulcano, dove è celata la forgia di Hircine, difesa ovviamente dal boss finale del livello. Il colpo d’occhio risulterà notevole in ogni fase dell’esplorazione: si potranno ammirare alcune nuove tipologie di nemici, osservare meglio i minotauri, introdotti in maniera blanda con il DLC Dark Brotherhood, e godersi le ambientazioni colme di dettagli e accattivanti alla vista, dove mistero natura e antichità formano un triangolo inscindibile, valorizzato grazie ad una scelta artistica di colori molto aggressivi e contrastanti tra loro, come rosso e verde.

horns of the reach 1 Serial Gamer

L’Assedio di Falkreath

Il secondo dungeon del DLC è Falkreath Hold, e all’interno di questo saremo chiamati a fare i conti con la seconda faccia della scoperta della forgia di Hircine: l’avanzata militare dei nostri nemici che forti del potere del principe daedrico, si fanno avanti per conquistare la città, nonostante abbiamo tagliato loro ritirata e supporti dopo la nostra incursione durante il dungeon Bloodroot Forge.

Anche all’interno di questa nuova area di gioco saranno presenti alcune meccaniche nuove, che guideranno i giocatori verso l’interessante bossfight finale, che li metterà alla prova grazie alle ristrette dimensioni dell’arena in cui avviene. La varietà dei nemici sarà notevole, e ad accompagnare gli onnipresenti minotauri saranno presenti anche forme di Atronach  mai viste fino a questo momento. Ciò che più colpisce di questo dungeon è però l’aria che si respira: fin dal momento dell’ingresso nella zona, è palpabile l’atmosfera di frenesia che permea le ambientazioni, propria di un campo di battaglia quale la città è, e che permette di percepire l’ansia di ogni momento come se questo facesse parte di una corsa contro il tempo per salvare la capitale dell’omonima regione del Falkreath. Non c’è un attimo per fermarsi e godersi con calma le ambientazioni che si snodano attraverso la città, sebbene queste siano curate e piacevolmente nuove all’interno dell’intero titolo.

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Dando una visione di insieme ad Horns of the Reach dunque, scopriamo che questo DLC è un lavoro piccolo, ma solido e del tutto godibile e divertente. Disponibile sul Crown Store al prezzo di 1500 Crown (circa 13 euro, una spesa comunque contenuta) questo dà accesso fondamentalmente a solo due dungeon, ma per un certo punto di vista rappresenta un notevole passo avanti rispetto a Shadow of the Hist (e lo dico a malincuore, da Argoniano fiero di esserlo), altro DLC che introduceva due dungeon singoli. Dove infatti quest’ultimo rendeva disponibili le sue zone senza uno straccio di introduzione o collegamento con il resto del mondo di gioco, Horns of the Reach si premura di dare una dimensione fisica e temporale agli avvenimenti all’interno dei suoi due Dungeon, regalando ai giocatori la sensazione di stare davvero vivendo un’avventura all’interno di un mondo Fantasy e non semplicemente l’idea di stare ripulendo l’ennesima segreta.

A questo si aggiungono ovviamente i nuovi set da 5 pezzi d’armatura e monster set introdotti, che potranno essere farmabili al netto di una difficoltà nel portare a termine i dungeon che non risulterà del tutto impervia, ma che anche offrendo una sfida notevole, in un immaginaria classifica di complessità si collocherà tra i contenuti offerti con il DLC Imperial City e quelli introdotti appunto con Shadow of the Hist, che ad oggi ritengo personalmente ancora i più ostici.

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Si tratta dunque di un prodotto di ottima fattura, e che non intende modificare più di tanto l’universo di gioco come aveva fatto Morrowind poco tempo fa, ma semplicemente di dare freschezza ad un titolo che porta magnificamente i suoi ormai quasi 4 anni di vita, riuscendo perfettamente nel suo intento, e facendo venire l’acquolina in bocca per le sfide che ancora verranno dopo di lui.

ESO è così: le avventure non finiscono mai, e gli eroi non ne hanno mai abbastanza.

 

Versione provata: PlayStation 4, grazie al codice gentilmente offerto dagli sviluppatori.

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The Elder Scrolls Online: Horns of the Reach

8.2

Trama/Ambientazione

8.0/10

Gameplay

9.5/10

Grafica

8.0/10

Sonoro

8.0/10

Longevità

7.5/10

Pro

  • Prezzo contenuto
  • Dungeon innovativi
  • Dungeon supportati da una storia di base

Contro

  • "solo" due dungeon

Pietro "Pido" Ferri

Deputy Editor di Serial Gamer, viaggia per i Videogames, si guarda in giro, fa foto, respira l'aria. È un po' come un turista, ma nel senso buono. Si interessa con dedizione all'approfondimento di qualunque forma d'arte che riesca a trasmettergli emozioni

Pietro "Pido" Ferri

Deputy Editor di Serial Gamer, viaggia per i Videogames, si guarda in giro, fa foto, respira l'aria. È un po' come un turista, ma nel senso buono. Si interessa con dedizione all'approfondimento di qualunque forma d'arte che riesca a trasmettergli emozioni

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