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Ghost Files: The Face of Guilt(y) – Recensione

4 Giu 2017 | Recensioni Videogiochi, PC, Recensioni

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Ghost Files: The Face of Guilt si presenta come un hidden object come altri, con ricerca di indizi utili all’investigazione della detective Emily Meyer, ma in realtà ha qualcosa in più! I luoghi in cui cercare non sono infatti solo terreni, ma si dovrà esplorare anche l’aldilà per salvare se stessi e l’ultima vittima di un serial killer noto come Mr Guilty. Il titolo è già disponibile su Steam a partire dal 18 maggio 2017 a € 7,99.

Ghost Files: aiuti o non aiuti?

All’avvio di Ghost Files: The Face of Guilt si può selezionare una tra tre difficoltà oppure personalizzare la partita scegliendo quali suggerimenti mostrare e quali no; durante il gioco, nei momenti di gioco più intensi, si avranno poi a disposizione degli aiuti, più o meno radi a seconda del grado di sfida scelto. La cosa non chiara è: perché viene specificato che si avranno delle penalità usando gli aiuti se non c’è nessun sistema di conteggio di punti/premi o qualsiasi cosa che indichi in che modo si viene penalizzati? Ma a parte questo dubbio, un altro modo per facilitarsi la vita durante l’avventura o per variare un po’ la modalità di gioco è completare la ricerca all’interno delle stanze con ricompense giocando a “monaco cards” piuttosto che cercare gli oggetti nel modo tradizionale. Questa modalità prevede l’abbinamento di carte uguali adiacenti con lo scopo di eliminare le carte speciali che contengono la raffigurazione di un indizio: si cancella così uno degli oggetti che altrimenti andrebbero cercati nella stanza bonus; è particolarmente comodo nel caso in cui uno di questi non sia immediatamente visibile, poiché vuol dire che altrimenti bisognerebbe anche trovare interazioni diverse prima di poterlo raccogliere. D’altra parte, così facendo, si toglie in alcuni casi la componente tipica del genere hidden object… Sono scelte.

Ghost Files

Ci sono diverse altre meccaniche particolari, che gli sviluppatori di Brave Giant LTD hanno introdotto e che rendono Ghost Files: The Face of Guilt un titolo molto diverso dagli altri di questo genere. La prima è l’utilizzo di un kit da laboratorio per confrontare i campioni di sangue, impronte digitali e proiettili raccolti nelle varie scene: sono presenti facili istruzioni e seguendole si ottengono delle risposte ai quesiti del gioco. C’è poi la componente di avventura nell’aldilà, in cui si ottengono poteri come la manipolazione degli elementi per liberare degli indizi incastrati nel ghiaccio o in un luogo troppo caldo da raggiungere in modo sicuro; ci sono poi – per fortuna poche – interazioni con nemici che vogliono catturare Emily e in questo caso sarà necessario seguire una successione di tasti  per liberarsi. Dico “per fortuna poche” non perché non mi piaccia l’idea ma perché, nonostante gli assalitori siano diversi e la meccanica consista nel muovere le sole mani del personaggio, la combinazione da eseguire è sempre la stessa. Da ultimo, sono presenti nel corso delle indagini puzzle di diverso tipo, tutti molto piacevoli (in caso contrario il tasto Hint permette di saltarli, ma si perde anche un piccolo pezzo di storia).

Tremenda vendetta

L’indagine di Emily Meyer ha inizio quando riceve una chiamata da parte di una signora che afferma di sapere chi sta dietro ad una serie di dieci vittime: nonostante la velocità di reazione, questa diventerà ben presto l’undicesimo cadavere ma permetterà il ritrovamento di tutti gli indizi che aveva raccolto, facendo luce sul caso. Da qui in poi l’indagine sarà volta a ritrovare un uomo di cui si sanno già nome e storia, coinvolgendo un collega, un’altra donna e rischiando la morte tanto da divenire strettamente legati ad una realtà ultraterrena per risolvere problemi a cui non c’è soluzione in vita.

Ghost Files: The Face of Guilt è ambientato in stanze diverse e non si può uscire da un ambiente se non si sono completate tutte le missioni né si può interagire con alcuni oggetti se non se ne conoscono le istruzioni; è quindi impossibile sbagliare o lasciare indietro qualcosa e il gioco si svolge in modo piacevolmente lineare. Basta l’uso del solo mouse per completare il titolo, ma tutte le interazioni sono precise e prevedono un ragionamento dietro ogni ricerca per un completamento veloce: bisogna insomma stare attenti al gioco e immedesimarsi per non dover vagare senza meta perdendo inutilmente tempo o essere costretti ad usare aiuti).

Al termine della partita si ha accesso ad un contenuto speciale che prolunga la storia e si possono completare dal menù principale tutti i puzzle di Ghost Files, senza poter usare indizi né monaco cards. Tutto compreso, il titolo dura solo quattro ore e sommando questo al fatto che è davvero ben realizzato, si rimane un po’ con l’amaro in bocca quando lo si completa così in fretta.

Ghost Files

Ultimo ma non ultimo

Come tipico negli hidden object, la colonna sonora è costituita solamente da un monotono jingle che ci accompagna nelle indagini; sono stati introdotti anche alcuni effetti sonori che sottolineano l’uso di oggetti o le scene di lotta, ma niente di particolare. La grafica è invece ben realizzata, con immagini dettagliate e colori vivaci, comandi facili da trovare e una mappa della zona da utilizzare in caso di necessità. L’unico aspetto negativo in questo caso sono le espressioni facciali, nel senso che hanno voluto introdurle ma non era necessario: i personaggi tipici, con lo sguardo neutro, sono preferibili a quelli con “sguardo cattivo”, i cui primi piani prolungati lasciano un po’ interdetti.

Per completezza, sono presenti nelle scene anche oggetti non utili all’indagine ma che sono collezionabili e può essere una sfida personale raccoglierli tutti!

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Ghost Files: The Face of Guilt

7.8

Gameplay

9.5/10

Grafica

8.5/10

Sonoro

6.5/10

Trama

8.5/10

Longevità

6.0/10

Pro

  • Grafica
  • Varietà di minigiochi
  • Aiuti disponibili

Contro

  • Durata limitata

Silvia Caselli

Gamer durante il giorno, pasticcera la sera, ghiro durante la notte. Ah! Anche giornalista presso Serialgamer.it

Silvia Caselli

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