Non so bene da dove iniziare a parlare di Atelier Resleriana: The Red Alchemist & The White Guardian, esattamente come qualche settimana fa non sapevo bene neanche come approcciarmi a giocarlo.
Con ancora l’ottima esperienza di Atelier Yumia ancora tiepida, non avevo neanche sentito arrivare l’impatto di un nuovo capitolo della serie, e quando l’annuncio è arrivato, qualche mese fa, io avevo un grosso punto di domanda al posto della testa.
Che cos’ era questo nuovo atelier, che arrivava così vicino al suo precedente, che già di per se aveva provato a scardinare qualche canone della serie con la sua (personalmente graditissima) svolta open world? Un progetto parallelo alla serie principale? Un tentativo di salvare quell’Atelier Resleriana: Forgotten Alchemy & The Polar Night Liberator che aveva provato a inserirsi nel franchise con la sua formula mobile/gatcha e il cui servizio è stato interrotto a meno di un anno dal suo lancio?
Io non ho mai vissuto in maniera squilibrata l’attesa per un videogioco, quindi anche sommerso di domande sapevo che, all’uscita del titolo, con tutta la calma del mondo, avrei trovato le mie risposte.
Ora sono qui, con almeno un po’ di queste risposte su Atelier Resleriana: The Red Alchemist &The White Guardian.
Torniamo a prendere in considerazione il titolo gatcha della serie, Atelier Resleriana: Forgotten Alchemy & The Polar Night Liberator: è innegabile che condividendo il titolo con il gioco di cui trattiamo oggi sia da mettere in conto un collegamento tra i due, e effettivamente, come vedremo, questo è assolutamente presente.
Forgotten Alchemy & The Polar Night Liberator (FA/PNL) aveva avuto l’intuizione di utilizzare il cast di personaggi si una serie longeva come Atelier per creare un gatcha su mobile dove questi personaggi fossero tutti ottenibili e giocabili all’interno di un solo titolo: un idea che sulla carta sembrava (e effettivamente trovo che sia) brillante, ma che evidentemente non aveva dato i frutti sperati in quanto, come già anticipato, il titolo è andato incontro ad un rapido End of Service che non ha lasciato nessuna eredità.
Questo almeno fino all’uscita di The Red Alchemist & The White Guardian (RA/WG).

Quest’ultimo non è in nessun modo un sequel del suo scomparso ancestore, ma condivide di fatto l’universo narrativo, nonché l’intuizione di voler essere punto di incontro per moltissimi personaggi che abbiamo già avuto modo di incontrare nel corso dei viaggi narrati dalla serie.
Reso disponibile lo scorso 26 settembre su PlayStation 5, Nintendo Switch e PC tramite Steam, Atelier Resleriana: The Red Alchemist & The White Guardian ci mette nei panni di due nuovi personaggi, il giovane Slade e la spensierata Rias, che sebbene avessero vissuto tempi addietro nella stessa città, si incontrano per la prima volta ora, nella maniera più rocambolesca possibile.
I viaggi dei due li hanno portati lontano, ma nell’incipit di questa avventura, in delle rovine poco fuori dal loro villaggio natale, Hallfein ,il destino vuole che Slade si imbatta in una Rias in difficoltà, e aiutandola faccia la conoscenza della ragazza.
Insieme trovano la porta di un Atelier alchemico abbandonato, e scoprono non solo che questa reagisce al bracciale di Slade, ma anche che Rias sembra avere un potere nascosto che le permette di utilizzare l’alchimia.
I due ragazzi hanno entrambi le loro motivazioni per essere tornati in città, e entrambi sono stati riportati li da una storia travagliata: la strada nel loro prossimo futuro però potrà essere percorsa insieme, e i loro obiettivi si potranno sovrapporre anche a vantaggio di Hallfein, colpito anni addietro da una misteriosa catastrofe che ha fatto sparire molti abitanti e distrutto interi quartieri.
Insieme a nuovi amici e vecchie conoscenze, Rias e Slade saranno quindi chiamati a intraprendere un’avventura grandiosa per riportare alla gloria il loro villaggio, scoprire il mistero che si cela dietro il passato del ragazzo e esplorare i poteri sconosciuti della giovane.

Come anticipavamo, i due protagonisti non saranno da soli in questo viaggio: similmente agli altri Atelier infatti, anche qui il roster di personaggi giocabili sarà ben nutrito, grazie alla presenza di pg bene caratterizzati per ricoprire diversi ruoli in quello che è al cento per cento un jrpg secondo tutti i sacri crismi. Nei combattimenti potremo schierare tre dei nostri beniamini in front line, ma tutto il resto del nostro party sarà comunque disponibile in una back line pronto per essere gettato nella mischia in una soluzione davvero dinamica che dà grande freschezza al sistema di combattimento e ne aumenta esponenzialmente la duttilità.
Ai personaggi introdotti all’interno di RA/WG, si affiancano poi le vecchie conoscenze del franchise: alcuni dei protagonisti più amati di Atelier infatti, si ritrovano qui come “viaggiatori di mondi”, avendo così modo di incontrarsi tra loro e fare la conoscenza di Rias e Slade. A quelli che saranno a tutti gli effetti giocabili, si affiancheranno altri characters che avranno solo il ruolo di npc, ma che la cui conoscenza potrà essere approfondita attraverso speciali Quest che renderanno la loro amicizia fruttuosa anche in termini di gameplay.

Parlando di gameplay, Atelier Resleriana compie una scelta netta accantonando il concept più “moderno” e open world esplorato con Yumia, e torna ad un tipo di ambientazione più classica per la serie, con mappe più concise e leggibili. All’interno di queste i giocatori saranno chiamati ad amministrare risorse e combattimenti, con la finalità fondamentale di reperire materiali con i quali poi praticare la emblematica alchimia che da senso all’intero gioco. Si tratta di meccaniche strettissime di farming e crafting che danno l’identità al franchise da sempre, e che in questa ultima uscita appaiono elaborate in maniera tale da abbandonare qualsiasi tipo di confusione o ariosità per dare vita ad un comparto pulito e più intellegibile che in passato.
Davanti al nostro calderone, le infinite possibilità di combinazione di elementi e creazione appaiono infatti molto schematiche, e senza voler perdere la minima profondità in termini di possibilità e potenzialità, si mostrano in maniera pragmatica e diretta, lasciando al giocatore modo di esplorarle con precisione.

Al combattimento squisitamente jrpg e ad un crafting classico ma fresco si aggiunge poi un’ulteriore sfida per i giocatori: quella legata alla componente gestionale.
La giovane Rias infatti si scopre essere la nipote del vecchio negoziante di Hallfein, e una volta che questi sparisce nella catastrofe avvenuta anni prima, lascia nelle mani della nipotina, volente o nolente, un’attività da gestire.
L’esercizio viene amministrato da Rias con il supporto di Slade e altri amici, e per il giocatore questo si traduce in un’ulteriore sfida: rendere Hallfein un fiorente polo commerciale mentre si riempie le tasche di tintinnanti monete d’oro.
L’amministrazione del negozio prevede la messa in vendita di articoli in base a previsioni di mercato fatte contestualmente, la gestione del personale che lavora in loco (composta da fate con le fattezze da bambini che farebbero bene a essere visionate in sede di sopralluogo delle fiamme gialle), e infine la messa a lustro dei locali, con decorazioni e mobilio che agiscono come veri e propri moltiplicatori di profitto.
Insomma, Atelier Resleriana: The Red Alchemist and the White Guardian offre mille sfaccettature che i fan apprezzeranno, e sebbene non guardi “al futuro” come aveva fatto pochi mesi fa Atelier Yumia, di sicuro fonda la sua proposta su un passato solidissimo, che riesce ad esprimersi in maniera pragmatica e confacente alle aspettative di un nuovo capitolo della serie.

Dal punto di vista grafico, il titolo si allinea alla volontà di produrre un uscita solida all’interno della serie, puntando su ciò che l’ha resa grande e lasciando perdere qualunque altro tipo di velleità o ambizione.
Così facendo Atelier RA/WG si presenta a schermo con un comparto tecnico senza troppi fronzoli, che ad un primo impatto molto colorato aggiunge solo una serie di poligoni molto semplici e animazioni basilari e un po’ impacciate, sia per quanto concerne i combattimenti, che l’esplorazione, che anche quelle legate all’espressivitá dei personaggi. È una scelta comune a una enorme maggioranza di jrpg, e non preclude in nessuna parte l’accesso ad un gameplay che abbiamo già detto tanto diretto quanto solido e divertente.
Di per se la “arretratezza” del comparto grafico non sarebbe neanche notata, se non fosse per il fatto che i titoli della serie precedenti (Atelier Ryza e soprattutto Atelier Yumia) avevano fatto annusare una volontà di superare questo limite tradizionale, ponendosi su un (lungo) percorso di ammodernamento dal punto di vista visivo
In ogni caso, quella del comparto tecnico è solo l’ennesima conferma di come gli sviluppatori abbiano voluto con questo Resleriana, puntare su un prodotto solido e un campo d’azione dove hanno acquisito grande sicurezza, probabilmente anche a supportare l’idea dell’originale Resleriana nella sua versione gatcha, qui riproposta in altra veste ma con la necessità di avere basi ben solide.

In conclusione, Atelier Resleriana: The Red Alchemist and the White Guardian si pone a tutti gli effetti come seconda uscita degli episodi denominati appunto “Resleriana”; metafora perfetta dell’alchimia che fa da protagonista del franchise, RA/WG sembra essere il secondo tentativo di una reazione chimica che ha dato, durante la sua prima prova, dei risultati non previsti. Il titolo raccoglie l’eredità del gatcha mobile, sfortunato in occidente, e la miscela sapientemente con una formula classica per creare qualcosa che è al contempo nuovo e rassicurante: una reazione rischiosa che porta un risultato incredibilmente compatto.
Manchevole forse del coraggio mostrato in Yumia, Resleriana porta a schermo la narrativa tipica della serie, che sviscera tematiche pesanti e introspettive in maniera leggerissima ma non superficiale, e alla fine dell’avventura quello che rimane al giocatore non può comunque essere altro che soddisfazione per aver avuto esperienza di un titolo che riesce comunque ad essere all’altezza del resto del franchise.
La meccanica che rende partecipi della storia anche i protagonisti di passati episodi della serie può essere perfetta per i neofiti che vogliono approcciarsi al franchise: Hallfein è il luogo d’incontro di tantissimi personaggi di Atelier, e dunque una grande occasione di conoscerli per chi ancora non ne ha mai sentito parlare.
Il gameplay classico della serie avvicinerà poi anche i giocatori veterani: in RA/WG le meccaniche di gioco rimangono fedelissime alle proposte che hanno fatto amare Atelier ai suoi fan, ponendosi qui in maniera schematica e più facilmente intellegibile che in passato.
*Versione testata: PS5, grazie al codice fornito dal publisher








