Giocare a The Elder Scrolls Online per me è come essere a casa.
Penso al perché e certamente una delle cause è la mia tendenza a fare del gran romanticismo sulle saghe storiche della mia vita di videogiocatore, quale quella di TES.
Un’altra causa però, a ben pensare, è la natura stessa dell’essere un MMORPG.
Giochi così vasti, infatti, offrono infinite possibilità di approcci a seconda del tipo di giocatore e anche del momento della vita in cui questi si avvicinano al gioco.
Su ESO c’è posto per i loremaster che in tutta tranquillità vogliono esplorare la storia di uno dei franchise fantasy più ricchi, c’è posto per chi cerca di scalare le board di attività pve e pvp, per chi è a caccia di nuove amicizie nella community, e anche per chi apprezza un po’ di sano cozy gaming, grazie alle molteplici feature che il titolo offre.
Per me ESO è il gioco a cui tornare, una specie di comfort zone.
Quando vivevo la vita di gilda, The Elder Scrolls Online plasmava la mia giornata di videogiocatore: conoscevo persone e vivevo con loro avventure che ancora ricordo; ora che da anni vivo la vita del solo player invece, ESO ha traslocato in un altro appartamento del condominio della mia anima, ma è sempre lì e io ho grande piacere a tornare a trovarlo periodicamente.
Sono un romantico in queste cose, e mi piace celebrare la mia affezione per questo mondo.
È anche alla luce di questo che osservo con grande attenzione le declinazioni che può prendere lo slogan adottato da Zenimax “You Belong Here”, perché effettivamente mi rendo conto che un bel pezzo di me appartiene a questo posto.
Insomma, sono di nuovo sotto a ESO, e questo capita in un momento particolarmente felice per il gioco: da poco è stata lanciata in game la nuova season (la prima che segue questo tipo di formula) e il mondo è in grande fermento.
A rinforzare l’offerta sempre in movimento arriva poi il reale motivo per cui sono qui a scrivere: l’espansione Feast of Shadows.
Resa disponibile il 18 agosto su PC e il 3 settembre su Playstation e Xbox, l’espansione ha l’onere di precedere l’ormai prossimo global event legato al Writhing Wall e alla conseguente apertura della nuova area di gioco che arriverà con la seconda metà della season. Per scaldare i giocatori, Zenimax propone dunque due nuovi dungeon per 4 giocatori, che prendono il nome di Black Gem Foundry e Naj-Caldeesh. Le due attività, detto fuori dai denti, sono toste e chiaramente pensate per utenti ben rodati soprattutto nella versione veteran, che offre le ricompense più succose.

Analizzando nello specifico i dungeon partiremo da quello che a mio parere è il più ostico dei due, Black Gem Foundry.
L’accesso a questa segreta è situato sull’isola di solstice, ma varcandpo la sua soglia ci troveremo dritti dritti nella ridente Coldharbour, e più precisamente in una miniera costruita da un tale High Soulbinder Vykand sopra un immenso giacimento di gemme dell’anima nere.
Il suo piano è di fornire al Worm Cult armi capaci di intrappolare le anime per aiutare i negromanti a prender il controllo di Solstice, e questa cosa già di per se non è l’ideale
Uno studioso di nome Dalenor, inoltre, inizialmente assunto dai cattivi per evocare Atronach a cui affidare l’alimentazione delle forge, ha scoperto il piano di Vykand di utilizzare le sue conoscenze per intrappolare anche la sua anima.
Dopo una fuga rocambolesca e un change of heart molto comodo, ora chiede il nostro aiuto per entrare nella forgia e distruggerla, liberando sulla strada i suoi Atronach che vengono impiegati per alimentare i forni.
Chi siamo quindi noi vestige per invitare il malcapitato ad un esame di coscienza invece che radere al suolo la Black Gem Foundry e falcidiare i nemici? Nessuno, quindi distruggere e falcidiare sarà quello che faremo.
La Forgià è piena zeppa di mob anche molto ostici, e abitata da ben sei boss, di cui solo tre effettivamente obbligatori per il completamento del contenuto. I combattimenti all’interno della zona richiedono un classico party composto da due DPS, un tank e un healer, in modo tale che un gruppo equilibrato in questo modo possa farsi strada attraverso le miriadi di nemici senza penare in maniera innecessaria.
È inoltre qui utilizzabile una meccanica unica legata al mining di gemme dell’anima in girop per la forgia che permette di ricevere dei buff esclusivi per la durata del dungeon in grado di facilitare ulteriormente un’esperienza che rischia di diventare molto dura se presa alla leggera. La vittoria finale sul boss della zona ci premierà con nuovi set da 5 pezzi e un nuovo monster set che trovo davvero particolare e ricco di potenzialità da esplorare, sebbene forse un po’ situazionale.

Il secondo dungeon, che ho trovato meno duro di Black Gem Foundry, e Naj- Caldeesh, e parla direttamente al mio cuore di main argoniano.
Dimenticata dagli argoniani di Solstice e da tutti i suoi abitanti, Naj-Caldeesh è una ziqqurat Saxheel situata sull’isola, ma che appunto nessuno ha mai visto da secoli. La situazione cambia quando a trovare l’ingresso della struttura sono (guarda un po’) un manipolo di negromanti argoniani collegati al worm cult che vedono subito il piatto ricco e si infilano nelle rovine per estrarne il misterioso potere e usarlo per i più classici degli scopi malvagi. Anche in questo caso sarà nostro compito scendere nelle segrete del luogo e fermare i cattivi.
Naj Caldeesh è un dungeon che ho trovato molto interessante sia a livello di storia proposta, che più in generale come pozzo di lore, in quanto da bravo argoniano non ho perso tempo a esplorare un posto così ricco di cultura Saxheel. Dal punto di vista del design, infatti, nonostante tutto il dungeon sia vissuto in interni e non si veda mai di fatto il cielo, Naj-Caldeesh è stracolmo di monumenti, arte e spazi che difficilmente si trovano in qualunque altro angolo di Tamriel. A questo si aggiunge poi il fatto che la principale varietà di nemici qui sono i Voskrona Stonehulk, delle tipologie di golem argoniani che permettono di rinchiudere un’anima allinterno di un corpo di pietra davvero duro da buttare giù. Questo tipo di nbemivci, introdotti per la prima volta proprio con la prima parte della Season of the Worm Cult, vengono percepiti ancora come molto “esotici” e il fatto che qui sono presenti in tutta la loro possanza è una cosa che ho apprezzato.
Naj-Caldeesh ha solo tre boss fight, di cui una abbastanza particolare nella sua unicità, ma l’esperienza del dungeon è approfondibile grazie alla presenza di una particolare challenge che, in varie zone della segreta, metteranno alla prova il gruppo in una piccola sfida di timing legata alla presenza di alcuni strumenti musicali. Il completamento di questa challenge è legato a diversi achievements in game, mentre la vittoria sul boss finale del dungeon ci premierà come al solito con la possibilità di droppare nuovi set di armatura (che trovo generalmente più interessanti di quelli presenti in Black Gem Foundry) e un nuovo monster set, anche in questo caso assai particolare ma che fatico a inserire in un contesto dove possa essere effettivamente utile o migliore di tanti altri.

In conclusione, dunque, l’offerta di Feast of Shadows è quella classica per questo tipo di contenuti: i due dungeon mirano a dare nuovo ossigeno alla proposta di gameplay regalando ai giocatori qualcosa legato più all’esperienza di gioco che ad uno stravolgimento del meta attraverso l’ingresso di nuovi oggetti. In ogni caso le due segrete sono entrambe qualitativamente eccellenti sia in termini di gameplay che di design, e avventurarsi dentro queste regala dei momenti di condivisione e divertimento che The Elder Scrolls Online sa fabbricare con grande maestria.
La formula rimane dunque assodata e efficace, ma dare per scontata la riuscita di qualcosa del genere sarebbe un errore: Zenimax dimostra quindi ancora una volta con ESO di sapere come tenere vivo un MMORPG e come coccolare una community con un contenuto di qualità.
Lanciateci addosso tutti i cattivi che volete, se liberarci di loro sarà sempre così divertente il mondo di Tamriel è in buone mani!
*Vesione testata: PS5, grazie al pass annuale fornito dal publisher







