Disponibile in Early Access per i giocatori che hanno acquistato la Deluxe Edition da oggi, 1 settembre 2025 e da giovedì 4 settembre per chi ha preferito la Standard Edition, Hell is Us è un videogioco action/adventure in terza persona sviluppato da Rogue Factor e pubblicato da Nacon, disponibile per PC, PlayStation 5 ed Xbox Series X|S.
Scoprite tutto quello che c’è da sapere su questo particolare titolo, nella mia recensione approfondita, grazia alla prova in anteprima del gioco completo che ho potuto giocare negli scorsi giorni.
Hell Is Us è uno di quei giochi che ti mettono subito davanti a un bivio: o entri nella sua logica e ti lasci trasportare, oppure rischi di perderti e abbandonare la partita troppo presto. Il titolo di Rogue Factor e Nacon nasce con un’ambizione precisa, quasi ostinata: rompere con certe convenzioni del videogioco d’azione in terza persona e proporre un’esperienza che richiede attenzione, pazienza e una buona dose di istinto. Non ci sono mappe che ti guidano passo dopo passo né icone lampeggianti che segnalano obiettivi o missioni secondarie, tutto è affidato alla capacità del giocatore di leggere l’ambiente, interpretare i segnali del mondo circostante e accettare che perdersi, ogni tanto, faccia parte della proposta.
L’ambientazione contribuisce molto a questo senso di smarrimento e di tensione costante. Ci troviamo in un paese devastato da una guerra civile e al tempo stesso infestato da un misterioso cataclisma sovrannaturale che ha dato vita a creature inquietanti ed ostili. Le zone che attraversiamo hanno una malinconia tangibile: villaggi in rovina, boschi avvolti da una luce sinistra, campi disseminati di resti che parlano di conflitti recenti e mai davvero conclusi. C’è un contrasto fortissimo tra l’orrore umano della guerra e quello innaturale delle presenze mostruose, e questa dualità alimenta continuamente l’atmosfera del gioco, che non è solo un’avventura d’azione: è una riflessione, a volte brutale, sulla violenza e sulle sue conseguenze.
Tecnicamente Hell Is Us non si pone come un capolavoro grafico paragonabile ai giganti del genere, ma si difende con un comparto visivo solido, ben costruito e capace di sostenere la sua ambizione narrativa. Su Xbox Series X, ad esempio, vengono proposte due modalità grafiche: qualità e prestazioni: la prima migliora la resa della luce e dei dettagli ambientali, mentre la seconda privilegia la fluidità a 60 FPS, che risulta particolarmente utile durante i combattimenti, dove ogni frame conta. La scelta, come sempre, spetta al giocatore, ma l’impressione è che il titolo sia stato pensato soprattutto per dare il meglio proprio nella modalità prestazioni, così da garantire un ritmo più serrato e combattimenti più reattivi.

Il lavoro fatto sul design delle creature merita un’attenzione particolare. I nemici che popolano queste terre non sono semplici mostri generici, ma entità dal design originale, capaci di trasmettere un forte senso di minaccia già al primo incontro. Spesso durante i combattimenti emergono da loro dei nuclei luminosi, che intensificano lo scontro e lo rendono ancora più brutale, aggiungendo un livello di strategia che impedisce al giocatore di affidarsi al semplice “button mashing”. Le animazioni sono curate, il peso dei colpi si percepisce ed ogni vittoria dà la sensazione di essere stata conquistata con fatica.
Il comparto audio è un altro elemento che contribuisce a cementare l’esperienza ed Hell Is Us arriva negli store fisici e digitali con doppiaggio in inglese e testi tradotti in varie lingue, tra cui l’italiano, il che rende più semplice seguire la trama senza difficoltà. Il voice acting è convincente e non stona mai con l’atmosfera cupa della narrazione (il protagonista è doppiato da Elias Toufexis, l’Adam Jensen di Deus Ex), gli effetti sonori in battaglia, metallici e secchi, amplificano il senso di pericolo costante, mentre la colonna sonora si muove tra tonalità ambientali e ritmi più tesi nei momenti cruciali, mantenendo sempre viva la tensione.
Ma se l’impatto tecnico e artistico è importante, il cuore dell’esperienza è nella giocabilità. Qui Hell Is Us prende davvero le distanze da tante altre produzioni. Non avere un sistema di mappe né di marcatori cambia radicalmente l’approccio: ogni missione richiede osservazione, deduzione e intuito, ed è un sistema che può spiazzare, soprattutto nelle prime ore, perché siamo ormai sempre abituati ad essere guidati da indicatori e waypoint. Eppure, dopo un po’, ci si accorge che è proprio questo a dare valore al viaggio, ogni passo, ogni deviazione, ogni scoperta nasce dall’iniziativa personale e non da una freccia lampeggiante sullo schermo.

Il combattimento, intenso e diretto, si fonda su un arsenale di armi corpo a corpo pensato appositamente per affrontare le creature sovrannaturali. Spade, asce, spadoni e lance sono progettati con cura, ciascuno con i propri tempi di attacco, vantaggi e debolezze. Le armi possono essere migliorate con l’uso e con i cristalli raccolti dai cadaveri nemici e diventano quindi parte integrante della progressione del personaggio. A differenza dei titoli soulslike, con cui potrebbe condividere alcuni elementi superficiali, Hell Is Us non cerca di replicare quel modello, esistono sì barre di vita e stamina, bisogna schivare, parare e attaccare al momento giusto, ma la sensazione generale è diversa: il ritmo è unico, meno legato al concetto di punizione estrema e più concentrato sul ragionamento e sull’adattamento.
Un ruolo non secondario lo gioca il drone che accompagna il protagonista. Non è solo un accessorio estetico, ma uno strumento versatile che diventa fondamentale per la progressione. Può leggere iscrizioni, rivelare dettagli ambientali nascosti ed offrire supporto durante i combattimenti. Non rappresenta mai una scorciatoia che semplifica troppo l’esperienza, ma aggiunge varietà ed un livello ulteriore di strategia, in più rafforza la sensazione di non essere mai del tutto soli, anche in un mondo che sembra fatto apposta per opprimerti. Infine le armi, le protezioni e tutti gli oggetti equipaggiabili si basano sulle diverse sfere limbiche (Terrore, Estasi, Dolore, Furore) che sono caratterizzate da diversi colori che sono le stesse dei nuclei luminosi dei nemici e determinano di conseguenza i drop ottenibili sconfiggendoli.
Le aree di gioco non sono vasti mondi aperti senza confini, ma mappe semiaperte collegate tra loro da un sistema di spostamento automatico che sarà sbloccato dopo il prologo che è la sezione di gioco presente nella demo, uscita qualche settimana fa. È una scelta che funziona, perché ogni zona appare costruita con un intento preciso, senza cadere nell’eccesso di grandezza che spesso rischia di diluire il ritmo ed annoiare. Ogni area ha enigmi, dettagli da scoprire, nemici da affrontare e indizi che spingono ad approfondire la storia. L’esplorazione diventa quindi un atto consapevole, mai un semplice riempitivo.

Hell Is Us non regala nulla. La sua durezza è evidente, ma anche calibrata: esistono più livelli di difficoltà per ridurre il rischio di frustrazione, eppure resta costante la sensazione che i progressi dipendano solo dal giocatore, dalla sua capacità di imparare e adattarsi. In un mercato dove sempre più titoli tendono a guidare eccessivamente l’utente per paura di perderlo, questa scelta è coraggiosa.
La durata della campagna principale si aggira intorno alle 18-20 ore, una cifra che varia molto a seconda dello stile di gioco, di quanto ci si perde ad esplorare e di quanto tempo si impiega a interpretare indizi e superare ostacoli. Non si tratta di un titolo infinito né pensato per estendersi con contenuti di riempimento, ma il materiale offerto è sufficiente a risultare completo e soddisfacente. La rigiocabilità si trova nel modo di affrontare i combattimenti, nella scelta delle armi da potenziare e nelle diverse modalità con cui si può esplorare il mondo.

Alla fine, Hell Is Us si rivela una sorpresa inaspettata. Non è perfetto, perché qualche limite tecnico c’è e a tratti la ripetitività si fa sentire, ma resta un titolo che osa proporre qualcosa di diverso. Non cerca di primeggiare in spettacolarità visiva, non insegue pedissequamente modelli già consolidati, ma costruisce la sua identità su tre pilastri: l’esplorazione senza guida, i combattimenti che richiedono attenzione e l’ambientazione che unisce la brutalità della guerra civile al terrore del sovrannaturale.
Il risultato è un’esperienza che divide, perché richiede più partecipazione e meno passività. Alcuni giocatori potrebbero sentirsi frustrati dalla mancanza di mappe e indicatori, altri invece troveranno liberatoria questa fiducia riposta nel loro istinto. In ogni caso, non si resta indifferenti. Hell Is Us è un titolo che obbliga a osservare, a ragionare, a misurare ogni colpo e che ti ricorda in ogni momento che nulla è scontato. È un’opera coraggiosa e per questo merita attenzione.
*Versione testata: Xbox Series X, grazie ad un codice fornito dal publisher








