Il panorama delle avventure narrative in stile Telltale è sempre stato un territorio affascinante ma complesso: non basta una buona scrittura, serve ritmo, personalità e un equilibrio costante tra interazione e narrazione. Dispatch, disponibile su PC e PlayStation 5, prova a inserirsi in questo filone con un approccio personale e sorprendentemente solido. Sviluppato da AdHoc Studio (composto da molti ex dipendenti di Telltale appunto), con la collaborazione creativa di parte del team di Critical Role, il titolo è stato pubblicato in formato episodico, proprio come una serie TV interattiva e fin dai primi minuti degli otto episodi che compongono il gioco, dimostra di avere un’identità ben definita.
Dispatch porta con sé una dose di audacia non comune nel genere: humor adulto, momenti surreali, azione supereroistica ed un sistema di gestione che arricchisce la formula narrativa. Il risultato è un’opera che non si limita a riprendere la lezione dei titoli Telltale più amati, ma prova a portarla avanti con idee nuove ed un ensemble di personaggi davvero unico.
Supereroi imperfetti, umanissimi e… problematici
Dispatch ci catapulta in un mondo dove i supereroi sono celebri, riveriti e iper-mediatizzati, ma non necessariamente eroi nel senso tradizionale del termine. Al centro della storia troviamo Robert Robertson III, erede di una famiglia di eroi conosciuti come Mecha Man, piloti di una poderosa armatura iper-tecnologica. Tre generazioni di sacrifici, gloria e responsabilità sembrano portare Robert verso una carriera già scritta, almeno fino allo scontro che cambia tutto: seguendo le tracce del supercriminale responsabile della morte del padre, Robert vede la sua armatura distrutta e il suo ruolo di eroe azzerato.
È allora che entra in scena una proposta imprevista: diventare dispatcher, ovvero coordinatore operativo per un gruppo di ex-supercriminali intenzionati a redimersi. In cambio, la società che gestisce gli eroi promette di aiutarlo a riparare l’armatura e restituirgli il suo posto nel mondo degli eroi.
Una premessa semplice, ma narrativamente potente: l’idea di seguire un team di “casi disperati” in cerca di una seconda possibilità è molto più intrigante rispetto a un classico cast di eroi perfetti. Dispatch lo sa e sfrutta al meglio questa impostazione per mettere in scena una storia che alterna comicità, introspezione e azione in modo fluido e coeso.

Scrittura agile e ritmo televisivo
La scrittura è uno dei punti più riusciti dell’opera. Pur non inseguendo la profondità psicologica di un drama supereroistico dark, Dispatch propone un cast corale estremamente efficace. Gli ex-villain sono caratterizzati con quel mix di tono parodistico e sincerità che li rende immediatamente riconoscibili e, sorprendentemente, anche empatici.
Il merito sta nella capacità del gioco di muoversi agilmente tra umorismo crudo, a tratti volutamente scorretto, e momenti più seri, in cui il giocatore si ritrova ad affrontare scelte morali tutt’altro che banali. La collaborazione del team di Critical Role si percepisce soprattutto nella qualità dei dialoghi e nell’attenzione a rendere ogni personaggio unico nel suo modo di parlare, agire e “fare casino”.
Il tutto è gestito con un ritmo impeccabile: ogni episodio finisce sul più bello, con un cliffhanger pensato per far partire subito il successivo. Una struttura che funziona e che rende Dispatch una delle esperienze episodiche più curate degli ultimi anni.
Inoltre il nostro protagonista avrà occasione, negli otto episodi, di approfondire anche le relazioni (anche romantiche) con altri personaggi, di cui non aggiungo nulla per evitare facili spoiler. Molte delle scelte ovviamente comporteranno cambiamenti nella trama e nel finale.

Un gameplay diviso in due anime
La prima anima del gioco è quella più tradizionale: sezioni narrative a scelta multipla, dialoghi interattivi, piccole azioni contestuali. Tutto costruito per far avanzare la trama e modulare le relazioni tra i personaggi.
La seconda anima, quella davvero distintiva, è il sistema di dispatching: una mappa cittadina che si aggiorna costantemente con incidenti, emergenze, interviste, scontri e situazioni bizzarre, tutte da gestire inviando i membri del team più adatti.
Ogni missione richiede di tenere conto di:
- competenze dei personaggi
- debolezze spesso ridicole
- capacità speciali
- carattere e inclinazioni personali
È proprio questa combinazione, meccanica e narrativa, a rendere il sistema divertente e imprevedibile.
Esempi concreti?
- Mandare Coupe, l’ex assassina agilissima, in un evento che richiede forza bruta = fallimento annunciato.
- Far gestire una pubblicità radiofonica a Punch Up, piccolo ma carismatico = successo quasi garantito.
- Lasciare Prism da sola a risolvere un problema diplomatico = potrebbe trasformarsi in un mini-musical.
- Affidare un incendio ad un piromane = sì, peggiorerà la situazione, ovviamente.
- Usare Invisigal per missioni individuali = la vedrete arrivare in metà del tempo.
- Giocare con le forme alternative di Sonar = ogni missione diventa un puzzle tattico.
Il gioco ti spinge a conoscere davvero il tuo team, non solo come “statistiche viventi”, ma come persone con reazioni, difetti e idiosincrasie.
Ad impreziosire il gameplay c’è anche la possibilità di usare le abilità informatiche di Robert per hackerare sistemi, attraverso un mini-gioco, per aiutare gli eroi sul campo e sventare alcune minacce.

Buono, ma non infinito
Dispatch è costruito per essere un’esperienza narrativa compatta. Ogni missione ha una soluzione più o meno “corretta”, ed una volta capita, il margine di sperimentazione si riduce. Non è un difetto critico, il gioco non vuole essere un gestionale open-ended, ma incide parecchio sulla rigiocabilità, che rimane limitata.
La comicità grezza ed il tono adulto possono non piacere a tutti, ed è bene chiarire che il gioco non risparmia niente: nudi, battute spinte, violenza caricaturale e situazioni volutamente oltre le righe. Un approccio coerente con la parodia supereroistica, ma sicuramente divisivo.

Una produzione che sorprende
La componente tecnica è uno dei punti più brillanti del progetto. Lo stile cel-shading 3D è pulito, energico, espressivo, e regala a Dispatch un look da sitcom animata moderna, piena di personalità. Le animazioni sono più fluide rispetto alla media del genere e permettono alle sequenze comiche di funzionare molto più del previsto.
Sul fronte audio, il cast vocale eleva il materiale in modo significativo. Aaron Paul, nel ruolo di Robert, offre una performance perfetta: carismatica, ironica, credibile. Tutto il cast, però, contribuisce a rendere vivo ogni episodio, con tempistiche comiche e drammatiche davvero ben dosate tra cui spiccano le performance di Matthew Mercer ed altri membri di Critical Role.

Conclusioni
Dispatch è una delle esperienze narrative più fresche degli ultimi tempi: irriverente, ben scritta, con grande ritmo e capace di unire comicità adulta, azione supereroistica ed un sistema gestionale sorprendentemente efficace. Non rivoluziona il genere, ma lo arricchisce con idee intelligenti, personaggi improbabili ed un tono davvero unico.
Per chi ama le storie episodiche, per chi cerca un’interactive story con qualcosa da dire e per chi è stanco dei soliti supereroi “puliti”, Dispatch è un titolo che merita assolutamente attenzione. Una piccola perla per chi apprezza originalità e coraggio.
*Versione testata: PC su Steam, grazie ad un codice fornito dal publisher.

BOX INFORMATIVO
Titolo: Dispatch
Sviluppatore: AdHoc Studio
Collaborazione Creativa: Critical Role
Piattaforme: PC, PlayStation 5
Genere: Avventura narrativa / Interactive Story con gestione tattica
Formato: Episodico
Durata: Circa 10–12 ore per l’intera stagione
Lingua: Inglese (sottotitoli in italiano)
Prezzo: Variabile in base all’edizione/episodi
PEGI / ESRB: 18 / M (contenuti sessuali, linguaggio forte, violenza)








