Autori: Tom King (testi), Bilquis Evely (disegni), Matheus Lopes (colori)
Editore originale: Dark Horse Comics
Helen di Wyndhorn, nuova graphic novel del duo Tom King e Bilquis Evely, è un’opera che fonde gotico, fantasy e introspezione psicologica in una storia di lutto, immaginazione e identità. Pubblicata in Italia da Bao Publishing ed in uscita oggi 24 ottobre in tutte le fumetterie e librerie, è un viaggio visionario che unisce la malinconia di un romanzo di Henry James alla potenza epica della sword & sorcery. Un racconto affascinante e disturbante, impreziosito da un comparto visivo di straordinaria eleganza.

Cosa succede quando un autore come Tom King, noto per la sua scrittura cerebrale e intimista, e una disegnatrice come Bilquis Evely, maestra dell’immaginazione visiva, decidono di affrontare insieme il terreno scivoloso della sword & sorcery gotica? Nasce Helen di Wyndhorn, una graphic novel che mescola con sorprendente equilibrio Conan il Barbaro, Il giro di vite ed Il Mago di Oz, dando vita ad un racconto che sembra un esperimento letterario impossibile ed invece, funziona alla perfezione.
Dopo l’ottimo Supergirl: Woman of Tomorrow (opera che ha valso al duo diversi riconoscimenti ed un adattamento cinematografico in arrivo), King ed Evely tornano con un progetto ancora più ambizioso, pubblicato da Dark Horse Comics. Helen di Wyndhorn è un viaggio dentro e fuori la fantasia, una riflessione sul potere delle storie e sul bisogno umano di credere ai miti, anche quando questi ci distruggono.
Un racconto gotico con l’anima di una fiaba nera
La trama si apre con una cornice classica da romanzo inglese: un giovane intervistatore di nome Tom incontra Lilith, un’anziana donna che negli anni ’30 fu governante presso la tenuta di Wyndhorn. Attraverso il suo racconto, scopriamo la figura di Helen Cole, una ragazza indisciplinata, orfana di un padre troppo ingombrante, C.K. Cole, celebre autore di una serie fantasy intitolata Othan il Conquistatore, chiaramente ispirata a Conan di Robert E. Howard.
Helen viene mandata a Wyndhorn per rimettersi in sesto, ma la villa si rivela ben presto un luogo ricco di segreti ed inquietudini, abitato da un maggiordomo enigmatico e da un’oscurità che sembra respirare attraverso le mura. Il nonno di Helen, misteriosamente assente, aleggia come un fantasma sul racconto e quando finalmente fa ritorno, lo fa portando con sé un mostro da un altro mondo.
A quel punto, Helen di Wyndhorn si trasforma in qualcos’altro. Il tono gotico si apre ad un universo parallelo, quello di Othan, in cui realtà e finzione si fondono. Le storie del padre di Helen non erano forse solo invenzioni: erano memorie di un mondo reale o almeno possibile. Da quel momento, la protagonista diventa la testimone, e forse l’erede, di un retaggio che non le appartiene, ma da cui non può fuggire.
Tra Howard e James, un fantasy che parla di lutto e identità
Tom King utilizza il linguaggio del fantasy per raccontare qualcosa di molto più intimo: la perdita, la memoria e il bisogno di dare un senso al dolore attraverso l’immaginazione. Helen non è un’eroina classica; è una ragazza spezzata, autodistruttiva, che affoga la rabbia nell’alcol e nel fumo. La sua trasformazione in guerriera ed il suo progressivo ingresso nel mondo di Othan, non rappresentano una crescita eroica, ma una forma di fuga, quasi una malattia.
King scrive come un romanziere postmoderno: intreccia livelli narrativi, cambia narratore, frammenta la verità fino a renderla irriconoscibile. Helen di Wyndhorn è un racconto che mette costantemente in dubbio la propria autenticità. È accaduto davvero ciò che leggiamo? Lilith dice la verità? Helen è davvero l’erede di un mondo fantastico, o è solo una giovane donna che ha smarrito il confine tra realtà e finzione?
La risposta, come sempre nelle opere di King, non importa. Ciò che conta è il potere della storia in sé: il modo in cui una narrazione può sopravvivere al tempo, trasformandosi, contaminandosi e trovando nuovi significati in chi la ascolta.
L’arte di Bilquis Evely: tra Moebius e la magia decadente del gotico
Se la scrittura di King costruisce il labirinto, Bilquis Evely ne disegna le pareti con una maestria impressionante. Il suo tratto, insieme ai colori visionari di Matheus Lopes, crea un universo sospeso tra sogno e incubo. Le architetture di Wyndhorn sono tanto maestose quanto claustrofobiche, mentre il mondo di Othan esplode in forme e colori che ricordano Moebius, ma con una morbidezza ed una sensualità tutta sua.
Ogni tavola è studiata nei minimi dettagli, piena di rimandi visivi e simbolici, le figure si muovono come in una danza lenta, a tratti eterea, a tratti disturbante. Evely riesce a rendere visivamente quella sensazione di ambiguità che permea la scrittura di King: non sappiamo mai se ciò che vediamo è realtà o visione, ricordo o sogno.
Il risultato è un’opera dallo straordinario impatto visivo, che unisce la raffinatezza del fumetto europeo alla potenza epica del fantasy americano.

Ambiguità e desiderio: la tensione al centro del racconto
Un elemento affascinante di Helen di Wyndhorn è la sottile tensione che attraversa i rapporti tra i personaggi, soprattutto tra Helen e Lilith. C’è un filo di sensualità latente, quasi vampirica, che richiama direttamente la tradizione gotica di Carmilla di Sheridan Le Fanu. King non la esplicita mai del tutto, ma la suggerisce con piccoli gesti, sguardi e dialoghi ambigui che lasciano il lettore in una costante incertezza.
Allo stesso tempo, il misterioso maggiordomo ed il nonno di Helen incarnano due poli opposti: il primo è la presenza silenziosa del mondo dell’altro, un ponte tra le dimensioni; il secondo è la rappresentazione del patriarcato mitico che opprime e definisce il destino della protagonista.
Tutti i personaggi sembrano proiezioni di un trauma, ombre che si agitano nella mente di Helen mentre cerca di trovare il proprio posto tra due mondi, quello reale e quello immaginario.
Una storia che vive oltre la sua verità
Il finale lascia più domande che risposte, ma è proprio questo il suo fascino. Helen di Wyndhorn non è interessato a chiudere il cerchio, bensì ad aprirlo. È un fumetto che parla del potere delle narrazioni di sopravvivere ai propri autori, di essere reinterpretate, riscritte, tramandate.
Che Othan e il suo mondo esistano davvero, o che tutto sia una proiezione del dolore di Helen, poco importa. La verità diventa irrilevante quando la leggenda prende forma, e King lo sa bene.
Conclusione
Helen di Wyndhorn è una delle opere più ambiziose di Tom King: un racconto gotico, malinconico e magnificamente illustrato, che spinge il fumetto americano verso territori più letterari e introspettivi. Non è una lettura semplice, la struttura frammentata e i livelli di ambiguità richiedono attenzione e pazienza, ma è una di quelle storie che restano nella mente e continuano a mutare anche dopo la chiusura del volume.
Bilquis Evely firma una prova d’artista che conferma la sua posizione tra le migliori illustratrici contemporanee, mentre King dimostra ancora una volta di essere uno dei narratori più sofisticati e consapevoli del panorama americano.
Un’opera che parla di eredità, identità e finzione, ma anche di come i mondi immaginari possano essere rifugi e prigioni allo stesso tempo. In una parola: indimenticabile.
Scheda dell’edizione italiana
Titolo: Helen di Wyndhorn
Autori: Tom King, Bilquis Evely, Matheus Lopes
Editore italiano: Bao Publishing
Traduzione: Leonardo Favia
Formato: Cartonato, 176 pp., a colori
Prezzo: €22,00
Data di uscita: 24 ottobre 2025
Genere: Fantasy gotico / Sword & Sorcery / Dramma psicologico
Consigliato a: chi ama i racconti di formazione oscuri, il gotico letterario e le avventure alla Conan intrise di introspezione e mistero.
*Recensione effettuata grazie alla copia fisica e digitale del fumetto fornite gentilmente da Bao Publishing che ringraziamo.








