Quando si viaggia all’interno degli spazi sacri dell’arte, soprattutto quelli del videogioco, capita di riflettere sul concetto di tempo.
Quanto è longevo un titolo? Quanto dura una partita? Da quanto sono seduto in poltrona a giocare?
Sono tutte domande che ci facciamo a fronte di una conscia (o meno) gestione del nostro tempo, necessaria sia per ragioni logistiche, sia per assicurarci che le ore della nostra vita che stiamo di fatto investendo concorrano a produrre il risultato sperato in termini di divertimento, arricchimento, soddisfazione della curiosità e tanto altro.
È anche innegabile che il genere dei videogiochi MMORPG sia legato a filo ancora più stretto a questo tipo di riflessioni, in quanto si parla di esperienze che di tempo ne richiedono davvero tantissimo.
Creare un personaggio, renderlo performante e accompagnarlo nel completamento delle attività proposte può essere un lavoro che impiega mesi di costanza e persino studio, e le stesse sessioni di gioco non possono sempre essere intraprese a cuor leggero in quanto alcune delle sopracitate attività possono avere durate importanti.
Se tutto questo discorso può far sembrare proibitivo l’approccio al genere MMO, va però ricordato che si parla di un vero e proprio investimento: Il videogioco infatti propone un’esperienza importante, delle ricompense e addirittura la possibilità di connettersi ad un tessuto sociale composto dagli altri player, e maggiore è il tempo che ciascuno decide di investire, maggiore sarà la qualità di ciò che riceveremo in cambio.
The Elder Scrolls Online evolve sul concetto di tempo quest’anno più che mai: mentre infatti ancora imperversano i festeggiamenti per il decennale del titolo, gli sviluppatori di Zenimax hanno già da mesi iniziato a comunicare i mutamenti che il gioco vedrà a partire da quest’anno attraverso una serie di livestream e conferenze di cui vi abbiamo raccontato precedentemente.
In queste uscite, il team di sviluppo ha annunciato come i contenuti annuali dell’MMORPG avrebbero cambiato la loro cadenza, proprio per permettere ai creatori di gestire le uscite con un tempo maggiore: non sono più previste mastodontiche espansioni a inizio ciclo che vengono poi supportate dal lancio di piccoli DLC, ma con questo 2025 si apre l’era delle Season, che similmente ad altri videogiochi, permetterà agli sviluppatori di sottoporre ai giocatori contenuti più ridotti ma cadenzati in maniera diversa nel corso dell’anno.
Il tempo da investire in ESO non vuole essere quindi più concentrato intorno al giorno del lancio dell’espansione per poi diminuire nel corso dell’anno, ma attraverso la proposta di eventi e quest più brevi, Zenimax mira a creare nel giocatore un vero e proprio senso di appartenenza al suo titolo, da fruire con maggiore costanza.
Riusciranno dunque gli sviluppatori nel loro intento? Sebbene sia presto per dirlo, possiamo già riflettere sui primi passi di quello che, a tutti gli effetti, è un nuovo viaggio in ESO.

La prima vera season di The Elder Scrolls Online si chiama Season of the Worm Cult, ed è stata resa disponibile a inizio giugno su PC e intorno alla metà dello stesso mese sulle console Playstation e Xbox. La trama è stata introdotta da un precedente prologo che ha visto come a Tamriel le cose non possano mai andare bene per più di due mesi a fila.
Per farla breve, infatti, il Worm Cult, setta di negromanti comandata da Mannimarco che aveva mosso gli avvenimenti della quest principale di ESO 10 anni fa, è tornato, ed è più arrabbiato del solito: mentre noi ancora cerchiamo di capire cosa stia succedendo, il culto uccide Merric At-Aswala, il capo della gilda dei guerrieri e rapisce Vanus Galerion, capo della gilda dei maghi per portarlo sull’isola di Solstice, dove pare che i negromanti abbiano la loro base operativa lontano dagli sguardi indiscreti delle alleanze sul continente, comunque sempre impegnate a saltarsi alla gola vicendevolmente.
Sta dunque a noi, con l’inizio della season il compito di recarci su Solstice e cercare di capire quali macchinazioni stiano portando avanti i negromanti, privati della guida di Mannimarco ma ora sotto il comando di un misterioso “Blood Worm”. Nel fare questo scopriremo ben presto che la situazione è tutt’altro che facile, che i negromanti hanno già occupato tutta Solstice e che hanno eretto un misterioso muro, il Withering Wall, che divide in due l’isola, difendendo così la loro roccaforte sul lato est della nuova terra.
Per fronteggiare la minaccia oscura il nostro vestige chiederà aiuto e supporto bellico alle tre alleanze che si fanno guerra a cyrodil, in modo tale che mettano almeno per un momento da parte le loro divergenze e si uniscano per fronteggiare una minaccia che appare come un problema ben più grande di decidere il nuovo imperatore.
La trama presenta nuovi personaggi, ma soprattutto il ritorno di vecchie conoscenze che lavorano qui insieme contro il nemico comune: la presenza di alcune delle personalità più amate della storia del titolo permette di vivere un senso di continuità importante con la quest principale di ESO, ormai vecchia di 10 anni.
Questo, oltre a farci sentire sempre un po’ “a casa”, permette al team di sviluppo di lavorare ulteriormente sul concetto di tempo di cui abbiamo già parlato: La season of the Worm vuole essere un vero e proprio sequel al The Elder Scrolls Online del 2014, e vuole di conseguenza portare avanti la timeline di un gioco che per 10 anni è rimasto in una bolla di “eterno presente”, con avventure epocali che, a detta degli sviluppatori stessi, potevano apparire come se accadessero tutte nel medesimo momento storico.
Pare però che ora il tempo non si muova solo per noi giocatori che creiamo qualcosa in ESO, ma che anche il titolo si muova finalmente con noi.

La Season of the Worm, in questa sua prima parte, offre di fatto una serie di contenuti simili a quelli presenti nelle precedenti espansioni annuali, ma in misura per ora ridotta: la quest principale è di longevità minore, non tanto per le missioni di cui è composta (5 invece delle solite 8/9) quanto per la durata di queste nello specifico. La brevità di queste missioni in ogni caso giova grandemente al ritmo della trama, che si snoda ora attraverso i suoi avvenimenti in maniera molto più veloce e interessante che in precedenza, portandoci a esplorare nuove zone e fronteggiare svolte narrative con maggiore frequenza.
L’ambientazione di Solstice, che sulla carta si presenta come meno estesa (e comunque ad oggi esplorabile solo per la sua metà), risulta in realtà un’altra componente ben riuscita della season. Le dimensioni ridotte non precludono la presenza di delves, boss mondiali e quest poste in maniera tale da rendere l’esplorazione sempre organica e interessante. Siamo davanti ad una nuova mappa perfettamente bilanciata tra dimensioni e proposte esplorative, mai noiosa e caratterizzata da un design che unisce elementi mediterranei e tropicali dal punmto di vista naturalistico, mentre riesce a far convivere in maniera perfetta gli elementi architettonici tipici delle popolazioni Altmer e Argoniane, che abitano l’isola da tantissimo tempo.
La città di Sunport, capitale dell’isola e base operativa dalla quale partiremo per scontrarci con il Worm Cult è poi la perfetta espressione della convivenza di tutti questi elementi di design, grazie alle sue costruzioni Altmer che sovrastano le fondamenta argoniane ancora visibili.

Le novità dal punto di vista contenutistico affiancano poi quelle ben più risonanti del comparto di gameplay, con l’arrivo della meccanica dei subclassing, ufficialmente disponibile da questa nuova season. I personaggi dei giocatori, infatti, potranno ora avere la possibilità di potenziare skill line diverse da quelle della loro classe di appartenenza, costruendo build che avranno come focus il ruolo nel party ma che non saranno più vincolate alla classe iniziale del pg. Per fare un esempio, un healer templare potrà ora avvalersi di ulteriori bonus e abilità di cura provenienti dalla skill line Green Balance del warden, nonché di interessanti debuff gentilmente offerti dalla line Siphoning del Nightblade.
Le possibilità di building in questo modo diventano esponenziali, nonché ulteriormente esplorabili attraverso meccaniche di Scrying introdotte dalle scorse espansioni, e i risultati saranno completamente da valutare (e ammirare) nel corso del futuro prossimo.
In tutta sincerità, non vediamo l’ora.

A corollario poi dell’introduzione del nuovo contenuto, viene poi aggiunta anche una nuova trial da 12 giocatori, ovvero il re dei contenuti endgame di The Elder Scrolls Online, prendendo il nome di Ossein Cage. Si tratta di una prigione situata a Couldharbor ma raggiungibile proprio da Solstice dove i giocatori saranno chiamati a combattere contro 3 bossfight obbligate e 3 opzionali per poter completare il contenuto.
Le meccaniche delle fight prevedono come al solito diverse variabili, e per avere ragione degli scontri i team dovranno dimostrarsi ben coordinati e sufficientemente equipaggiati per fronteggiare quella che ad ora è la sfida più ardua della Season of the Worm Cult.

In conclusione, The Elder Scrolls Online riesce anche oggi, nel 2025, a proporre qualcosa di nuovo e interessante ai giocatori.
Anche a fronte di alcune incertezze circa la svolta contenutistica intrapresa da Zenimax, la Season of the Worm Cult, in questa sua prima uscita, riesce a rassicurare i giocatori circa la qualità e la quantità delle aggiunte sull’MMORPG ambientato a Tamriel: le story quest sono più brevi ma anche più ritmate, le ambientazioni non perdono il loro equilibrio anche a fronte delle dimensioni più ridotte, e anche le sfide per i giocatori vecchi e nuovi sono infinite, sia in temini di battaglie da affrontare sia per quanto riguarda le espansioni di gameplay, con una meccanica di subclassing che promette di rendere il titolo di Bethesda e Zenimax ancora più approfondibile anche a 10 anni dal suo lancio.
Siamo stati messi davanti alla prima portata di un banchetto che durerà tutto l’anno, e onestamente non vedo come quello che abbiamo assaggiato fin ora non possa fare ben sperare per tutto quello che verrà dopo, e che aspettiamo trepidanti.
Il tempo è sempre stato fondamentale per un MMORPG, e soprattutto per The Elder Scrolls Online. Oggi, più che mai, sembra che a Tamriel si respiri qualcosa che assomiglia tanto al futuro.
*Versione testata: PS5, grazie al codice fornito dal publisher








