A distanza di cinque anni dall’ultimo capitolo di DOOM è finalmente giunto il momento di tornare a combattere le orde infernali. Preparati a impugnare fucile, scudo e tanta rabbia, perché DOOM: The Dark Ages è pronto a riportare l’inferno sulla Terra, con un protagonista furioso come non mai. id Software si riaffaccia nel panorama degli FPS con un episodio che punta ad evolvere una formula già rodata e affinata con un obiettivo ambizioso: rinnovare senza tradire. Ci saranno riusciti? Proviamo a scoprirlo insieme in questa recensione approfondita.
Una leggenda sempre più grande
Questa nuova avventura funge da prequel e approfondisce le origini del mitico Slayer, chiarendo finalmente alcuni misteri lasciati in sospeso dai precedenti titoli. La narrativa, pur restando funzionale e mai troppo invadente, mostra una certa maturità: le scene d’intermezzo sono ben calibrate e arricchiscono l’esperienza senza interrompere mai il ritmo.
C’è la sensazione, però, che parte della storia sia stata tenuta da parte per futuri DLC, proprio come accadde con The Ancient Gods in Doom Eternal. Un piccolo neo in un racconto che comunque riesce a dare ancora più carisma al protagonista, lo Slayer non ha mai avuto tanta presenza scenica e la direzione artistica tecno-medievale contribuisce a rendere l’universo di gioco ancora più affascinante, con influenze evidenti pescate a piene mani anche dalla mitologia lovecraftiana.
La cosa più apprezzabile è il coraggio nel cercare di cambiare il ritmo di gioco. Se DOOM 2016 era tutto corse e spari e DOOM Eternal era salti tra piattaforme, “scalate verticali” con il rampino e tonnellate di proiettili, The Dark Ages punta tutto sulla formula “resisti e combatti”. Lo Slayer è una vera macchina da guerra sul campo ed il nuovo scudo multifunzione cambia completamente le dinamiche di gioco.
Il combattimento ravvicinato non è più opzionale, ma centrale, creando un feeling generale più brutale e statico, quasi a voler richiamare le sensazioni offerte dai primi DOOM degli anni ’90, ma con novità importanti: niente più esecuzioni coreografiche (se non in alcuni casi specifici), ma colpi finali che scagliano i nemici in aria. L’impatto visivo è simile, ma l’effetto, pad alla mano, risulta un po’ meno soddisfacente, ed inoltre l’effetto “rimbalzo” dopo ogni colpo può sembrare, a volte, poco naturale.


Il sistema di combattimento, con parate e combo, funziona ed è divertente, ma non riesce a replicare l’impatto emotivo delle vecchie Glory Kill, il gameplay è tecnicamente impeccabile, ma lascia addosso quella sensazione di “si poteva osare di più”.
Il nuovo stile di gioco premia l’approccio ravvicinato, rendendo il fucile a pompa l’arma regina del gameplay, le altre bocche da fuoco restano in secondo piano, anche per via della gestione poco intuitiva dello switch tra armi dello stesso tipo. Alcune nuove aggiunte o modifiche ad armi dei capitoli precedenti, come il Polverizzatore (che frantuma i teschi in molteplici scheggie) ed il Distruttore a Catena, sono comunque molto divertenti, ma risultano meno efficaci della doppietta, del fucile a pompa o della Pistola Ciclica/Fucile al plasma.
Sul fronte dei nemici, troviamo reinterpretazioni riuscite di demoni storici della saga e qualche nuova minaccia che sa farsi odiare al punto giusto, tuttavia, nella parte finale della campagna, si avverte la mancanza di un’ulteriore iniezione di varietà. Le novità arrivano invece da elementi come il mecha, il drago ed i livelli open world, che donano freschezza ma risultano talvolta leggermente sottoutilizzati, soprattutto per quanto riguarda il combattimento nei “veicoli”.
Le aree esplorabili offrono una buona alternanza ai livelli più lineari, con segreti da scoprire, piccoli puzzle ambientali e potenziamenti da sbloccare grazie a una progressione semplice ma efficace, con i Codex che aggiungono come sempre una buona parte di lore al gioco.


Grazie all’ultima versione del motore idTech, DOOM: The Dark Ages offre, su console, davvero un ottimo colpo d’occhio. Gli ambienti sono ricchi, dettagliati e variegati, con effetti di luce e distruzione ambientale da applausi e su Xbox Series X, dove abbiamo effettuato la prova, tutto gira in maniera fluida a 60 fps costanti.
Sul fronte audio, gli effetti sono impeccabili, ma la colonna sonora, ora firmata da Finishing Move al posto dello storico compositore Mick Gordon, pur risultando efficace manca un po’ di identità rispetto al passato. Alcuni brani spiccano, ma il livello generale è leggermente e comprensibilmente inferiore rispetto ai precedenti capitoli. Molto buono, invece, il doppiaggio in italiano, che accompagna con discrezione senza togliere spazio all’atmosfera.
Questa è la versione più accessibile e personalizzabile di DOOM mai realizzata, si può modificare tutto: tempo per il parry, danni subiti, mira assistita, velocità di gioco e altro ancora, il tutto distribuito su sei livelli di difficoltà. Giocare bene richiede ancora concentrazione e riflessi ed il livello “standard” potrebbe risultare troppo permissivo per i veterani della saga, a cui consiglio di partire con il livello Ultraviolenza.
La campagna è decisamente corposa: 22 missioni, molte delle quali più grandi e complesse rispetto al passato; parliamo di circa 25 ore per chi ama esplorare (qualcosa di più per i completisti) e di almeno 15-18 ore per chi ama puntare dritto all’obiettivo. Non ci sono modalità aggiuntive o multiplayer, ma la rigiocabilità resta comunque alta grazie alla possibilità di riaffrontare il tutto con un grado di sfida maggiore.


DOOM: The Dark Ages è disponibile su PS5, Xbox Series X|S e PC, anche tramite Xbox Game Pass. La Standard Edition parte da 79,99€, mentre la Premium Edition (109,99€) include DLC, accesso anticipato e contenuti digitali extra. Esiste anche una Collector’s Edition da 209,99€, con statuetta, steelbook e altri gadget fisici da collezione.
In conclusione, DOOM: The Dark Ages è assolutamente una delle migliori esperienze shooter disponibili in questo momento. Solido, veloce, brutale, anche se meno innovativo dei due precedenti capitoli moderni; l’ombra di DOOM 2016 e DOOM Eternal si fa sentire ed arrivati al terzo episodio l’effetto sorpresa è inevitabilmente scemato. Il titolo è comunque eccellente: ambizioso, spettacolare e divertentissimo perché alla fine, poche cose sono più appaganti di un bel colpo di fucile ben assestato sul faccione di un demone.
*Premium Edition digitale per Xbox Series X fornita dal publisher in cambio di una recensione onesta.







