Senza un vero annuncio ufficiale, anticipato però da settimane di rumor, Bethesda e Virtuos sorprendono la community con The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered, una versione rinnovata e visivamente stupefacente di uno dei GDR più amati della generazione Xbox 360/PlayStation 3. Non si tratta di un remake nel senso stretto del termine, ma nemmeno di una semplice rinfrescata grafica: è un lavoro a metà strada, che rielabora in profondità l’aspetto visivo del gioco e introduce modifiche mirate al gameplay, lasciando però intatta la struttura narrativa e ludica dell’originale del 2006.
Oblivion è stato, all’epoca, una rivoluzione. Il suo mondo aperto, la gestione dinamica degli NPC, il sistema di crescita ibrido e il tono epico ma stravagante hanno segnato una generazione. E oggi, quasi vent’anni dopo, è ancora un titolo che affascina – ma anche che mostra la sua età. Questa versione Remastered cerca di trovare un equilibrio tra rispetto del passato e aggiornamento per i giocatori moderni, con risultati generalmente positivi, ma non sempre perfetti.
La novità più evidente è l’impatto grafico. Il gioco è stato interamente ricostruito in Unreal Engine 5, con texture in 4K e oltre, nuovi modelli, shader avanzati e soprattutto un sistema d’illuminazione basato su Lumen, che sfrutta il ray tracing per generare luci e ombre dinamiche. Questo porta Cyrodiil a una nuova vita visiva: foreste, rovine, villaggi e cieli sembrano dipinti, vibranti di luce naturale o immersi in un’oscurità profonda e suggestiva. È un’esperienza visivamente sorprendente, che restituisce la maestosità del mondo con un realismo prima impensabile.
Ma l’operazione non si ferma alla grafica. Il team ha lavorato anche sull’interfaccia utente, completamente ridisegnata per essere più chiara, accessibile e leggibile. Finalmente gestire l’inventario non è più una punizione, e navigare tra missioni, mappe e abilità risulta più intuitivo, pur mantenendo un’estetica coerente con il mondo di gioco.

Sul fronte del gameplay, le modifiche sono sottili ma significative. Ora è possibile scattare, una funzione assente nel titolo originale, e il sistema di progressione è stato ribilanciato, prendendo spunto da Skyrim per rendere la crescita del personaggio più fluida e meno dipendente da micromanagement ossessivo. Anche la difficoltà dei nemici è stata gestita meglio, evitando l’effetto “livellamento globale” che rendeva ogni combattimento uguale. Inoltre, gli impatti delle armi ora restituiscono un migliore feedback visivo e sonoro, rendendo le battaglie più dinamiche.
L’editor dei personaggi, un tempo celebre per i suoi risultati… discutibili, è stato completamente rivisto. È ancora possibile creare avatar assurdi, ma ora l’editor permette una maggiore espressività, e c’è più spazio sia per la caricatura che per l’estetica. Restano tuttavia intatte alcune “perle” dell’audio originale, come doppiaggi riciclati e battute surreali, che però oggi suonano più come un tributo che un difetto. Alcune linee vocali sono state registrate ex novo per le razze non umane, portando un tocco di varietà senza snaturare l’identità del gioco.
Eppure, Oblivion Remastered è ancora un gioco del 2006, nel bene e nel male. Il motore Gamebryo, seppur nascosto sotto l’eleganza grafica dell’Unreal Engine 5, resta alla base dell’esperienza: con tutte le sue idiosincrasie, compresi certi movimenti un po’ legnosi e una fisica non sempre coerente. Anche la narrativa, così come la struttura delle missioni, non è stata toccata. Questo significa che molte quest mantengono la loro ambiguità originale, e il gioco può risultare vago su cosa fare e dove andare. Una scelta che premia l’esplorazione e la scoperta, ma che può disorientare i neofiti. In questi casi, affidarsi a una guida non è un peccato, ma quasi una necessità.
La visuale in terza persona è stata decisamente migliorata: non è più quel compromesso goffo dell’epoca, ma una modalità pienamente utilizzabile, stabile e fluida, molto simile a quanto visto in Starfield. Peccato invece per la rimozione della prima persona a cavallo, una scelta che penalizza un po’ l’immersione.

Dal punto di vista tecnico, su Xbox Series X il gioco gira bene sia in modalità prestazioni (60 fps) sia in qualità (30 fps), con possibilità di attivare o meno motion blur e riflessi. Su PC, ovviamente, il titolo esprime il massimo, con il ray tracing che regala scenari mozzafiato e una stabilità sorprendente, soprattutto considerando la complessità del mondo.
In definitiva, The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered è una rimasterizzazione intelligente, rispettosa e riuscita. Non è un remake ambizioso come quello di Final Fantasy VII o Resident Evil 4, ma nemmeno una semplice operazione commerciale. È un progetto pensato per valorizzare un grande classico, rendendolo accessibile ai nuovi giocatori e ancora godibile per i veterani. Il cuore del gioco è rimasto quello: imperfetto, a tratti frustrante, ma sempre affascinante e unico.
Per chi ha vissuto l’originale, è un ritorno a casa che fa emozionare. Per chi non ha mai messo piede a Cyrodiil, è l’occasione perfetta per scoprire un mondo magico che, nonostante tutto, ha ancora molto da dire.

*Versione testata: Xbox e PC, grazie ad un codice digitale fornito dal publisher
Per questa recensione, oltre che su Xbox Series X, ho giocato a The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered anche su un PC in grado di sfruttare a pieno le potenzialità del titolo, soprattutto per quanto riguarda il ray tracing e l’illuminazione Lumen offerta dall’Unreal Engine 5.
Configurazione utilizzata:
- CPU: Intel Core i5-14400F
- Scheda madre: Gigabyte B760M DS3H AX WiFi DDR5
- GPU: MSI GeForce RTX 4060 8GB Ventus 2X Black OC
- RAM: 32 GB DDR5 Team T-Force Delta RGB 6000 MHz (2×16 GB)
- Storage: SSD NVMe Lexar NM710 da 1 TB (PCIe 4.0 x4)
Il gioco ha girato in modo estremamente fluido in 1440p con tutte le impostazioni grafiche al massimo. L’esperienza è stata stabile anche con ray tracing attivo e illuminazione Lumen in tempo reale, mantenendo un framerate vicino ai 60 fps nella maggior parte delle situazioni, con cali minimi solo nelle aree più dense di effetti particellari e riflessi dinamici.







