Scritto e illustrato da Benjamin Tobitt e pubblicato da Free League Publishing, Black Powder and Brimstone è un gioco di ruolo indipendente ambientato in un mondo in rovina dove la polvere da sparo si mescola con le urla dei condannati e la fede si consuma tra inquisizioni, reliquie sacre e stregoneria blasfema. Il gioco non è disponibile in italiano, ma si presenta come un grim fantasy apocalittico, ispirato a Mörk Borg per stile e filosofia, ma dotato di una voce propria, barocca, brutale e stranamente poetica. Il suo tono oscilla tra la violenza da ballata medievale e l’incubo teologico, tra l’orrore gotico e la spavalderia delle rivoluzioni incompiute. Il gioco è disponibile in edizione fisica sul sito di Free League ed in edizione digitale su DriveThruRPG.

Il mondo di Black Powder and Brimstone si chiama VaterLand, un impero morente che si sgretola sotto il peso della guerra civile religiosa tra due chiese rivali: gli Ortodossi della Chiesa del Sangue Sacro, corrotti e opulenti, e i Puritani della Chiesa della Luce, fanatici e implacabili. Entrambe pretendono di possedere la verità rivelata e nessuna delle due è disposta a condividere il potere. In mezzo, il popolo, devastato dalla guerra, dalla peste, dai demoni e dalle piogge di stelle che portano con sé malattie, mutazioni e risvegli cosmici. I personaggi dei giocatori sono figure marginali: mercenari, streghe, soldati in fuga, cacciatori di taglie e bestemmiatori armati fino ai denti, tutti legati da una sola cosa: la sopravvivenza in un mondo dove anche Dio è diventato una reliquia putrefatta.
Il manuale apre con una descrizione cruda e suggestiva del mondo, delle sue terre contese, delle città sacre devastate, delle foreste infestate da culti cannibali e dei castelli gotici dove i nobili vendono la propria anima per una notte in più di piacere. La geografia è evocata attraverso un lessico carico di immagini: Dreadzden, la città santa distrutta da un’esplosione demoniaca; Deliverance, roccaforte puritana dove le esecuzioni pubbliche sono il nuovo spettacolo; Purity, città dorata sopra un passato pagano. Ogni luogo è anche un presagio. I giocatori non esplorano semplicemente un mondo: ci camminano sopra come su di una crosta fragile che può spaccarsi da un momento all’altro.

La sezione delle regole inizia con un sistema semplice ma letale. Le azioni si risolvono con un d20 modificato da una delle quattro caratteristiche base: Forza, Agilità, Presenza, e Resistenza. Le difficoltà (DR) vanno da 6 a 18 e definiscono il livello di rischio. I nemici non hanno punteggi: tirano solo un d20 liscio contro la difficoltà. Questa asimmetria mette l’accento sul fatto che non è un gioco di “giusti duelli”: è un massacro annunciato. Il combattimento è frenetico e punitivo, con effetti critici e fumble devastanti. Le armi possono rompersi, i personaggi sanguinare fino alla morte, le mutazioni spuntare come conseguenza dell’uso del potere oscuro chiamato Devil’s Luck, un patto meccanico e narrativo con le forze più oscure.
Ogni giorno i personaggi ricevono tre gettoni di Devil’s Luck. Possono usarli per migliorare i tiri o attivare poteri straordinari, come ignorare del tutto il danno ricevuto, ma con il rischio di sviluppare mutazioni demoniache: artigli, ali, pelle a scaglie, occhi che brillano nel buio o corna che pulsano quando si prova rabbia. È una dinamica che incarna perfettamente la filosofia del gioco: potere a caro prezzo e sopravvivenza compromessa.

La creazione del personaggio è rapida ma potentemente narrativa. Si tirano 3d6 per le caratteristiche, si sceglie un’archetipo opzionale, come il Deserter, il Rifleman, il Greatswordsman o la Witch e si assegnano armi, background tragici ed un obiettivo personale. Non si scrive un passato, si lascia che emerga durante il gioco, magari rivelato da un’ossessione, una ferita o un patto non ancora onorato. La sezione sugli equipaggiamenti è una miniera di strumenti utili, con prezzi fluttuanti e stranezze gotiche: pozioni, armi artigianali, medicine rare, candele profumate, aghi magici, manette di ferro e reliquie maledette.
Il regolamento espande anche una sezione articolata su ferite, infezioni, riposo e sopravvivenza; le condizioni di salute sono spietate: a 0 HP si tira per vedere se si è solo “spezzati” o definitivamente morti. Se si sopravvive, spesso si guadagna una menomazione: occhi persi, arti mozzati, ossa rotte, denti mancanti. La guarigione è lenta, incerta, sempre soggetta all’infezione e la fame, il freddo, la sete e la pazzia sono nemici quotidiani tanto quanto demoni ed inquisitori.
Il mondo di Black Powder and Brimstone è costruito attraverso la descrizione dei suoi territori principali. Ogni zona è più di un’ambientazione: è una storia in attesa di detonare. Il Pox Valley, da cui proviene una piaga che fa risorgere i morti; le Black Forests, dove il tempo si distorce e le streghe festeggiano sotto le stelle maledette; la Lostman’s Mire, una palude infetta che custodisce reliquie di una crociata perduta; la City of Purity, dove i senzatetto scompaiono nei sotterranei in nome di antichi riti dimenticati. L’intera ambientazione è un mondo gotico vivo, narrato con uno stile crudo e squisitamente immaginifico.

La religione è il cuore dell’orrore. Le due chiese principali, la Sanguine Church e la Puritan Church, rappresentano due facce dello stesso fanatismo: una viziosa e corrotta, l’altra fanatica e sterminatrice. Entrambe si rifanno agli insegnamenti del Torn Prophet, figura messianica lacerata dai propri seguaci, la cui leggenda è raccontata in una sezione finale che mescola vangelo apocrifo, folklore oscuro e cosmologia aliena. Il gioco non prende mai una posizione: mostra entrambe le fedi come strumenti di potere, crudeltà e disperazione, lasciando ai personaggi il compito di navigare nel labirinto morale.
Le ultime sezioni del manuale esplorano in dettaglio le regole avanzate di combattimento, il sistema di magia (affidato ai pochi che osano sfidare la realtà con incantesimi rischiosi), e ad una serie di meccaniche opzionali per gestione del freddo, delle corruzioni cosmiche, delle guerre in corso. Il tono resta costantemente cupo, ma mai privo di ironia. Ci sono regole per i patti con i demoni, incontri con gli Outer Gods e persino un bestiario implicito nelle descrizioni delle mutazioni, delle reliquie e delle malattie.

Black Powder and Brimstone è un gioco di ruolo che non si limita ad offrire un sistema e delle regole, è un rituale è la lettura di un grimorio scolorito nel retro di una taverna devastata, è l’ultima sigaretta prima di entrare in un villaggio infestato, è un fucile arrugginito puntato verso il cielo da cui cadono stelle affamate. Il suo linguaggio è narrativo, immaginifico, crudo ma evocativo ed il suo sistema è semplice ma letale. Il mondo di gioco è uno specchio distorto delle nostre guerre, delle nostre religioni, delle nostre paure.
Giocare a Black Powder and Brimstone non è solo raccontare una storia. È sopravvivere ad un’epoca che ti vuole morto, è stringere un patto con l’oscurità, sapendo che il prezzo lo dovrai comunque pagare in ogni caso. È ascoltare la campana che suona all’alba e decidere, ancora una volta, di stringere i denti e di colpire per primi.
*Edizione digitale fornita da Free League Publishing in cambio di una recensione onesta








