Sin dai primi istanti di gioco si nota che Perception non è un titolo comune che mette l’utente nei panni di Cassie, una ragazza molto intelligente e curiosa, ma completamente cieca che basa i suoi movimenti sui suoni riprodotti sia dal mondo circostante sia dal suo bastone.
Il titolo, sviluppato da The Deep End Games, è nato da alcune menti che hanno lavorato a progetti del calibro di Bioshock e Dead Space, e vede la sua nascita attraverso una campagna Kickstarter partita intorno al 2015 che ha permesso di raccogliere i 150.000$ che gli sviluppatori avevano come obiettivo, pubblicandolo poi qualche settimana fa su PC, PlayStation 4 e Xbox One al prezzo di €22,99.

Una casa stregata
Il titolo, sviluppato da The Deep End Games, vede come protagonista la ragazza sopracitata, la quale vuole ritrovare la casa che sin da bambina ritorna nei suoi sogni, proprio per questo quest’ultima parte per il Massachussets arrivando nell’abitazione avvolta da misteri ed incubi.
Anche se su come ci sia arrivata e come abbia trovato la suddetta casa rimanga un enigma, Cassie si avventura nell’appartamento pieno di insidie conoscendo man mano tutte le storie di chi ci aveva abitato attraverso alcune radio, fogli sparsi oppure degli oggetti appartenuti a quest’ultimi che riveleranno sempre più dettagli dei personaggi in questione. Oltre a ciò la ragazza sarà “armata” di cellulare che consentirà di esaminare alcune parti della casa o alcuni documenti che la aiuteranno nel proseguimento.
Il tutto avverrà in un’ambientazione che spesso muterà forma col passare del tempo, mettendo il giocatore in luoghi sempre diversi e ad aprire porte che potrebbero celare scorci inaspettati come granai o location completamente differenti dalla precedente in cui si stava girando, con l’ansia di dover scappare da una figura maligna che infesterà la casa, attratta dai rumori che si propagheranno per colpa di Cassie. A dir il vero il “nemico” del gioco non passerà alla storia come il più spietato, spaventoso o intelligente che si ricordi dato che basterà pochissimo per mandarlo fuori strada, con la possibilità di nascondersi praticamente in ogni stanza attraverso casse, tende, tavoli e quant’altro.
La trama principale si dividerà in quattro capitoli, tutti legati tra loro, che potranno essere portati a termine in circa tre ore totali, con la presenza di qualche collezionabile per allungare leggermente il tempo di gioco ma che comunque non andrà ad incidere sull’esperienza.
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Cieca… ma non troppo
Con una narrazione non sempre brillante ci si sposta sul gameplay che caratterizza, o quanto meno cerca di definire una produzione che lascia un po’ a desiderare. Il titolo è un mix tra un survival horror e un walking simulator che cerca di far coesistere questi due generi portandoli avanti di pari passo nel corso di tutta l’avventura della protagonista.
Il vero problema di Perception è che di survival horror c’è davvero poco dato che per tutte le tre ore l’unica cosa che troveremo proseguendo con la storia sarà qualche jump scare, neanche così ben congegnato, e la presenza di questa creatura, la quale cercherà di impedirci di proseguire, seguendo tutti i rumori provocati sia dai passi sia dal bastone con cui si orienterà la protagonista, che francamente è tutto fuorché spaventosa; oltre al fatto che sarà facilmente evitabile tramite i numerosissimi nascondigli presenti e anche qualora si finisse preda di quest’ultima i moltissimi checkpoint faranno riprendere il gioco da pochi istanti prima dall’accaduto.
Come detto la presenza si servirà dei rumori per seguire Cassie, dato che la ragazza, essendo cieca, farà uso di un bastone per riuscire a definire tutte le forme intorno a lei, creando delle onde sonore che si propagheranno nella stanza ogni volta che sarà sbattuto per terra o contro le superfici.
Questo trasformerà tutto intorno alla ragazza con tinte monocromatiche grazie alle quali riuscirà a “vedere” per qualche istante, così da poter orientarsi e raccogliere i documenti presenti o attivare qualche sporadico meccanismo. Inizialmente si colorerà tutto di azzurro con la possibilità di vedere i nascondigli in tinte verdi, quest’ultimi varieranno quando si farà troppo rumore e si attirerà l’oscura creatura, diventando di colore giallo inizialmente per darci un avvertimento, salvo poi sfociare nel rosso quando sarà sempre più vicina la nostra “temporanea” fine per via della presenza.
Il grande difetto di Perception però sta negli “obiettivi” presenti, dato che saranno perennemente evidenziati rendendo la camminata una pura formalità e, premendo semplicemente il grilletto sinistro, ci si potrà avviare direttamente verso una porta o un oggetto chiave rendendo così la cecità della protagonista un fattore pressoché inutile, dato che con il tasto premuto si avrà sempre la visuale puntata al prossimo obiettivo. Una scelta molto discutibile che rovina decisamente una meccanica interessante, che poteva essere sfruttata meglio aggiungendo qualcosa in più, come elementi sensibili al tatto e così via affidando solo al bastone il “potere” di fare tutto.
Da segnalare sicuramente la presenza di alcuni bug che a volte portano la creatura ad incastrarsi oppure di alcune porte rimaste bloccate che ci hanno portato a ricaricare il salvataggio per poi diventare accessibili subito dopo; ma il più eclatante ha fatto sì che tutto il quarto capitolo sia diventato ingiocabile con l’arredamento dell’abitazione misteriosamente scomparso insieme a porte fluttuanti, così come i documenti e alcuni tratti della casa mancanti che hanno reso completamente “inutile” l’ultima parte di gioco.

L’atmosfera c’è
Per quanto riguarda il comparto artistico diciamo subito che la peculiarità fondamentale di Perception porta tutti gli elementi di gioco a comparire di rado, definito solo dalle onde sonore che si propagano dal bastone di Cassie oppure da apparecchi audio come registratori e affini, rendendo i contorni degli oggetti non sempre netti e ben definiti che comunque riescono a rendere l’impossibilità della protagonista di vedere ciò che accade intorno a sé, tanto che è più facile che si spaventi per qualche rumore proveniente dalla creatura o da porte che sbattono piuttosto che da movimenti improvvisi di alcuni oggetti.
Il sonoro invece è forse una delle parti meglio riuscite della produzione dato che riesce sempre a tenere sulle spine il giocatore con rumori come porte scricchiolanti, urla o suoni raccapriccianti che accompagnano Cassie in tutta la sua avventura coadiuvati ovviamente dall’incombente presenza che comunque sia farà stare in tensione gli utenti.

Perception: un gioco che sta nel mezzo
Perception è quella che si suol dire un’occasione mancata, dato che le idee di fondo ci sono e sono anche interessanti, ma vengono sfruttate non al meglio dando al giocatore una sensazione di qualcosa di incompiuto, a metà tra il survival horror e il walking simulator ma che non pende e non eccelle in nessuno dei due frangenti, dato che di horror si percepisce solo qualche volta l’atmosfera con una nemesi che non è poi così spaventosa, ed una parte di simulazione dove tutto è davvero troppo guidato e ciò va a intaccare la meccanica principale del gioco senza riuscire a portare quel qualcosa in più che poteva sicuramente dare tale titolo.







