Runecairn: Wardensaga, pubblicato nel 2024 da Odin’s Beard RPG e localizzato in Italia da Nigredo Press, è un gioco di ruolo da tavolo che si immerge nelle nebbie oscure e mistiche della mitologia norrena, proiettandoci in un mondo post-Ragnarök in rovina e colmo di segreti. Questo manuale, in realtà una versione “remastered” che raccoglie il nucleo di Runecairn e ne amplia i confini, si presenta come una fusione affascinante tra la struttura minimalista dei giochi OSR e un’estetica ispirata a videogiochi come Dark Souls e alle saghe vichinghe più cupe. Fin dalle prime pagine si percepisce una cura maniacale nella scrittura e nell’impaginazione, in grado di trasportare immediatamente il lettore in un mondo dove la morte non è la fine, ma solo un altro sentiero da percorrere.

Il cuore pulsante del sistema di gioco si fonda sulla filosofia di design: neutralità del Warden, la figura che guida la narrazione, centralità della fiction rispetto ai dadi, vulnerabilità costante degli avventurieri e un’evoluzione personale che nasce dall’esperienza più che da semplici progressioni numeriche. L’idea che “la morte è sempre dietro l’angolo” non è uno slogan, ma un principio meccanico che permea ogni regola e scelta. L’approccio è classless: nessuna rigida divisione in classi ma un ventaglio di background e di equipaggiamenti che definiscono le capacità e l’identità di un avventuriero. L’esperienza di gioco diventa così un racconto emergente, dove ogni decisione, ogni sconfitta e ogni piccola vittoria lasciano un segno indelebile sulla saga personale del personaggio.
Il manuale offre una gamma di opzioni per la creazione dell’avventuriero che partono dai quattro background principali: Guerriero, Skald, Scout e Veggente. Ognuno è un archetipo narrativo che si presta a infinite variazioni: il Guerriero, armato di scudo e ascia, predilige l’approccio diretto; lo Skald utilizza la parola e la magia dei canti; lo Scout si muove rapido e letale; il Veggente brandisce la conoscenza runica e incantesimi dirompenti. Ogni background viene dettagliato con equipaggiamenti unici, abilità chiave e storie pregresse che suggeriscono, più che imporre, un’identità. Il sistema di creazione è semplice e snello: si tirano dadi per determinare le caratteristiche (Forza, Destrezza, Intelletto e Spirito), si selezionano Vigore e Vitalità per calcolare la Resilienza, e si personalizza il personaggio con tratti estetici e psicologici. Una scelta narrativa importante è il concetto di “Vigore”: una risorsa vitale che, quando ridotta a zero, trasforma l’avventuriero in un’ombra perduta, testimoniando la pericolosità e l’implacabilità del mondo.

L’intera struttura meccanica gravita attorno alla gestione della Resilienza, della Fatica e dei Punti Difesa, con un sistema che evita tiri per colpire: gli attacchi infliggono danno automaticamente, mentre l’armatura riduce il danno subito. Questo contribuisce a un ritmo di gioco rapido e letale, accentuato da reazioni dinamiche come parate, schivate o incantesimi difensivi che richiedono decisioni rapide e ponderate. Il combattimento diventa un balletto mortale dove la strategia, la conoscenza dell’avversario e la gestione delle risorse contano più della fortuna.
Il sistema di magia è uno degli aspetti più ispirati: diviso in Runestones, Sagas e Flame Runes, offre incantesimi evocativi come scudi di seiðr, lance di energia, piogge di frecce magiche, fino a illusioni colossali. Ogni lancio di magia costa Fatica, che occupa slot di inventario, spingendo i giocatori a ponderare attentamente ogni utilizzo. Questa scelta riprende la filosofia “less is more” e trasforma la magia in un’arma potente ma rischiosa. Gli Skald, ad esempio, recitano antiche saghe per evocare fulmini, guarire o confondere i nemici, mentre i Veggenti utilizzano rune e bastoni runici, incarnando la visione del mago-sciamano norreno. Vi sono poi reliquie uniche, anelli maledetti e oggetti leggendari che ampliano ulteriormente le possibilità strategiche e narrative.

Il tema della morte è onnipresente e la meccanica dei falò lo esemplifica magnificamente: morire significa risvegliarsi all’ultimo falò acceso, perdendo un punto di Vigore e rischiando di trasformarsi, alla fine, in una creatura vuota. Questa ciclicità, che richiama l’immaginario videoludico soulslike, arricchisce la tensione e dà un peso enorme a ogni scelta, creando un legame viscerale tra giocatore e personaggio.
A livello di ambientazione, Runecairn Wardensaga propone un mondo post-Ragnarök dove gli dèi sono morti o scomparsi, Mjolnir è perduto, Gungnir spezzata e i jotunn dispersi. Il paesaggio è segnato da segreti pericolosi, creature titaniche, non morti erranti e misteri che richiedono coraggio e curiosità per essere svelati. Gli avventurieri si muovono tra i Nove Regni collegati dai falò, in una sorta di pellegrinaggio spirituale alla ricerca di anime e reliquie perdute. Il testo trasuda poesia nordica, citando versi dalla Völuspá e dall’Hávamál, e trasmette un senso di malinconia epica che spinge a esplorare, morire, rinascere e continuare.

Il manuale introduce anche le regole avanzate, che arricchiscono l’esperienza di gioco per chi desidera maggiore profondità. Due nuovi background (Berserkr e Pyre) aggiungono opzioni più aggressive e mistiche: il primo è una furia incarnata che combatte senza armatura, il secondo un manipolatore di fuoco primordiale che plasma fiamme come un fabbro plasma il ferro. Inoltre, sono presenti regole per il gioco in solitario, che includono l’uso di oracoli, tabelle di runa, e un sistema di journaling per costruire la propria saga personale anche senza un Warden. Il manuale dedica infine spazio al “Delve Generator”, un generatore di dungeon che offre avventure sempre diverse, e a “Beneath the Broken Sword”, un’avventura introduttiva che immerge subito i giocatori in un labirinto mortale e pregno di folklore.
Dal punto di vista visivo e editoriale, Runecairn Wardensaga è un’opera elegante e curata. Le illustrazioni di Jonas Lau Markussen e di altri artisti evocano con forza l’estetica vichinga, mentre l’impaginazione chiara e ariosa facilita la consultazione anche in partita. La scrittura di Colin Le Sueur è poetica, diretta, e riesce a infondere un senso di mito in ogni regola. La localizzazione italiana di Nigredo Press è fedele, rispettosa del tono originale e arricchita da una scelta lessicale che non perde il pathos delle lingue antiche.

In definitiva, Runecairn: Wardensaga non è un semplice manuale, ma un viaggio iniziatico in un mondo dove ogni ferita e ogni cicatrice raccontano una storia. Si tratta di un titolo che richiede impegno emotivo e un gusto per la narrazione condivisa, dove la bellezza si intreccia alla sofferenza e il valore del sacrificio è sempre presente. Perfetto per chi ama le atmosfere malinconiche e i racconti di eroi destinati a fallire e a risorgere ancora. Un’opera che riesce a catturare l’anima della mitologia norrena, traducendola in un’esperienza ludica intensa, intima e terribilmente affascinante.
*Versione digitale del manuale fornita da Odin’s Beard RPG in cambio di una recensione onesta.








