Oggi, 3 marzo 2023 esce “Guardati”, la nuova graphic novel di Elisabetta Romagnoli.
lllustratrice, fumettista e colorista romana, vanta collaborazioni con Loescher Editore ed Eura Editoriale e ha già pubblicato altre due opere con Bao Publishing, entrambe strutturate su tematiche delicate, ma importantissime e più attuali che mai.
L’ultima fatica di Romagnoli non è da meno e, anzi, esce proprio al momento giusto.
Il contesto in cui si inserisce Guardati.
La pandemia da COVID-19 ci ha definitivamente tolto gli ultimi grandi paletti che l’ondata capitalistica del Novecento aveva così saldamente fissato alle nostre vite e alla definizione delle nostre priorità.
Ossia la casa e il lavoro.
Ci siamo finalmente resi conto che una casa confortevole e un lavoro che non infici la nostra sanità mentale, le nostre relazioni interpersonali e/o il nostro tempo libero, sono le vere priorità di cui necessitiamo nella vita di tutti giorni.
Queste sono le cose che, in qualsiasi situazione, ci permettono di far scivolare via lo stress che certe situazioni pressanti, come mesi di lockdown, quarantene o scenari politici instabili e bellicosi, possono creare.
A tal proposito, l’anno scorso la Gen Z ha dominato i titoli della stampa economica e finanziaria proprio per informare i datori di lavoro che i dipendenti del prossimo futuro hanno un’idea ben precisa su cosa pretendere da un impiego.
Ciò comporta che gli zoomers abbiano acquisito la capacità di dire no a situazioni precarie o ambigue, andando a creare così una crisi nel mondo del lavoro, il quale, invece, aveva posto le fondamenta stesse di tutto il suo essere proprio su quelle stesse situazioni precarie.
Uno scossone all’intera struttura sociale che però non arriva totalmente inaspettata.
È dall’inizio degli anni 2000, infatti, che ci si interroga su come si inserisca il lavoro all’interno della vita di un individuo. Sono state fatte diverse ricerche sociologiche per capire come rendere più felici nel lavoro e quindi più produttivi, per poi arrivare proprio in questi anni alla realizzazione che una settimana corta di lavoro rende più produttivi.
Una visione che in Italia sembrava destinata a morire nel dimenticatoio, oggi viene non solo presa in considerazione, ma addirittura testata in certe realtà.
Per arrivare a questo punto, la Gen Y è passata attraverso il fuoco incrociato dei propri genitori e dei dettami della società. È stata una lunga battaglia generazionale che i millennials hanno combattuto sentendosi delle solitarie mosche bianche, complice anche l’assenza di un mezzo così aggregativo come internet, il quale all’inizio del nuovo millennio era ancora appannaggio di pochi.
Un periodo passato quasi in sordina proprio a causa delle pochissime testimonianze online. Soprattutto a causa del nostro percepire un fenomeno come inesistente se non abbondantemente presente nell’attuale grande memoria digitale del mondo.
Guardati si pone proprio come manifestazione di quell’epoca. Un compito arduo che, prima di questa graphic novel, non ho mai trovato rappresentata così chiaramente.
Dreams of Artistication
Iris è una ragazza di cui seguiamo la crescita attraverso l’opera, la quale è scandita dal panorama musicale presente nelle varie fasi della sua vita: infanzia, adolescenza e adultità.
La storia inizia, appunto, durante la sua infanzia, con un poster inquietante di una pantera appeso sul muro della sua cameretta. È così spaventata che cerca di chiedere aiuto a suo padre, pregandolo di fare qualcosa contro quella pantera così minacciosa. Lui, per tutta risposta, le dice di non essere stupida e di usare la logica.
Si tratta della prima richiesta di pragmatismo da parte di un uomo all’interno dell’opera, ma non l’ultima.
Com’è ovvio, la piccola Iris fa un brutto sogno, in cui si trova a combattere contro una pantera che la umilia e la minaccia di inimmaginabili sofferenze. In un modo o nell’altro, da quella crudezza del padre, apprende come sconfiggere la pantera, ma quando si sveglia è esausta e traumatizzata. Solo in quel momento, il padre si comporta da genitore affettuoso.
Più avanti, alle porte dell’adolescenza, Iris scopre che le persone che fino a quel momento aveva definito amiche, stanno ora allontanandosi per intraprendere una strada diversa dalla sua. Un momento di distacco difficile, in cui sente di essere quella strana e di non appartenere alle cerchie giuste. Cerchie scelte da suo padre, coerentemente col percorso che le ha tracciato per diventare un’adulta rispettabile. Per quanto ci provi, Iris non riesce a farseli piacere, scatenando così le sue ire, il quale teme che la figlia possa diventare un’asociale emarginata.
Neppure quando conosce un gruppo di ragazzi con cui Iris riesce a stringere amicizia, il padre si tranquillizza. Perché, anziché guardare a ciò che questi hanno in comune con Iris, l’unica cosa che riesce a vedere è che hanno piercing e tatuaggi.
Insomma, come se non bastasse il fatto che la vita è di per sé già molto complicata, soprattutto nel passaggio tra una fase e l’altra della vita, attraverso tutta l’opera Iris non fa che lottare strenuamente per potersi autoaffermare, ritrovandosi a combattere prima contro il padre, poi contro il proprio ragazzo, ma principalmente contro se stessa e la sua confusione.
Ogni vignetta un’esplosione artistica.
Personalmente, trovo che quando gli illustratori disegnano fumetti, nulla è mai scontato o banale. Romagnoli non è da mano e porta in scena la sua sapienza artistica.
Qualsiasi elemento della pagina è utilizzato ai fini della narrazione, anche il bianco tra una vignetta e l’altra. Quest’ultimo, per esempio, prende il sopravvento a volte, travalicando i bordi canonici delle vignette, al fine di far immergere il lettore in quel senso di solitudine ed estraniamento che Iris spesso prova.
I colori sono sempre pieni di un simbolismo chiaro e comprensibile anche al dizionario visivo di un profano. Nel deformare i soggetti per rappresentare specifici stati d’animo, Romagnoli riesce a dare anche molteplici punti di vista sul mondo, donando delle sensazioni così precise che, a guardarle, sembrano lo stesso modo in cui la nostra memoria le deforma.
Conclusioni.
Guardati sembra pensato per un pubblico molto giovane, un pubblico tra l’infanzia e l’adolescenza. Dopotutto i colori sono sgargianti, le figure molto tondeggianti e dinamiche, semplici per qualsiasi bambino. Le parentesi che apre non si dilungano molto, né i messaggi che vuole lanciare vengono trattati lungamente o eccessivamente sviscerati. Si rendono perciò di facile comprensione anche in una singola vignetta, confermando l’opera accessibile ai giovanissimi.
Eppure è un’opera che forse potrebbe servire a molti adulti, molti millennials che quegli anni li hanno vissuti davvero e dai quali sono usciti feriti, martoriati e soli. Molti di questa generazione ancora non hanno appreso che c’è più di un modo corretto di vivere la vita. Alcuni ancora credono che la determinazione nel perseguire un obiettivo sia qualcosa che va curato ogni giorno, tutto il giorno. Se non c’è sacrificio, non c’è responsabilità o maturità. Oppure che l’obiettivo da perseguire sia solo ed esclusivamente uno e uno soltanto. Che non si possa cambiare idea o tornare indietro o semplicemente cambiare strada una volta che si è preso una decisione.
Fortunatamente in Guardati ho trovato tutto questo. Un modo di coccolare un adulto e di accarezzare un bambino. Un’opera che parla agli adulti con il linguaggio di un bambino e ai bambini con la chiarezza di un adulto.
Titolo fumetto
Editore:
Tunuè
Disegni:
Elisabetta Romagnoli
Colori:
Elisabetta Romagnoli
Copertina:
Elisabetta Romagnoli
Pagine:
160
Data di uscita:
3 Marzo 2023