Secondo il famoso studio di Arthur Aron è sufficiente una lista di 36 domande di varia natura per conoscere la persona che si ha davanti a noi. Ben 25 anni dopo la pubblicazione del saggio, Red Bull e Chora hanno deciso di addentrarsi per la prima volta nella profondità della mente di dodici atleti dello sport italiano: “Esperimento 36” è un viaggio che vuole far conoscere l’intimità e la quotidianità di campioni e campionesse del nostro Paese.
Dopo Sofia Goggia, Larissa Iapichino e Alessandro Mazzara, questa originale sperimentazione vede come quarto protagonista il giovane Riccardo Romiti, conosciuto come “Reynor”. Il ragazzo toscano, nonostante la giovane età, è già un’autorità negli esport: è diventato infatti il primo campione del mondo non coreano del videogioco StarCraft 2, una pietra miliare della categoria. La carriera del “ragazzo normale” inizia da qui: “Siamo andati a GameStop e ho visto Starcraft e mi piaceva la copertina, perché non ne avevo mai sentito parlare, non avevo mai visto come funzionava e ho detto: “mi piace quello” – afferma il campione italiano.
Attraverso la sua vita privata, con quella bontà e spensieratezza che contraddistingue i giovani talenti, Riccardo ci porta all’interno di un mondo solo all’apparenza astratto e fantasioso, che si è trasformato ormai in una vera e propria competizione agonistica. Reynor è ormai un campione a tutti gli effetti: poiché anche nella categoria esport ci sono allenamenti e competizioni, dove i successi hanno contribuito a trasformare la passione per i videogiochi in un vero e proprio lavoro.
Riccardo Romiti è partito dalla campagna fiorentina, si è fatto strada negli eventi nazionali ed europei ed è arrivato là dove pochissimi stranieri avevano messo piede: i tornei giocati dai campioni della Corea del Sud, talmente forti da sfidarsi in una lega a parte dal resto del mondo. Una storia di un ragazzo che sta conquistando un universo parallelo, che in realtà è solo una sfumatura dello “sport” comunemente inteso.