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BUZZKILL – Il Potere dell’Ebbrezza: I 12 passi di un eroe – Recensione

6 Apr 2021 | Fumetti, Recensioni, Recensioni Fumetti

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Buzzkill è l’ultimo prodotto realizzato dalla collaborazione di Geoff Shaw e Donny Cates, con il contributo del musicista Mark Reznicek. Una graphic novel targata Image Comics ed edita da Saldapress in italia, disponibile dal 1° aprile. Si tratta di una collaborazione, quella tra il disegnatore e lo sceneggiatore, già abbondantemente rodata, che anche stavolta dà vita ad un fumetto eccezionale. Cates è uno sceneggiatore di fumetti noto per titoli come Star Trek, Venom, Thor, Thanos Wins, Guardians of the Galaxy e collabora da tantissimi anni con il disegnatore Geoff Shaw (Pacific Rim e A town called Dragon per Legendary Comics, Guardians of Galaxy e Juggernaut per Marvel Comics). Insieme hanno realizzato God Country, The Paybacks e Crossover. Mark Reznicek è noto al pubblico per essere il batterista del gruppo The Toadis, in questo fumetto collabora alla realizzazione della storia.

“All’inizio tu ti bevi un bicchiere, poi il bicchiere si beve un bicchiere, poi il bicchiere si beve te” F. Scott Fitzgerald

Ciao, sono Ruben e sono uno di voi.

Buzzkill si apre come una storia normale, con un ragazzo che si presenta ad un incontro di alcolisti anonimi. Il protagonista si fa chiamare Ruben e, nonostante le reticenze iniziali, inizia a raccontare di sé. E così i presenti, ma anche il lettore, iniziano a scoprire lentamente i retroscena dell’eroe vizioso.

Buzzkill: Il Potere dell'Ebbrezza
Buzzkill: Il Potere dell'Ebbrezza
Editore:saldaPress
Sceneggiatura:Donny Cates, Mark Reznicek
Disegni:Geoff Shaw
Colori:Lauren Affe
Copertina:Geoff Shaw, Lauren Affe
Pagine:108
Prezzo:€19,90
Data Di Uscita:01 Aprile 2021

“Un supereroe. Che ottiene i suoi poteri bevendo alcol e assumendo droghe. Ma questo non vuol dire che sono come voi. Non sono debole e non sono un alcolizzato. Sono un eroe.”

Ma non tutto viene svelato subito, altrimenti che eroe misterioso sarebbe? 

Ruben – continueremo a chiamarlo così – ha delle doti straordinarie, ereditate dal padre. Ogni sostanza psicoattiva accresce le sue capacità, sostanze diverse agiscono in modi diversi e ci sono altrettanti effetti collaterali. Non c’è solo l’alcol, la nicotina o la droga, come è facile pensare. Anche sostanze di uso comune come il caffè o un’aspirina hanno effetti su Ruben. 

“Ci raccontiamo che andare agli incontri e tenere un diario ci aiuterà a confrontarci con questi segreti. Si chiama “redigere un coraggioso e inquisitorio inventario di noi stessi”.

In pratica, però, significa denudarsi completamente di fronte agli altri, costringersi ad affrontare una parte della tua storia che vorresti restasse nascosta. Affrontarla e piegarla alla tua volontà.”

Non viene mai chiamato per nome. Mentre il nome ABSOLUTE (come la vodka?) è più volte censurato durante la trama. Molte sono le cose omesse o nascoste nel corso della storia, in parte per un passato che il protagonista sta cercando di dimenticare, in parte perché il suo superpotere lo porta, effettivamente, a non ricordare nulla di ciò che accade quando è sotto l’effetto di sostanze che stimolano i suoi poteri. 

“Ho sempre pensato a me stesso come a un eroe. Uno che fa tutte le scelte giuste…

che vive secondo un codice etico. Nei film è sempre tutto così lineare. L’eroe ha un destino da compiere, l’eroe incontra la ragazza……l’eroe deve rispondere a una chiamata interna o esterna e affrontare una sfida, superandola, impara a essere una persona migliore. E ottiene la ragazza. A volte però questa parabola ideale non funziona…”

Dopo l’ennesimo fallimento, quando ha quasi distrutto l’intera città di San Antonio, Ruben decide di affrontare seriamente il suo problema e smettere di dipendere da sostanze. Smettere pertanto con la vita da supereroe che, finora, gli ha portato solo grandi fallimenti. Inizia perciò il suo cammino di riabilitazione in 12 passi, con l’aiuto di uno sponsor eccezionale. Il Dottor Blaqk (attenzione, non “black”, ma “blaqk”) compare dal nulla ed è dotato di superpoteri e di una personalità davvero stravagante. Con lui inizierà a tirare fuori ogni problema, ad affrontare le persone del suo passato e cercare di rimettersi in piedi. 

Ruben faceva parte di una squadra di supereroi buoni. Capitan Chrome, Panteradactyl, High Guard, Miss Murder, Battery ci vengono presentati nel momento in cui Ruben torna, insieme al Dottor Blaqk, per fare ammenda del suo comportamento. Non si sa quanto sia passato da quando ha quasi distrutto l’intera città di San Antonio, ma sono tornati sul piede di guerra i suoi vecchi nemici: Happy Face, Brutal Juice e Kroatoa. Stavolta con nuovi metodi per mettere sotto scacco il nostro protagonista. 

E non manca lo scontro con il boss finale, Courtland Pierce, l’individuo più letale e malvagio mai incontrato, con annesso colpo di scena e finale drammatico. Niente spoiler, è una storia da leggere e rileggere e rileggere ancora.

i Dodici passi: Meglio un Eroe distrutto o un Nessuno sano?

Il tema trattato in Buzzkill può sembrare inizialmente ironico e divertente, ad una lettura superficiale. Ma è una storia di caduta e di rinascita. Questo fumetto unisce l’elemento fantastico dei supereroi al problema del recupero da una dipendenza, generando molti interrogativi difficili e complessi. 

I passaggi che una persona dipendente deve compiere, per riabilitare la sua vita, possono essere riassunti in pochi punti:

  • Ammettere di avere una dipendenza
  • Credere che un potere superiore potrà restituirci la nostra sanità mentale
  • Esaminare gli errori passati con l’aiuto di uno sponsor e fare ammenda
  • Imparare a vivere una nuova vita con un nuovo comportamento

Eppure la questione si fa spinosa nel momento in cui, come accade a Ruben, da tutto ciò che il mondo vede come vizi e dipendenze, derivano dei poteri soprannaturali. 

“…in questo senso, forse, sono come loro. Chiunque abbia una dipendenza nasconde dei segreti. Cose che ha fatto o detto. Persone che ha ferito…”

Quello che traspare, non è tanto il non riuscire a liberarsi dal giogo della dipendenza, ma la voglia di riscattare il proprio nome e la propria vita, per un bene superiore. Perché fin da quando è bambino, Ruben sogna di essere un eroe. Ma il padre – elemento chiave di tutta la trama – è una spina del fianco, non solo per la sua crescita, ma anche per la sua esistenza come supereroe e uomo.

Tanti elementi emotivi convogliano in un unica persona, pensieri che turbinano e non riesce a tenere a freno, mentre intorno a lui le cose non fanno altro che peggiorare. E tutto si scopre andando avanti nella storia, quando pensi che sia sufficiente ci sono nuovi elementi che rimettono in discussione tutto. 

La riabilitazione e disintossicazione sono un percorso che già in condizioni normali è impegnativo. In questa storia viene affrontato con il giusto peso, aggiungendo anche l’elemento soprannaturale che spinge il protagonista, ma che potremmo tradurre, a tutti gli effetti, come l’ultimo punto dei dodici passi: riabilitarsi per aiutare poi qualcun altro a farlo. E se fossero proprio i vizi a renderci capaci di aiutare davvero qualcuno? Ogni supereroe, ad un certo punto, sogna una vita normale. Come credo accada per molti personaggi famosi, che hanno una vita sopra le righe. Ma in questa vita normale, si è nessuno. E nessuno non fa la differenza. Nessuno non è un eroe.

Conclusione

Gli eroi son tutti giovani e belli” cantava Guccini in una nota canzone di qualche tempo fa. O forse no. E forse solo dalla mente di un genio e un cantante poteva scaturire l’idea di un eroe, o meglio, un contro eroe, che sviluppa i suoi poteri solo con i vizi, con gli eccessi. A dimostrare che le storie di supereroi non sono ancora finite e tutto si può ancora inventare.
Già dalla prima inquadratura il nostro protagonista, in posa quasi malinconico-romantica, fissa la città dall’alto. Ma non con lo sguardo fiero di un Batman che vigila sugli abitanti, ma con lo sguardo perso e la sigaretta in mano, come chi contempla passivamente la vita che scorre. E lo scopriamo anche noi, pagina dopo pagina, disavventura dopo disavventura. Siamo abituati a storie di superuomini impeccabili, pronti a mettere i propri poteri al servizio del prossimo. Già con The Boys si sta sdoganando questo immaginario e il pubblico sembra gradire. Ma in Buzzkill c’è qualcosa di più. L’alcol, le droghe, perfino un caffè sono per il protagonista croce e delizia di una vita. Perché ambisce ad essere eroe, ma non può e non sa gestire le sconfinate conseguenze delle sue esagerazioni. Una dipendenza a cui è dura mettere fine, quella di fare l’eroe. 

Buzzkill ha una trama vincente, una storia ben articolata e illustrazioni magistrali. Perfino il lettering è differenziato a seconda dei personaggi e della situazione. Alterna momenti di intensità a guizzi di umorismo. In ogni pagina la trama si fonde alle immagini e ci sono tutti gli elementi che servono per una storia di supereroi e oltre. C’è un uomo solo con i suoi pensieri, un tormento, una ragazza che piange, un amico che accorre, i nemici che complottano. C’è perfino un robot travestito da essere umano e un Panteradactyl che si chiama Panterdactyl. E ci sono misteri, segreti e tanta sofferenza.

Se proprio vogliamo trovargli un difetto è troppo breve. Un centinaio di pagine che si leggono in un attimo, per storie che potrebbero trovare spazio per risvolti, spin-off e retroscena che leggeremmo volentieri. 

Buzzkill è per chi ama i supereroi, per chi ama i contro eroi, per chi da piccolo giocava con i pupazzetti di Batman e Joker o per chi non voleva salvare la principessa, bensì il drago. Buzzkill è per chi ha qualcosa da farsi perdonare, per chi sta cercando la sua strada e per chi non smette mai di voler essere un eroe. O per chi, semplicemente, vuole avere tra le mani qualcosa di straordinario la leggere. 

*Recensione effettuata grazie ad una copia digitale fornita da saldaPress

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Buzzkill - Il potere dell'ebbrezza

19,90
9

Voto Serial Gamer Italia

9.0/10

Silvia La Zi Mesina

Nasconde la sua vera identità da quando aveva 5 anni, come Carmen San Diego. Ha studiato arte, ma era solo una copertura. In realtà non ha mai superato il finale di Lost e annega i suoi dispiaceri in ogni genere di film e serie TV.

Silvia La Zi Mesina

Nasconde la sua vera identità da quando aveva 5 anni, come Carmen San Diego. Ha studiato arte, ma era solo una copertura. In realtà non ha mai superato il finale di Lost e annega i suoi dispiaceri in ogni genere di film e serie TV.

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