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Haven – Mano nella mano, nello spazio – Recensione

8 Dic 2020 | Recensioni Videogiochi, Nintendo Switch, PC, PlayStation 4, PlayStation 5, Recensioni, Videogiochi, Xbox 360, Xbox One X, Xbox Series X

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In fuga su una roccia dispersa nello spazio indefinito, solo io e te. Non è così male.

La nostra nave si è spiaggiata su questo scoglio galattico da chissà quanto tempo, mangiamo solo frutta indigena e non sappiamo quando loro potrebbero raggiungerci e braccarci, ma siamo insieme.

The Game Baker torna alla fine di questo rocambolesco 2020 con un progetto annunciato tempo fa di nome Haven. Dopo il grande successo del precedente lavoro dello studio, Furi, sembra che gli sviluppatori abbiano invertito la rotta in termini di concettualità e gameplay, lasciandosi alle spalle le meccaniche frenetiche del bullet hell e dedicandosi a qualcosa di nuovo e ad ora inesplorato.  Non resta che farci prendere la mano dall’opera e farci portare dove questa vorrà, con curiosità e leggerezza.

Iniziando la nostra avventura su Haven assaporiamo sin da subito un’atmosfera sognante e leggera: i protagonisti, Yu e Kai, sono per ragioni ad ora sconosciute in fuga da qualcosa che loro chiamano “l’Arnia”, e si trovano naufragati su una piccola isoletta nello spazio con la loro modesta nave, ora forzatamente loro casa. Impersonando per i primi minuti di gioco il ragazzo e la ragazza sembra di stare in una bolla: i due si amano e vivono il loro essere coppia davvero al 100% condividendo ogni momento e sostenendosi a vicenda in ogni cosa. Il loro affiatamento e la loro spontaneità nel viversi l’un l’altro dà grande respiro e ci fa quasi dimenticare la situazione nella quale ci troviamo, con un nemico potente e oppressivo che minaccia la nostra vita. L’impianto narrativo mette grandemente l’accento sulle meccaniche di coppia che Yu e Kai ci offrono, e il vero protagonista dell’opera non può essere altri che il loro amore, vissuto pienamente per riflesso anche dai giocatori che si troveranno le mani sul pad e il cuore tra le nuvole.

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Dal punto di vista del gameplay, The Game Bakers fa un lavoro di enorme coraggio: gli sviluppatori avrebbero potuto adagiarsi sugli allori del successo di Furi, proponendo un secondo capitolo facile, un successore spirituale o lavori affini, e invece accantona completamente tutto ciò per buttarsi a corpo morto in quello che è completamente un altro mondo. Haven riunisce dentro di sé un numero di generi videoludici impressionante, in un amalgama che equilibra perfettamente ogni componente non facendola prevalere sulle altre e lasciando a tutte quella patina di semplicità e leggerezza che permette al titolo di essere godibile senza un grande impegno meccanico. La parte dell’esplorazione è una di quelle che si percepisce maggiormente fin dall’inizio e getta il giocatore in una situazione che equilibra le sensazioni date da un open world e un walking simulator: sfrecciando mano nella mano, i nostri protagonisti possono genuinamente avere esperienza del mondo di gioco, evocativo e sognante, e allo stesso tempo esplorarlo in cerca di risorse e segreti grazie ad una proposta ben fatta dagli sviluppatori, che creano delle ambientazioni ricche di obiettivi secondari. Viaggiare per il mondo di Haven da come ricompensa all’esploratore dei vantaggi in game in termini di item e materiali, ma anche dei colpi d’occhio che difficilmente ci dimenticheremo a breve.

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L’esplorazione però non sarà solo una passeggiata. Troveremo durante le nostre avventure molti nemici, che saremo chiamati a sconfiggere per garantire il nostro futuro, come individui e coppia. Il combat system getta il giocatore in meccaniche classiche del combattimento a turni tipico dei JRPG, approfondendole con varianti date dalla velocità delle nostre azioni, il tempismo delle nostre parate et cetera.

Si tratta sempre di un apparato non particolarmente impegnativo in un’opera più narrativa e concettuale che legata ad un idea di gameplay sfidante, ma la sua presenza e comunque profondità, a fianco delle altre componenti ruolistiche (barra di affinità tra i personaggi da riempire a seguito di determinati eventi) e gestionali (siamo sempre in un mondo inesplorato e ostile, e dovremo arrangiarci con le risorse che troveremo), da a costruire un quadro d’insieme che definisce Haven come un prodotto davvero poliedrico, valente in ogni sua sfaccettatura e accattivante nel suo complesso.

Per quanto riguarda il comparto sonoro, la soundtrack è affidata al compositore Danger, lo stesso artista che aveva curato la splendida OST di Furi sempre per The Games Bakers: la colonna sonora è di ottima fattura e esalta ogni momento dell’avventura con un tocco personale che si avvicina al concetto di mano autoriale, vista la cura che gli sviluppatori pongono su questo aspetto

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Il doppiaggio non è presente in italiano, ma le voci inglesi risultano comunque ottimamente espressive e la traduzione dei dialoghi è calzante e fluida.

Forte di una carismatica direzione artistica, eccellente in ogni sua parte, e sostenuto da un gameplay vario e col quale è impossibile annoiarsi, Haven è dunque in conclusione un lavoro di primissimo ordine, capace a conti fatti di porsi tra le opere più riuscite dell’anno, e di certo tra quelle che ci segneranno con il loro ricordo per ancora molto tempo.

L’opera di The Game Bakers colpisce anche con la sua delicatezza narrativa, che risulta fare parte di un terzo elemento che si sposa magnificamente con il comparto artistico e il gameplay. I tre danzano con equilibrio e leggiadria in una sinfonia di colori pastello, suoni dolci e determinati e storie di amore e coraggio su un palco che ora tutti ammiriamo, fortunati per questo senza saperlo. Fino a oggi almeno, quando il nostro viaggio con Yu e Kai è iniziato.

*Versione testata: Ps5, grazie al codice fornito dal publisher

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Haven

8.4

Trama/Ambientazione

8.5/10

Gameplay

8.3/10

Grafica

8.5/10

Sonoro

8.7/10

Longevità

8.0/10

Pietro "Pido" Ferri

Deputy Editor di Serial Gamer, viaggia per i Videogames, si guarda in giro, fa foto, respira l'aria. È un po' come un turista, ma nel senso buono. Si interessa con dedizione all'approfondimento di qualunque forma d'arte che riesca a trasmettergli emozioni

Pietro "Pido" Ferri

Deputy Editor di Serial Gamer, viaggia per i Videogames, si guarda in giro, fa foto, respira l'aria. È un po' come un turista, ma nel senso buono. Si interessa con dedizione all'approfondimento di qualunque forma d'arte che riesca a trasmettergli emozioni

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