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Molly’s Game: Sicuri di poter fare il vostro gioco? – Recensione

23 Apr 2018 | Film, Recensioni, Recensioni Film

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Un po’ Rounders, con Matt Damon, un po’ The Wolf Of Wall Street, con Leonardo di Caprio, Molly’s Game sì siede al tavolo dei giochi di potere, del rischio e degli intrighi finanziari. Scritto e diretto da Aaron Sorkin, il film si basa sulle memorie Molly’s Game: From Hollywood’s Elite to Wall Street’s Billionaire Boys Club. Il nome del regista potrebbe non suonarci nuovo, se siamo stati attenti durante i titoli di coda di The Social Network e di Steve Jobs, dove compariva come sceneggiatore. Oltreoceano è uscito nel 2017 ed ha avuto un successo tale da conquistarsi la candidatura agli Oscar 2018 come Miglior Sceneggiatura Non Originale. In Italia, invece, abbiamo dovuto aspettare il 19 aprile. Siete pronti a giocare?

Molly Bloom e altri giocatori in Molly's Game

Molly Bloom è un’adolescente con la strada verso il successo già tracciata. È ad un passo dall’entrare nella squadra olimpica di freestyle sugli sci, ha un quoziente intellettivo sopra la media che le spalanca le porte di qualunque università ed infine ha un carattere di ferro. Tutto perfetto. Tutto troppo perfetto. Il destino, infatti, farà abbandonare a Molly questa autostrada verso medaglie e lauree cum laude, catapultandola su stradine buie dove il gioco d’azzardo, la droga ed il malaffare sono i protagonisti. Tolte le olimpiadi e gli studi, però, alla ragazza rimane in carattere di ferro di chi non molla mai. Molly, infatti, saprà reagire e farsi strada in un mondo di cui neanche sapeva l’esistenza.

A primo impatto, Molly’s Game potrebbe sembrare un film incentrato sul poker. Nella prima parte, in effetti, sembrano proprio le carte e le fish le protagoniste, con le analisi delle partite che faranno contento più di qualche giocatore. Scorrendo la visione, però, il poker inizia a diventare qualcosa di più di un semplice gioco d’azzardo o di abilità, se preferite. Il poker diventa la metafora di un certo tipo di mondo. Un mondo che ruota intorno ad affari milionari e spesso illeciti, al lusso sfrenato e desiderio di potere. Un mondo in cui il passatempo preferito dei ricchi non è giocare a carte, ma giocare a rovinare vite. Un mondo in cui proprio come nel tavolo da gioco, esiste un buio ed un controbuio, dove c’è chi paga poco e chi tanto, e state certi che il conto più salato non verrà, di certo, addebitato su un conto milionario. Molly non gioca mai al tavolo. La sua partita è nei tribunali a difendersi da un paio di reati minori drogati dai tabloid. Stupisce, inoltre, come il regista Aaron Sorkin, al suo esordio, sia riuscito a costruire una sorta di thriller psicologico su una storia vera, seppur poco conosciuta. I dialoghi pungenti e ben scritti insieme a dei movimenti di camera curati e originali, completano la fotografia di Molly’s Game.

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7.7

Regia

7.5/10

Fotografia

8.0/10

Montaggio

7.5/10

Interpretazioni

7.5/10

Sceneggiatura

8.0/10

Pro

  • Ritmo Coinvolgente e Dinamico
  • L'Interpretazione di Jessica Chastain

Contro

  • Colonna Sonora un po' "timida"

Alessandro Spiriti

Studia Ingegneria Meccanica a Roma, città in cui vive e che ama. Nato guardando "I Soliti Sospetti" di Bryan Singer e ascoltando, soprattutto, (What's the Story) Morning Glory? degli Oasis. La cucina, lo sport e le sfide completano il quadro delle sue passioni.

Alessandro Spiriti

Studia Ingegneria Meccanica a Roma, città in cui vive e che ama. Nato guardando "I Soliti Sospetti" di Bryan Singer e ascoltando, soprattutto, (What's the Story) Morning Glory? degli Oasis. La cucina, lo sport e le sfide completano il quadro delle sue passioni.

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