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The 25th Ward: The Silver Case – Non solo ciliegi in fiore – Recensione

17 Mar 2018 | Videogiochi, PC, PlayStation 4, Recensioni, Recensioni Videogiochi

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Quando si parla di autori che hanno lasciato un’impronta nel medium videoludico capita molto spesso di prendere in esame i titoli più altisonanti i quali hanno fatto esplodere la popolarità dell’autore in questione. Si tendono a lasciare sul fondo del barile alcune produzioni, molto spesso minori, nelle quali però è possibile evidenziare la poetica e la genialità di alcuni formidabili luminari videoludici in maniera più netta rispetto al titolone da milioni di dollari il quale non riesce, nella maggior parte dei casi, a mettere da parte il suo essere più commerciale nei confronti di un’idea narrativa e ludica autoriale. È il caso di Goichi Suda (alias Suda51) che possiamo ringraziare per titoli del calibro di No More Heroes, Killer7 e Lollipop Chainsaw, e raschiando il suo barile troviamo una visual novel ambientata in un Giappone del futuro caratterizzato da assetti politico-sociali e tecnologici altamente negativi e violenti: The Silver Case. La disamina di qui a poco riguarda però il suo seguito The 25th Ward: The Silver Case, originariamente destinato solo al mercato mobile giapponese, il quale torna sotto forma di remake (a distanza di tredici anni) cercando di rimanere il più fedele possibile alla formula di gioco del primo capitolo dovendo fare i conti con i limiti della struttura mobile del titolo originale.

Kill The Past

Il quantitativo ormai soverchiante di stereotipi provenienti dalla terra del sol levante i quali vedono protagonisti occhi a mandorla, ciliegi in fiore, sushi a volontà e treni puntuali come orologi svizzeri (o giapponesi), sembrano trovare forte smentita nelle molteplici riproposizioni del Giappone da parte di Suda51, il quale, anche con The 25th Ward The Silver Case, non fa segreto del suo lato oscuro.

L’universo narrativo messo in piedi dai ragazzi di Grasshopper Manufacture, chiamato “Kill The Past”, è ambientato a Bayside Tower Land un complesso residenziale nella regione del Kanto dove viene rinvenuto il corpo senza vita di una donna le cui cause del decesso sono avvolte nel mistero.

Da qui in avanti la sceneggiatura si dipana attraverso tre linee narrative differenti, ma che corrispondono a tre punti di vista diversi, ognuno sarà poi suddiviso in capitoli i quali permetteranno di apprezzare i lati più oscuri e cupi di una Tokyo avvolta dalla criminalità e dagli inevitabili complotti malavitosi di mega corporazioni.

The 25th Ward The Silver Case, come il genere vuole, pone l’accento sul comparto narrativo caratterizzato da un plot parecchio complesso e fuori dai normali schemi, ma il “tocco” di Suda51 sta nello spingere sull’acceleratore per quanto riguarda i toni pulp della vicenda con scene noir intervallate da momenti che non fanno sconti in quanto a crudezza e violenza.

Lo scorrere della trama, e quindi dell’esperienza di gioco in sé, necessita però della stipulazione di un patto fra contenuto e giocatore ove quest’ultimo deve mantenere sempre altissima la concentrazione relativamente ai fatti pena la noia. Noia che sopraggiunge dopo poche ore di gioco a causa di un quantitativo pletorico di dialoghi e testi spesso e volentieri inutili al fine della comprensione della narrativa e durante i quali la palpebra comincia a far sentire il suo peso.

Lungi da me voler entrare nel dettaglio della vicenda, ma è necessario sottolineare il fatto che chiunque abbia apprezzato i toni dark delle opere di Suda51 in The 25th Ward The Silver Case li ritroverà ben confezionati, ma senza le classiche dosi di grottesca ironia degli ultimi titoli.

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Film Window(s 95)

Grasshopper Manufacture a livello di gameplay ha optato per una struttura a “Film Window” similare a quella disponibile in The Silver Case; il giocatore non gode di alcuna libertà di movimento se non quella prefissata da schermate fisse in cui sono presenti animazioni in quantità minima, questa struttura svela l’anima mobile del titolo facendo un po’ storcere il naso al giorno d’oggi.

Non mancano una buona dose di enigmi, molti dei quali basati su combinazioni numeriche e/o testuali che contribuiscono alla creazione di un sapore anni 90 che in certi frangenti non dispiace affatto dato che originariamente si tratta di un titolo del 1999 appunto.

Oltre a contenere, durante il dispiegamento dei testi, un suono paragonabile al ronzio notturno delle zanzare in quanto a fastidiosità, il meraviglioso e oscuro background creato da Suda51 è coadiuvato da un comparto sonoro di tutto rispetto con tracce principalmente pseudo elettroniche, composte nuovamente da Masafumi Takada, che offrono un ottimo accompagnamento aiutando a creare un’atmosfera di tensione.

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Conclusioni

The 25th Ward: The Silver Case incarna perfettamente l’estro e la maestria di Goichi Suda con tematiche e toni cupi che avvolgono il giocatore in una nube di mistero e tensione, ma ciò che non funziona è in parte il comparto narrativo stesso dell’esperienza caratterizzato da un susseguirsi degli eventi poco chiaro e frammentato con personaggi che entrano ed escono senza una logica ben definita. In definitiva il prodotto confezionato dai Grasshopper è una piacevole riproposizione in cui si è fatto poco o nulla per eliminare, o quantomeno nascondere, il suo animo imperfetto, dettato anche dall’inesorabile scorrere del tempo. Consigliato ai fan di Suda51 e, perché no, anche a coloro a cui interessa avere un punto di partenza per scoprire le origini della ludografia di uno dei designer più particolari e visionari del nostro tempo. Vi ricordiamo che The 25th Ward: The Silver Case è disponibile su PlayStation 4 e PC (via Steam) distribuito in Europa da NIS America.

*Codice digitale PS4 fornito da NIS America.

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The 25th Ward: The Silver Case

6.5

Trama

7.5/10

Gameplay

5.0/10

Grafica

6.5/10

Sonoro

7.5/10

Longevità

6.0/10

Pro

  • Bellissima atmosfera dark-noir giapponese
  • Si nota il "tocco" di Suda51

Contro

  • Gli anni e le origini mobile pesano
  • Narrativa frammentata e diluita
  • Sistema di gioco molto macchinoso

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