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Hellblade: Senua’s Sacrifice – Danzano Nebbie, Fiamme e Tenebre – Recensione

11 Ago 2017 | Recensioni Videogiochi, PC, PlayStation 4, Videogiochi

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Quando l’oscurità parla, tutto cambia. Lo sa molto bene Senua, la protagonista dell’opera di cui tratteremo in questa sede; se poi l’oscurità parla attraverso mille voci sibilanti da un punto indefinito all’interno del nostro cranio, non crollare in ginocchio con la testa fra le mani si rivela un’impresa titanica che non tutti saranno in grado di affrontare.
Hellblade: Senua’s Sacrifice intende porsi nel panorama della videoludica odierna in maniera oltremodo singolare: attraverso una caratterizzazione poliedrica infatti prova a lambire sfere e ambiti molto distanti da loro, ma accomunati dalla necessità di affrontare con una grande sensibilità ogni tema, profondo e intimo, che essi propongono.

La preparazione per il Ragnarok

La storia del nuovo piccolo capolavoro di Ninja Theory dimostra ancora una volta come il team di sviluppo sia scrupoloso e preparato per creare dei personaggi caratterizzati alla perfezione: come era avvenuto per precedenti lavori dello studio del calibro di Heavenly Sword e Enslaved: Odyssey to the West infatti tutti coloro che hanno una parte all’interno della vicenda, dal ruolo di protagonista ai brevi camei, risultano privi di ogni zona d’ombra sul loro studio, profondi e coerenti con se stessi e capaci di colpire il giocatore sia in maniera positiva che negativa, a seconda del loro ruolo, ma sempre con una potenza d’impatto emotiva maestosa, comune denominatore di tutta l’opera.

Hellblade

La narrazione inizia in medias res: Senua è una guerriera di una tribù celtica affetta sin da tenera età da una grave forma di psicosi che la porta a dover convivere perennemente in volente o nolente compagnia di centinaia di voci all’interno della sua testa che non le danno tregua; inoltre non di rado la ragazza vive delle crisi che la trascinano in uno stato di apatia totale costellato di terribili visioni, alla fine delle quali si ritrova accasciata a terra in luoghi che non ricorda di aver raggiunto. Senua esce raramente di casa, dove è quasi segregata dal padre, fino a che, durante una delle sue rade uscite, incontra Dillion, un ragazzo della sua tribù che riesce a lacerare il velo della sua timidezza, paura e conseguente disinteresse, e a innamorarsi di lei. La giovane ricambia il sentimento, illuminata dalla luce dell’amante, che attraverso la sua positività la sostiene con fermezza nella sua non facile vita, a dispetto della volontà del padre della ragazza.

Durante una delle sue crisi, Senua chiede a Dillion di non seguirla mentre lei lascia il villaggio per addentrarsi nella foresta in solitudine, ma quando torna, dopo un tempo imprecisato, scopre che durante la sua assenza l’insediamento è stato attaccato dai Vichinghi che hanno trucidato tutti gli abitanti, Dillion compreso. Tra l’angoscia e il senso di colpa per non essere stata presente, Senua rescinde la testa dal cadavere martoriato del suo amato, e la porta con se per intraprendere un viaggio, guidata dalle parole del misterioso Druth, all’interno del mitologico regno dei morti dei vichinghi, l’Hel, all’interno del quale farà tutto ciò che è in suo potere e anche di più per riportare indietro l’anima del suo Dillion.

Se riuscire a caratterizzare in maniera corretta la guerriera psicotica sia da un punto di vista medico sia da uno più legato al comparto narrativo è stata un’impresa che ha richiesto al team di sviluppo di interfacciarsi con diversi neuroscienziati competenti e persone che hanno vissuto esperienze di psicosi, oltre ad una sensibilità ed una cura notevole nel trattare un argomento così delicato, anche lo studio del personaggio di Dillion risulta svolto in maniera perfetta: l’individuo affetto da questa terribile patologia infatti vive una vita difficile, ma riuscire a rendere la difficoltà anche di coloro che amano e supportano la persona in questione è un ulteriore grande merito di Ninja Theory.

Hellblade

Camminare tra le sale di Hela

Il gameplay proposto da Hellblade: Senua’s Sacrifice si caratterizza con un mix di generi amalgamati talmente bene ed in maniera equilibrata che ad un primo sguardo è difficile dargli una definizione: sono infatti presenti fortissime tinte proprie dei puzzle game, che si manifestano attraverso numerosi enigmi logici o ambientali in grado di sfidare il giocatore con una difficoltà elevata e divertente, ma mai frustrante.

A queste si aggiungono notevoli elementi action che si concretizzano in un combat system accattivante, il quale offre la possibilità durante le fasi di combattimento di caricare il nemico, colpirlo con un fendente rapido o pesante, schivare i suoi colpi o pararli, in più si potrà sfoderare qualche asso presente nella manica della nostra guerriera, ma non dirò altro in questa sede; certo, non siamo di fronte ad un souls-like, e infatti le fasi di battaglia con i nemici non risulteranno mai degli ostacoli insormontabili, ma la totale assenza di un HUD, il discreto numero di tipi di nemici diversi con relativi moveset e l’aggressività delle bossfight contribuiscono a dare una forza sorprendente al comparto in questione, e una visceralità che si sposa in maniera magnifica con quella presente in ogni parte di Hellblade.

Hellblade

L’ultimo fattore che regala l’identità unica che il gameplay di HSS offre è quello di Walking Simulator: la narrativa del gioco infatti è innegabilmente lenta e riflessiva, come i temi richiedono, e Senua si ritroverà a camminare per lunghi tratti di strada tra le sale della Dea dei morti, privilegiando in questo modo grandemente il comparto esplorativo; si vada ad aggiungere a questo il fatto che la guerriera non sembra brillare per essere esattamente una velocista, e che la sua corsa, anche usando il comando di scatto, risulta comunque adatta più ad un viaggio contemplativo (e che viaggio) piuttosto che ad una marcia frettolosa.

Durante il nostro tour potremo trovare inoltre una meccanica classica che prevede la raccolta di una vera e propria classe di collezionabili: le rune poste su ceppi di legno di varia natura che saranno reperibili nel corso della nostra avventura infatti porteranno il triplo vantaggio di celare l’unico trofeo non legato alla storia sulla versione PlayStation 4 del titolo, approfondire l’universo narrativo attraverso il racconto di miti e aneddoti legati alla cultura norrena e, una volta trovati tutti (impresa non semplice come ci si potrebbe aspettare) sbloccare un finale alternativo al nostro pellegrinaggio nel regno dei morti.

Hellblade

Le ambientazioni di Hellblade, attraverso le quali si svolge la vicenda, sono semplicemente magnifiche: studiate per essere labirintiche o più aperte in base alla necessità, riescono a trasportare il giocatore in un mondo bellissimo e freddo dove la disillusione e il maglio del fato pendono come una spada di Damocle su di noi e tutto ciò che ci circonda, destinato a bruciare nel giorno del Ragnarok.

Un’esplorazione approfondita non solo dal lato visivo inoltre rivelerà che gli ambienti di gioco vivono per tutta la durata dell’avventura in una dimensione dualistica che approfondisce ulteriormente un opera che già risulterebbe degna di intere notti di dibattito: ogni zona che esploreremo infatti sarà “leggibile” sia come luogo reale, per quanto metafisico all’interno dell’aldilà, sia come emanazione della mente di Senua, che si contorce e muta sotto il peso di se stessa.

Il viaggio che sta compiendo la guerriera infatti non è semplicemente (per così dire) un pellegrinaggio nell’oltretomba dei vichinghi per riportare alla vita il suo amato, ma anche (e forse in maniera assai più importante) un percorso attraverso il suo pensiero, per sfidare le sue paure e il suo stato psicologico, e riuscire a vincere la più crudele delle battaglie: quella contro se stessi.

Hellblade

Tra le righe del Voluspa

La narrativa, come abbiamo già detto, è probabilmente l’arma più forte che sfodera questo interessantissimo quanto forse inatteso titolo: profonda, intima e cruenta, riesce a portare avanti di pari passo sia il viaggio fisico dell’eroina che la sua maturazione psicologica in un modo talmente sapiente da dare assuefazione come solo una storia ben raccontata può fare. Non è forse per questo che videogiochiamo?

In un’opera come questa nulla è lasciato al caso, e anche le centinaia di voci nella testa di Senua, che in qualunque altro titolo sarebbero state relegate al ruolo di creare l’atmosfera inquietante di un horror di serie C in attesa di un Jump Scare, in Hellblade hanno una parte ben precisa: accompagnare la protagonista nel bene e nel male. Saranno con lei quando prenderà una determinata strada ad un bivio, la guideranno per trovare la giusta via all’interno delle zone buie e, cosa ancor più notevole, saranno loro, vista l’assenza di HUD nelle fasi di combattimento, non solo a incoraggiare la guerriera e notificare quando un nemico starà per cadere, ma anche ad avvertirla nel caso stesse per arrivare un colpo da un avversario alle spalle.

Lo stesso giocatore, in questo capolavori di coerenza, sarà accolto all’inizio dell’avventura proprio da queste voci a prendere posto tra di esse, e accompagnare Senua attraverso il suo viaggio verso il finale della storia, foriero di lacrimoni per chiunque abbia un cuore.

Hellblade

Odino ha sacrificato un occhio, peggio per lui

Il comparto grafico che va a supportare Hellblade: Senua’s Sacrifice è uno dei migliori che ho avuto la fortuna di apprezzare: sviluppato su Unreal Engine, presenta dei poligoni morbidissimi e degli sfondi capaci di rendere perfettamente bellezza e profondità del mondo di gioco. Per celebrare questa magnificenza i giocatori potranno usufruire della modalità fotografia, che permette di mettere in pausa in ogni momento la nostra partita per poter scattare degli apprezzabilissimi screenshot delle situazioni in cui ci troveremo, con la possibilità di editarli in maniera più che soddisfacente tramite delle opzioni mostrate su un intuibile menù. L’apice della parte tecnica dell’intero titolo risiede però certamente nelle animazioni facciali, che propongono un espressività del volto a dir poco incredibile, immortalata grazie alla tecnologia Motion Capture e al sensazionale lavoro di interpretazione svolto dall’attrice Melina Jeurgens, che ha impersonato il difficile personaggio di Senua, riuscendo in ogni fotogramma a rendere perfettamente ai giocatori le ansie, le paure, la rassegnazione e il coraggio della giovane guerriera nell’impegnativa situazione (a dire poco) in cui si trova.

Il comparto sonoro di Hellblade invece risulta più particolare, perché nonostante per buona parte dell’opera la colonna sonora risulti marginale, privilegiando in questo modo tutta l’ottima parte dedicata ai suoni ambientali, impreziosito dalla possibilità di godere di un audio in 3D usufruendo delle cuffie così da dare maggiore incisività soprattutto al grande effetto creato dalla presenza delle voci nella testa di Senua. Nei momenti di maggiore pathos invece, l’OST riesce ad essere incisiva nella maniera corretta, colpendo il giocatore che non si aspettava un impatto di questo tipo anche sotto questo punto di vista.

La collaborazione dello studio di sviluppo per la stesura della soundrack con artisti del calibro di VNV, band britannica con quasi trent’anni di storia all’attivo e Andy La Plegua, vocalist della band Combichrist e già entrato in contatto con Ninja Theory per lavorare alla colonna sonora di DmC, impreziosisce ulteriormente un titolo che si avvicina pericolosamente alla perfezione in ogni sua parte.

Hellblade

In conclusione, dopo aver giocato Hellblade: Senua’s Sacrifice, mi chiedo con quale arroganza artistica (al mercato non si comanda) alcuni titoli si permettano di costare alle tasche di un giocatore 75 euro, quando un’opera a questo modo completa ne chiede ben meno della metà.

Guardando mesi fa i primi elementi pubblicati riguardo a questo gioco ne ero si interessato, ma temevo che l’ambientazione così strettamente legata al popolo vichingo e alla sua mitologia potessero dare vita ad un titolo superficiale e fine a se stesso come troppo spesso avviene, ma mi sbagliavo meravigliosamente.

Hellblade: Senua’s Sacrifice è una delle opere migliori che ho giocato nel corso di quest’anno. La narrativa magnifica, intima e profonda, il gameplay capace di variare tra generi così disparati e i difficili temi trattati in maniera delicata e allo stesso tempo cruenta, hanno reso il prodotto di Ninja Theory una piccola grande perla, capace di brillare in maniera inaspettatamente abbagliante nel mondo dei videogames di oggi, e quando si tratta di luce, per quanto l’oscurità parli cambiando tutto, il viaggio è un modesto prezzo da pagare per arrivare alla meta.

*Versione testata: PlayStation 4, codice digitale fornito dagli sviluppatori

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Hellblade: Senua's Sacrifice

8.9

Gameplay

9.3/10

Grafica

9.2/10

Sonoro

8.0/10

Trama

9.7/10

Longevità

8.5/10

Pro

  • Temi e trama profondi
  • Ambientazioni curate e magnifiche
  • Gameplay vario e divertente

Pietro "Pido" Ferri

Deputy Editor di Serial Gamer, viaggia per i Videogames, si guarda in giro, fa foto, respira l'aria. È un po' come un turista, ma nel senso buono. Si interessa con dedizione all'approfondimento di qualunque forma d'arte che riesca a trasmettergli emozioni

Pietro "Pido" Ferri

Deputy Editor di Serial Gamer, viaggia per i Videogames, si guarda in giro, fa foto, respira l'aria. È un po' come un turista, ma nel senso buono. Si interessa con dedizione all'approfondimento di qualunque forma d'arte che riesca a trasmettergli emozioni

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