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Prey: braccati nello spazio in un reboot che supera il titolo originale – Recensione

15 Mag 2017 | PC, PlayStation 4, Recensioni, Recensioni Videogiochi, Speciali, Xbox One

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Dopo Dishonored ed il suo sequel continua il sodalizio tra Arkane Studios e Bethesda Softworks con Prey, reboot dell’omonimo titolo uscito nel 2006 e sviluppato da Human Head Studios da cui eredita la struttura da sparatutto in prima persona e in parte l’atmosfera, in particolare la sensazione di essere sempre “braccato”, come suggerisce lo stesso titolo della produzione, e la location spaziale sci-fi, colma di alieni ostili.

In Prey siamo chiamati a vestire i panni di Morgan Yu, di cui dovremo decidere ad inizio gioco il sesso (manterrà lo stesso nome sia in versione femminile che maschile): uno scienziato a bordo della stazione spaziale Talos 1 letteralmente infestata da diverse tipologie di alieni, chiamati collettivamente Typhon. È Ambientato in un futuro “alternativo” della Terra, in cui la sopravvivenza di J.F. Kennedy all’attentato di Dallas ha permesso una “cooperazione” tra Unione Sovietica ed U.S.A. che hanno portato allo sviluppo di una stazione spaziale comune, Talos 1 appunto, creata con lo scopo di riuscire a superare i limiti umani con modifiche genetiche ed esperimenti di questo genere.

L’incipit della trama dovrà bastarvi, perché per addentrarsi oltre nella descrizione della storia principale di questa produzione dovrei necessariamente farvi degli spoiler che non ritengo assolutamente necessari, e se volete scoprire come il nostro protagonista viene catapultato nella serie di eventi seguenti vi consiglio la visione del nostro video, che trovate qui sotto, in cui mostriamo le primissime fasi di gioco.

I ragazzi di Arkane Studios hanno lavorato egregiamente in fase di sceneggiatura, creando una trama semplice ma mai banale che con alcuni “escamotage” creativi rendono importanti, se non addirittura essenziali, i personaggi non giocanti presenti nel gioco e tutti gli elementi che classicamente arricchiscono la “lore”, come i classici documenti nei computer, note audio e scritte sparse per le ambientazioni e nei dialoghi con gli stessi NPC. E in questo senso si rivela fondamentale anche la decisione degli sviluppatori di non limitare per nulla le nostre possibili interazioni con gli altri membri dell’equipaggio.

La trama principale, che tocca anche tematiche morali importanti, può essere completata in 10-12 ore a livello facile, mentre per completare anche una buona parte di quest secondarie saranno necessarie più di una ventina di ore a livello difficile.

Le missioni secondarie, che si sbloccano progredendo nella storia o raccogliendo indizi e parlando con gli NPC, sono presenti in buon numero e perfettamente incastrate nelle dinamiche raccontate e molte di queste quest permettono al giocatore di variare, in maniera leggera o pesante, il finale di Prey, risultando molto coinvolgenti ed azzeccate.

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Dinamiche di gameplay classiche rese moderne con molta creatività

A livello di gameplay, Prey, riesce a mescolare elementi tipicamente “vecchia scuola” con un design moderno e accattivante e soprattutto funzionale a quella che è la particolarità di questo titolo: la possibilità di utilizzare diversi approcci per completare le missioni primarie e secondarie, grazie all’estrema personalizzazione di vantaggi e poteri ottenibili dal nostro protagonista.

Mentre le fasi prettamente shooting ed esplorative, in particolare quelle stealth e la struttura stessa del gioco, con vari finali e molta libertà sono molto simili a quelle già viste nella stessa saga di Dishonored con un “richiamo” a titoli come System Shock e i più recenti ultimi due capitoli di Deus EX, il lato RPG, ovvero di potenziamento delle abilità e di crafting ha un peso specifico rilevante in tutta la durata dell’esperienza.

Le Neuromod, divise in 6 rami principali (Scienza, Ingegneria, Sicurezza ed i tre rami legati ai Typhon), il cui utilizzo ricorda da vicino i plasmidi di BioShock, ci consentono di decidere quale impronta dare alla nostra avventura, selezionando man mano le abilità più congeniali al modo di giocare preferito e offrendo davvero una notevole quantità di possibili modi di affrontare le varie zone della stazione spaziale. Per esempio per aprire le varie porte bloccate da codici di sicurezza o da chiavi magnetiche si potrà esplorare la zona alla ricerca della chiave o del codice, utilizzare in maniera creativa gli oggetti presenti nel nostro inventario, sfruttare la possibilità di poter esplorare anche l’esterno di Talos 1 o sfruttare a nostro favore le Neuromod, scegliendo di potenziare l’abilità Hacking, e questo tipo di scelte sono possibili in praticamente tutte le missioni principali e secondarie di Prey, fattore che ne aumenta a dismisura anche la rigiocabilità complessiva.

Oltre alle abilità sono presenti anche numerosi armamenti per difenderci dai Typhon, che vanno dalla chiave inglese al fucile a pompa, passando per granate “riciclanti” ed EMP e altri armamenti originali e utilizzabili in diversi modi, tra cui segnaliamo il Lanciadardi Predatore, utile per sbloccare meccanismi inaccessibili dietro a grate o ad angoli nascosti e per distrarre i nemici extraterrestri e l’utilissimo Cannone Gloo, capace di bloccare nemici ed effetti elementali (principalmente fuoco ed elettricità) con una schiuma a “presa rapida” che diventa in pochi secondi dura come la pietra (ma che non fermerà a lungo i nemici più letali).

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Rispetto a Dishonored 2 il combattimento è meglio strutturato e mostra dei passi avanti notevoli soprattutto a livello visivo, anche se soprattutto le armi da fuoco non hanno ancora la precisione e la fluidità dei più blasonati esponenti del genere shooter e in alcune sezioni (con determinate armi soprattutto) si avverte la “mancanza” di una visuale per le fasi di mira.

Tra le possibilità di personalizzazione inoltre sono presenti due tipologie di Chip, uno legato alla tuta e l’altro allo Psicoscopio, scanner visivo che ci permette di scoprire le peculiarità dei vari Typhon, le loro debolezze e di apprendere le nuove abilità legati ai rami “alieni” dei potenziamenti, oltre alla particolare funzione del riciclo. Infatti non solo potremo raccogliere oggetti dalle varie stanze e dai cadaveri dei nemici, ma avremo la possibilità di scomporre, attraverso dei riciclatori presenti in varie location nella stazione spaziale, tutto quello che non ci occorre ad una forma cellulare elementare, potendo poi riutilizzare queste stesse risorse negli assemblatori per ottenere munizioni, Neuromod, medikit e diversi generi di progetti che aggiungono componenti alla tuta spaziale.

I nemici, dai piccoli e sfuggenti Mimic al decisamente più impegnativo Incubo (che vi tormenterà ciclicamente durante l’avventura) per un totale di poco più di una decina di tipologie di alieni diverse, sono davvero ottimamente caratterizzati e anche se non utilizzano attacchi particolarmente innovativi offrono una discreta varietà di situazioni e di “pattern”, che necessiteranno accurate strategie per essere superati. Stessa cosa per gli enigmi ambientali e per i numerosi segreti presenti all’interno e all’esterno della stazione spaziale in orbita attorno alla Luna.

L’intelligenza artificiale è studiata sapientemente e ben calibrata con la difficoltà selezionata dal giocatore ad inizio avventura e anche se non c’è assolutamente da gridare al miracolo, riuscire a superare i Typhon, soprattutto nella seconda metà dell’avventura sarà davvero complicato, complici ovviamente la scarsità delle munizioni reperibili e la disposizione degli assemblatori e dei riciclatori.

La completa verticalità della maggior parte delle aree di gioco e la possibilità di esplorare anche l’esterno di Talos 1 attraverso dei portelloni sbloccabili dall’interno, offrono inoltre davvero moltissime possibilità diverse nell’approccio ad ogni missione, che di fatto aumentano ulteriormente man mano che si sbloccano le nuove Neuromod, soprattutto quelle aliene.

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Artisticamente tra le migliori opere videoludiche sci-fi ma senza raggiungere la perfezione

Il livello tecnico-artistico di Prey non è da meno di quello narrativo, con uno dei level design fantascientifici più ispirati di questa generazione e con animazioni e modelli poligonali molto migliori rispetto ai già ottimi precedenti progetti di Arkane Studios (Dishonored), ma comunque non è esente da qualche difetto.

Nella nostra prova abbiamo avuto modo di testare a lungo sia la versione PC, fornita dal distributore italiano, che quella Xbox One acquistata da me: la versione PC offre prestazioni ovviamente molto migliori della controparte console, con alcuni problemi iniziali sui salvataggi e sull’utilizzo del joypad e alcune situazioni, soprattutto nelle fasi più concitate di gioco nelle ambientazioni finali, in cui il frame-rate risulta piuttosto ballerino, riscontrati, per la cronaca, anche nella versione Xbox One. Presenti anche numerosi bug, quasi mai invasivi o tali da non permettere il proseguire della partita, tra cui diversi problemi con la compenetrazione poligonale e con il posizionamento delle “bolle” di schiuma sparate con il Cannone Gloo.

Ottima sia la colonna sonora prevalentemente elettronica, che riesce ad enfatizzare in maniera eccelsa tutte le emozioni suscitate dal gioco nelle varie fasi della nostra avventura, che il doppiaggio italiano ed i sottotitoli, entrambi adattati in maniera impeccabile e che forniscono maggiore caratterizzazione ai tanti personaggi del gioco.

Da segnalare infine la scelta degli sviluppatori di permettere di salvare praticamente in ogni occasione e di disporre di tre autosave automatici diversi, in modo da non penalizzare troppo eventuali errori di percorso ed evitare situazioni senza via d’uscita per il giocatore. I più hardcore probabilmente storceranno il naso per questa “feature”, che però non influisce realmente sulla difficoltà di Prey, che a livello difficile è in ogni caso parecchio ostico da affrontare.

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Conclusioni

Prey è una delle produzioni più interessanti di questi primi mesi del 2017 e gli sviluppatori sono riusciti addirittura, per quanto mi riguarda, a superare le altissime aspettative che avevo su questo titolo. Oltre ad avere elementi in comune, soprattutto a livello narrativo, con giochi che mi hanno entusiasmato negli scorsi anni, come BioShock, System Shock, Deus EX e Dead Space, i ragazzi di Arkane Studios sono riusciti a creare una trama davvero ben strutturata e innovativa senza sfociare mai nella banalità che solitamente accompagna, soprattutto negli ultimi anni, la maggior parte delle avventure sci-fi e fantascientifiche.

Se vi aspettate un gioco pieno di azione, esplosioni spettacolari e con una storia e una giocabilità piuttosto guidata dagli sviluppatori, probabilmente Prey non fa per voi, se invece cercate un’esperienza più complessa, immersiva, di rara difficoltà (soprattutto se giocato subito a livello difficile) che vi permetta di affrontare una bellissima storia sci-fi in maniera molto libera e personale, allora non lasciatevi scappare questo piccolo capolavoro.

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Prey

9.2

Gameplay

9.5/10

Grafica

9.0/10

Sonoro

9.0/10

Trama

9.5/10

Longevità

9.0/10

Pro

  • Ambientazione sci-fi ben strutturata, credibile e con un level design d'eccellenza
  • Trama coinvolgente e sceneggiatura ben studiata
  • Molta libertà d'approccio
  • Personaggi principali e secondari ottimamente caratterizzati

Contro

  • Qualche calo di frame-rate
  • Qualche piccolo bug

Paolo Lorenzini

Dispotico caporedattore di Serial Gamer Italia, dopo anni a girovagare per le redazioni di settore ha deciso di costruirsi una “casa” su misura che gli permettesse di offrire un’informazione libera, priva di clickbait e gestita in maniera equa e meritocratica.

Paolo Lorenzini

Dispotico caporedattore di Serial Gamer Italia, dopo anni a girovagare per le redazioni di settore ha deciso di costruirsi una “casa” su misura che gli permettesse di offrire un’informazione libera, priva di clickbait e gestita in maniera equa e meritocratica.

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