I miti, le leggende e le tradizioni hanno una funzione fortemente rassicurante per chi cerca dei punti di riferimento.
L’idea che qualcuno prima di noi abbia fatto qualcosa nel modo migliore possibile o che sbagliando ci abbia dato degli spunti su cui riflettere, ci aiuta a tracciare una strada davanti a noi secondo le indicazioni regalate da quel qualcuno è venuto prima di noi.
Facendo così spesso si tende fisiologicamente a investire i nostri predecessori di un’aura di infallibilità propria di chi ha stabilito la regola dell’arte; quando dunque ci sentiamo in dubbio circa lo stato attuale delle nostre situazioni, ci sarà naturale guardare indietro e affidarci a coloro ai quali abbiamo donato la nostra fiducia, cercando da questi consiglio e ancora ulteriori indicazioni. Così facendo saremo appiattiti sull’operato di qualcuno che ha già fatto tutto ciò che poteva ed eviteremo di guardare al futuro come ad una possibilità di svoltare, migliorare, innovare.
Questo discorso può valere nell’ambito degli rpg occidentali per Skyrim e Oblivion, che hanno fissato nel panorama videoludico uno standard di assoluto successo. Può valere ugualmente, nell’ambito della tradizione e dell’epica, per il ciclo arturiano, e nello specifico per la figura del Re.
Il titolo di cui parliamo oggi ci permette di analizzare entrambi gli ambiti.
Già dal momento del suo annuncio avevo nei radar Tainted Grail: The Fall of Avalon, che mi aveva colpito in primis per il suo setting spiccatamente dark fantasy, e quando il gioco è stato lanciato effettivamente qualche settimana fa sono stato ben felice di accoglierlo nella redazione di Serial Gamer Italia.
Sviluppato da Awaken Realms e Questline, Tainted Grail: The Fall of Avalon è stato reso disponibile lo scorso 23 maggio su Playstation 5, Xbox Series X/S e PC come una vera e propria lettera d’amore del team di sviluppo per i grandi classici RPG della serie di The Elder Scrolls, ma non fa l’errore di presentarsi solo come prodotto derivativo e propone qualcosa di davvero personale.
La trama affonda in una rivisitazione in chiave fortemente dark fantasy del ciclo arturiano, nella quale dopo l morte di Re Artù, l’isola di Avalon è sul punto di cadere nel caos, flagellata dalla pestilenza di un morbo noto come “La Morte Rossa” e la disarmante debolezza politica di Kamelot, una città fondata dal Re che doveva essere un baluardo di civiltà, ma che a questo punto della storia risulta solo un’accozzaglia di nobili pigri che non sono in grado di difendere le loro terre, finendo spesso per essere solamente odiati dagli abitanti di queste, che li vedono più come un peso che come un faro di speranza.
Neanche al Re è risparmiata la veemenza del popolo, incattivito dalle situazioni disastrose in cui vive: la colpa della terra piagata dalla malattia e dai mostri viene fatta ricadere da alcuni proprio su Artù, mentre altri continuano a riporre la loro fiducia nel “Vecchio ed Eterno Re”, costringendo la sua anima a risorgere in cicli infiniti per tentare di risolvere la crisi, avendo come risultato uno spirito del re sempre più sottile, mostruoso e inumano, e nessuna effettiva risoluzione dello status quo.
In tutto questo il giocatore vestirà i panni di un malato di Morte Rossa, prigioniero o paziente di un sanatorio posto su un’isola al largo di Avalon, dove la malattia viene studiata e, se possibile, contenuta.
Dopo pochi minuti all’interno della nostra cella, verremo liberati dal misterioso Caradoc, che ci aiuta a fuggire dal sanatorio. Sulla strada per l’uscita però, veniamo in contatto con un misterioso Menhir, che operando una astrusa magia ci mette in contatto nientemeno che con un frammento dell’anima di Re Artù, la quale pervade il nostro corpo mantenendoci in comunicazione con la coscienza del re e, tra le altre cose, guarendoci dalla Morte Rossa.
Ora, con lo spirito di un Artù senza memoria appollaiato nella nostra testa e con Caradoc che per qualche ragione sembra non vedere affatto di buon occhio il nostro “parassita”, avremo il compito di esplorare Avalon per raccogliere gli altri frammenti dell’anima del Re, renderlo nuovamente completo e con il suo potere fermare una volta per tutte il declino della terra.

La narrativa di Tainted Grail: The Fall of Avalon è uno degli aspetti di maggiore qualità dell’intero prodotto. Il titolo nasce come incarnazione videoludica dell’omonima serie di Board Game di Awaken Realms, e risulta pertanto fisiologico un passaggio anche a schermo della grande attenzione posta sulla componente ruolistica e legata alla storia.
I dialoghi che potremo intraprendere con una miriade di npc sparsi per campagne e città non sono mai banali, in tutti i casi approfondisce l’universo di gioco e in moltissimi altri da il via a interessanti quest secondarie, sempre foriere di ricompense e ampliamenti narrativi.
Molto importante poi in questo ambito è la libertà del giocatore: in linea con l’anima ruolistica del titolo, infatti, avremo la possibilità di effettuare scelte multiple nei dialoghi, che variando gli scenari delle discussioni cambieranno alla stessa maniera sia i finali di molte quest, sia il nostro “allineamento” all’interno di un mondo ricco di fazioni, valori e forze in gioco.

Il gameplay di Tainted Grail: The Fall of Avalon è, come dicevamo poc’anzi, una lettera d’amore per i giochi di ruolo della risma di Oblivion e Skyrim a detta stessa degli sviluppatori e, di conseguenza, l’esperienza di gioco e assimilabile a quella proposta da questi mostri sacri.
Il titolo è pensato per essere giocato in prima persona, ma offre anche la possibilità della terza, sebbene con qualche imperfezione, e ci permetterà fin dall’inizio di creare e plasmare il nostro personaggio in base alle nostre preferenze e scelte. Ad un classico sistema di livellamento che prevede l’incremento di statistiche specifiche si affianca una vasta pletora di abilità attive e passive sbloccabili tramite punti abilità ottenibili sia durante il level up sia da oggetti nascosti per il mondo di gioco.
Il personaggio sarà poi caratterizzabile anche e soprattutto grazie alle miriadi di armature, equipaggiamento e armi che troveremo per iul mondo di gioco: ognuno di questi pezzi potrà infatti giovare alla nostra build attraverso le abilità insite in esse, e daranno il respiro divertente e interessante amato da tutti i fan dei giochi di ruolo
A queste meccaniche classiche si aggiunge poi, quella leggermente più peculiare, della possibilità di aumentare la padronanza delle nostre abilità semplicemente utilizzandole; similmente a ciò che viene proposto in Oblivion, infatti, potremo aumentare la nostra statistica di atletica semplicemente correndo, o la nostra affinità con la magia castrando incantesimi. In questo modo l’intero comparto di potenziamenti del personaggio riesce a proporre un’esperienza totalizzante al giocatore, che avrà modo di sviluppare il suo personaggio sia attraverso il “character Sheet” sia fruendo effettivamente il gioco, combattendo ed esplorando.
La mappa e le ambientazioni sono ampie, diversificate tra loro in tre differenti macro aree e sempre interessanti. Tainted Grail: The Fall Of Avalon propone infatti un universo vivo e in movimento, dove il nostro personaggio ha effettivamente il peso di modificare il corso degli eventi. Le città saranno il punto nevralgico da cui si snoderanno spesso le nostre missioni e il nutrito numero di dungeon e segrete sparse per la terra si mostrano sempre brillanti e caratterizzati da un level design attento e in grado di stupire per la sua cura.
Vivere ad Avalon è un piacere anche per l’apporto della colonna sonora del titolo: i brani originali, di ottima fattura, sono affiancati, specie nelle sequenze di combattimento, da musiche tradizionali norrene ad opera della band Danheim. Questo all’inizio può spaesare un minimo il giocatore, ma con il proseguire della trama e la presa di coscienza di quanto il ciclo bretone ed arturiano siano collegati con la mitologia norrena, risulta presto chiaro che la scelta artistica, per quanto peculiare, non è un colpo a vuoto.

Il grosso problema che ho riscontrato relativo a Tainted Grail: The Fall of Avalon è però legato alla parte tecnica. Non sto parlando di resa grafica o animazioni che, sebbene siano semplici risultano comunque assolutamente godibili, ma proprio della difficoltà del titolo di “funzionare”.
Ho giocato Tainted Grail su PS5, e specie col proseguire dell’avventura non ho potuto fare a meno di notare un numero improperioso di crash dell’applicazione su Playstation, con conseguente chiusura della stessa. Questo non ha avuto effetti pesanti sulla progressione, in quanto il gioco propone la possibilità di effettuare autosalvataggi ogni 3 minuti, ma a fronte anche di una resa grafica di Unity che non intende “spingere” sulle prestazioni o sul fotorealismo, più di una decina di crash quotidiani (!) su PS5 sono davvero difficili da mandare giù. Anche abbassando il frame rate da 60 a 30 fps non ha aiutato più di tanto: la situazione è rimasta in questo senso difficilmente fruibile verso la fine della partita, non posso negare mi abbia riportato ai vecchi ricordi di Playstation 3, quando man mano che i salvataggi Skyrim si appesantivano, il gioco diventava sempre più ingestibile.

Concludendo, in ogni caso, Tainted Grail: The Fall of Avalon ha, per quanto mi riguarda, mantenuto tutte le promesse che aveva fatto fin dal suo annuncio. Anche al netto di un comparto tecnico con qualcosa da limare, la cura degli sviluppatori nel regalare un’esperienza rpg di questo tipo è innegabile e apprezzatissima.
La narrativa profonda, personale e interessante immersa in una versione super dark del ciclo arturiano riesce a dare un’impronta unica al titolo che ne giova ponendosi in modo difficilmente replicabile e assolutamente forte nella sua identità.
Il gameplay poi, omaggio, a titoli che hanno definito il genere riesce a risultare sovrapponibile a questi, ma mai pesantemente derivativo, grazie alle scelte e gli ampliamenti che gli sviluppatori hanno saputo apportare ad una formula già di per se vincente.
Insomma, Tanited Grail: The Fall of Avalon ci dimostra che è possibile mantenere ben presente nella nostra mente le grandi opere del passato e i loro autori e , partendo da queste, proporre qualcosa che non si appiattisca su un passato rassicurante, ma che guardi comunque verso il futuro con coraggio, personalità e fiducia nel proprio operato.
Le eredità devono essere celebrate, tenute in conto e osservate con attenzione, ma non devono mai diventare troppo pesanti, o si trasformeranno in una zavorra che ci trascinerà verso il fondo del mare, senza mai poter vedere le coste di Avalon.
*Versione testata: PS5, grazie al codice fornito dal publisher