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Morto Stalin, se ne fa un altro: Una commedia sulla successione del potere – Recensione

18 Gen 2018 | Recensioni Film, Cinema, Recensioni

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L’analisi di un personaggio storico ha sempre avuto spazio nel cinema, il quale raccontava fin dai suoi primi trent’anni, figure importanti per la storia di una nazione. Narrare le gesta di un politico, può essere il mezzo per introdursi nell’anima del potere e della seduzione del comando, il quale cambia l’uomo rendendolo schiavo del proprio ruolo nella società. Partendo da questo concetto, il secondo lungometraggio di Armando Iannucci, regista italo – scozzese, descrive la lotta interna venutasi a generare nel 1953 in Unione Sovietica, subito dopo la morte di Joseph Stalin.

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Il punto di riferimento dell’intera URSS scompare, lasciando il comitato a costruire un nuovo capitolo della storia della nazione. Sotto una lenta grottesca e spesso sopra le righe, il film di Armando Iannucci introduce ogni membro rilevante del gruppo di sottoposti di Stalin attraverso un omaggio al nostro buon Paolo Sorrentino, citando “Il Divo”. Proseguendo la storia, avremo modo di approfondire la dinamica interna attorno a cinque personaggi, tra cui spiccano maggiormente Nikita Kruščëv, interpretato dal bravissimo Steve Buscemi e Lavrentij Berija, interpretato dall’ottimo Simon Russell Beale.

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Il lavoro di recitazione è molto peculiare e non si serve dell’accento russo per caratterizzare i personaggi, i quali possiedono, grazie all’ottima scrittura, sfaccettature interessanti. Una dissolvenza dietro l’altra, il film continua a soffermarsi sugli intrighi che sottoporranno tutti i personaggi a diffidare di chiunque; nel raccontare la vicenda, Iannucci descrive l’impossibilità dell’avere fiducia, ai vertici del potere decisionale. La costruzione delle situazioni si serve poco dello slapstick, realizzando delle gag efficaci e necessarie per aumentare il lato comedy della narrazione; ad affiancare il lato più funny, il cineasta imbastisce un discorso sull’avidità del potere, il quale corrompe l’essere umano, distruggendo la propria moralità in favore della supremazia.

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Morto Stalin, se ne fa un altro è una satira politica mirata a far divertire e riflettere sulle grandi figure del passato, sul vertice del potere in cui l’uomo spesso ne risulta trasformato; non tutto funziona, alcune sequenze sono più banali di altre, ma l’opera di Iannucci è chiaramente un buon prodotto audiovisivo. L’adattamento della graphic novel ha consentito al cineasta di trasmettere, come lui stesso afferma, un sapore universale nella lotta di successione.

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7.7

Regia

7.5/10

Fotografia

7.5/10

Montaggio

8.0/10

Interpretazioni

8.0/10

Sceneggiatura

7.5/10

Pro

  • Ottime interpretazioni
  • Spunti di riflessioni interessanti

Contro

  • Alcune sequenze scialbe

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