Abbiamo giocato per voi a Dead Inside, survival sviluppato ed edito da bcInteractive. Ecco, di sicuro ci aspettavamo qualcosa di meglio da un survival che, come avremo modo di analizzare in seguito, presenta difetti che rischiano di minarne le stesse fondamenta… In ogni caso, il titolo è già disponibile in accesso anticipato a partire dal 1 aprile 2017 su Steam al prezzo di € 14,99.
Dead Inside
Partiamo dall’inizio: la schermata di lancio del gioco è quella di Unity, programma di sviluppo del gioco; sarà poi possibile scegliere le impostazioni grafiche, la risoluzione dello schermo e la difficoltà di gioco; da ultimo, si potranno abilitare aiuti e sottotitoli. Voi li avete visti questi “aiuti” e questi “sottotitoli”? Io no. Ho anche provato a giocare alla difficoltà minima, non si sa mai; e invece non c’è traccia di tutorial; i sottotitoli poi sono superflui poiché il nostro personaggio non parla affatto e i nemici sono zombie rantolanti.
Mettiamo però che il giocatore medio conosca i comandi di base per muoversi (WASD per la direzione, SHIFT per sprintare e SPACE per saltare) e possa quindi spostarsi nel paesaggio che lo circonda: ogni minima rotazione della telecamera corrisponderà ad un blur stomachevole della visuale e da qui in poi sarà possibile percorrere chilometri di terreno piano e di asset (pacchetti di contenuti) pre-fatti di Unity, riproposti in successione. La grafica non è nemmeno brutta a distanza, ma peggiora ad un’analisi più ravvicinata; gli zombie hanno un aspetto grossolano.
I suoni all’inizio sembrano ben realizzati, le cicale si sentono frinire in ogni punto della “foresta” e i passi vanno a ritmo con la velocità di marcia. Tuttavia i sopracitati insetti si odono anche in città e ben presto finiscono per annoiare, gli zombie hanno un verso rantolante appropriato ma anche con le cuffie non è possibile riconoscere da che parte venga il suono duranti i combattimenti.
Morire è meglio…
Le barre di vita, stamina, sete e fame si trovano in basso a destra nello schermo e diviene quindi subito ovvio pensare che ci sia un modo per ristorarle nel corso dell’avventura, ma trovare l’inventario su TAB è stato davvero difficile! Una volta entrati in quest’ultimo, si scopre anche che esiste il modo di crearsi armi e armature, raccogliendo elementi naturali o ottenendoli in seguito all’uccisione dei nemici, anche senza bisogno di particolari utensili o stazioni di lavoro. I materiali si devono raccogliere da alberi e rocce giganti, alcuni dei quali però non possono essere distrutti e non sono riconoscibili quelli inutili da quelli utili.
Entrando più nel pieno dell’azione, se così si può definire, sappiate che il miglior modo che ho trovato per progredire in questo survival è morire, e se vi sembra un controsenso avete ragione, ma è così. Una volta persa la vita infatti, tutte le statistiche si ricaricano senza bisogno di consumare cibo/acqua e se si muore in un combattimento contro uno zombie tanto meglio: si ritorna in vita nello stesso punto e il nemico non ricaricato nemmeno la propria salute! Quindi si può fare con comodo e combatterlo in due-tre tentativi, senza alcuno sforzo. Questo vanifica sia l’introduzione a Dead Inside che promette una trama horror/survival in cui bisogna difendersi per sopravvivere (se trama si può definire), sia lo scopo che di solito ha un gioco di questo genere.
Insomma, sconsiglio di comprarlo e di giocarci in generale, a meno che non vengano effettuati cambiamenti radicali al titolo prima di un rilascio ufficiale.
