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Bohemian Killing: Il simulatore della menzogna – Recensione

13 Mag 2017 | Recensioni Videogiochi, PC, Recensioni, Speciali

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Ottobre 1894. Il nostro nome è Alfred Ethon, e stiamo presenziando in una stanza del tribunale di Parigi, con l’accusa di aver ucciso Marie Capet.

La situazione è drammatica: le prove a nostro carico sono incalzanti, e noi sappiamo che nonostante l’impegno profuso nella causa dal nostro avvocato, se i capi d’imputazione venissero confermati (come probabile) la pena per noi sarebbe il carcere a vita o la ghigliottina.

La cosa peggiore di tutta questa storia, però, è che noi abbiamo effettivamente ucciso Marie Capet.

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Bohemian Killing è un titolo molto particolare e meritevole di interesse; sviluppato da The Moonwalls, racconta la storia del breve processo tenutosi a Parigi dopo l’omicidio di Marie Capet compiuto da Alfred Ethon, francese di origini gitane e protagonista del gioco: il ritratto del perfetto Boheme del tempo, uno straniero, non particolarmente abbiente, privo di qualunque status sociale e dedito all’arte. È proprio nei panni di quest’ultimo appunto che vivremo la narrazione, fissandoci come obiettivo quello di convincere il giudice della nostra innocenza attraverso la nostra testimonianza e relativo racconto della nostra versione dei fatti.

Come specificato più volte infatti, ogni nostra azione all’interno del gioco non andrà a modificare quelli che sono di fatto degli avvenimenti già accaduti, ma questi saranno vissuti come stessimo ripercorrendo con la mente un ricordo (o una menzogna) per trasporlo in parole al magistrato: stara dunque a noi, in base alle azioni che diremo di aver fatto, tentare di indurre la corte a crederci innocenti e scampare così la pena capitale.

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Il gameplay si concretizza dunque in quello che è di fatto un walking simulator, che però a differenza di molti del suo genere non fa del suo punto di forza principale la contemplazione di un ambiente, ma una sua attenta e approfondita analisi, dettata da un interesse personale finalizzato alla salvezza della nostra pellaccia.

La nostra esperienza di gioco sarà dunque fortemente influenzata dall’atmosfera in cui caleremo: la nostra passeggiata per le strade di Parigi è fuor di metafora solo un tentativo capire a fondo i fatti avvenuti e con gli elementi a nostra disposizione piegare la realtà creando quella che sarà la nostra deposizione presso il tribunale. Alcuni testimoni hanno confermato di averci visti in determinati luoghi in determinati orari, e nel nostro vagabondare dovremo tenere in grande conto queste cose per far quadrare i tempi, guadagnare credibilità e infine creare una menzogna inattaccabile.

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Il comparto tecnico di Bohemian Killing vive una specie di dualismo che da una parte esalta il gioco e dall’altra ne è la principale croce.

Le ambientazioni, che, visto il genere di appartenenza, in questo titolo sono fondamentali, sono artisticamente curate e caratterizzate in maniera ottima: hanno la capacità infatti di trascinare il giocatore con immediatezza nel contesto storico e sociale illustrato nella trama e ogni scorcio risulta perfetto nell’ambito di una Parigi che si aggrappa fortemente ad una corrente Bohemienne purtroppo in decadimento.

D’altro canto dal punto di vista più prettamente grafico il prodotto risulta molto perfezionabile: le sparute animazioni dei pochi personaggi sono quantomeno legnose, innaturali e incapaci di enfatizzare qualunque situazione in cui queste vengono compiute. Alfred Ethon è praticamente da solo in un’aula di tribunale  a lottare per la sua vita, ma il suo travaglio non viene assolutamente reso come dovrebbe, e anche il giudice, l’avvocato e l’accusatore sono poco più che dei manichini, incapaci di trasmettere il benché minimo sentimento. I personaggi di una storia sono fondamentali quanto gli ambienti per creare un’atmosfera, e se i secondi sono stati curati e limati a dovere, sui primi il processo non è stato della medesima qualità, e questa può essere considerata una svista dovuta alla superficialità.

Un altro problema non da poco lo creano i ripetuti e pesanti cali di frame durante la nostra esplorazione, che provocheranno quelli che sono decisamente troppi freeze per godersi un esperienza di gioco.

Inoltre un altro difetto è la presenza di molti caricamenti che, unendosi volenti o nolenti ai frequenti blocchi del gioco, frammenteranno eccessivamente le sessioni di quello che è un prodotto che può fare di atmosfere e immersione un suo punto di forza.

Il comparto sonoro del titolo invece è stato una piacevole scoperta: la colonna sonora infatti risulta molto ispirata, curata ed evocativa, con arie perfettamente contestualizzate e dal ritmo ipnotico che non faranno alcuna fatica a entrarvi in testa per essere canticchiate spensieratamente anche una volta chiuso il gioco.

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Nel complesso Bohemian Killing si propone con un’idea originale: un gioco dove la scoperta di fatti e elementi della trama avviene in maniera totalmente diversa tra noi e il personaggio di cui andiamo a vestire i panni. Se noi infatti non sappiamo nulla oltre agli elementi raccontati dai testimoni e il fatto di essere effettivamente colpevoli, il signor Ethon sembra quasi acquisire un’identità propria e totalmente scissa da quella del giocatore: è lui l’unico a conoscere davvero l’entità degli avvenimenti, e sebbene siamo noi a muoverci per Montmartre è sempre e solo lui a costruire la sua storia, mentre noi solamente lo accompagniamo attraverso al processo.

Questa soverchiante prepotenza della logica e del ragionamento che attraverso la manipolazione degli eventi accaduti al fine di affabulare il prossimo disegna con freddo cinismo (ma anche sottile bellezza) una vittoria dell’illuminismo più gretto e pragmatico su tutto ciò che è sentimento, realtà e giustizia, in un quadro che potrebbe essere esposto in ogni galleria che esalti i concetti del puro Sofismo.

È questa la luce in cui, personalmente, ho goduto in maniera migliore di Bohemian Killing: un viaggio che, benché reso più aspro dalle carenze tecniche del titolo, è capace di portare il giocatore ad indagare su più piani la dimensione del gioco e della realtà, ora immergendosi nelle tinte del giallo, ora in quelle della filosofia nella sua accezione più meschina.

Nella sua accezione più utile.

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Bohemian Killing

6.5

Gameplay

6.5/10

Grafica

5.0/10

Sonoro

7.0/10

Trama

6.5/10

Longevità

7.5/10

Pro

  • Ottima rigiocabilità
  • Ambientazioni curate
  • Colonna sonora orecchiabile

Contro

  • Violenti cali di frame
  • Troppi caricamenti
  • Comparto grafico carente

Pietro "Pido" Ferri

Deputy Editor di Serial Gamer, viaggia per i Videogames, si guarda in giro, fa foto, respira l'aria. È un po' come un turista, ma nel senso buono. Si interessa con dedizione all'approfondimento di qualunque forma d'arte che riesca a trasmettergli emozioni

Pietro "Pido" Ferri

Deputy Editor di Serial Gamer, viaggia per i Videogames, si guarda in giro, fa foto, respira l'aria. È un po' come un turista, ma nel senso buono. Si interessa con dedizione all'approfondimento di qualunque forma d'arte che riesca a trasmettergli emozioni

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