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What Remains of Edith Finch – La desolazione di un labirinto di ricordi – Recensione

11 Mag 2017 | Recensioni Videogiochi, PC, PlayStation 4, Recensioni, Speciali, Videogiochi

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Giant Sparrow colpisce nel segno con il suo ultimo gioco, What Remains of Edith Finch, realizzando un vero e proprio capolavoro. Il gioco in questione presenta delle caratteristiche analoghe a The Unfinished Swan, pubblicato dagli stessi sviluppatori nel 2012, mantenendo l’approccio “letterario” nella trama e nell’aspetto grafico della narrazione, portando però la storia ad un livello decisamente più profondo, imbastendo ogni aspetto con uno spessore ed un’intensità inaspettati.

Il gameplay consiste semplicemente nel compiere movimenti, interagire con gli oggetti e poco più, ma è proprio questo che permette a What Remains of Edith Finch di essere il capolavoro che è. Anche la linearità dell’intera storia e la scarsa longevità, di circa due ore, non costituiscono un elemento negativo, ma al contrario concorrono a creare l’intera atmosfera e attribuiscono al gioco un valore aggiunto. Il fattore di dover spendere meno energie per avanzare nella trama permette di concentrarsi appieno su di essa, e cogliere i significati più profondi che ha da comunicare, dal punto di vista visivo e narrativo. Approcciarsi a questa produzione non consiste solamente nel giocare, ma nel vivere una vera e propria esperienza in prima persona, affrontando delle tematiche importanti in un modo decisamente poco comune nell’universo videoludico.

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Il Naufragio della Speranza

La storia ci permette di assumere i panni di Edith Finch, una ragazzina proveniente da una famiglia colpita da intere generazioni da una maledizione, che li condanna uno ad uno ad una morte quasi sempre prematura o avvenuta in circostanze singolari. Nei primi minuti di gioco ci si trova all’interno di un bosco, a seguire un sentiero costellato di elementi che ci trasportano gradualmente nella sinistra atmosfera dell’intera vicenda, percependo immediatamente in maniera palpabile il presagio di morte che aleggia nell’aria e incombe su questa famiglia. La strada da seguire è segnata dalla comparsa di testi in vari punti del percorso, che ci permettono di proseguire come in un vero e proprio racconto, accompagnato dalla voce narrante della protagonista. Si giunge quindi alla casa dove Edith è nata e cresciuta, un’enorme magione ormai abbandonata, composta da stretti corridoi, passaggi segreti ed immensi vuoti. La giovane Edith è stata tenuta all’oscuro del nefasto fato che ha segnato l’intera famiglia, ed ora, rimasta ormai l’ultima sopravvissuta dell’albero genealogico dei Finch, ritorna alle origini per cercare di scoprire la verità.

Ogni membro della famiglia ha vissuto in quella casa, e dovremo cercare nelle rispettive camere un elemento, un diario, una lettera, delle foto, che possano permetterci di rivivere l’ultimo giorno delle loro vite, scoprendo la causa del decesso. Si verrà quindi costretti ad affrontare in prima persona e a vivere direttamente quello che hanno provato e visto con i propri occhi i famigliari della nostra protagonista, fino a pochi secondi prima della loro morte. Durante questo viaggio attraverso i ricordi, Edith scopre le proprie radici, trovandosi costretta ad accettare la consapevolezza dell’impossibilità di fuggire da quel che si è, di sfuggire al proprio destino.

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La mancanza che riempie il vuoto

Ciò che chiaramente colpisce è la veridicità con la quale viene rappresentata la sofferenza di chi rimane, di chi deve far fronte alla perdita di una persona cara. L’elevato numero dei personaggi presenti e il modo in cui sono caratterizzati e ben delineati, unito al fattore che si tratta di “veri e propri” esseri umani con molteplici sfaccettature, rende possibile individuare situazioni o elementi familiari in cui identificarsi. È raro che un gioco conduca a un tale livello di immedesimazione, facendo leva su sentimenti e meccaniche proprie dell’essere umano in un modo così concreto. Qui non si può evitare di affrontare la morte, la si deve guardare in faccia, una storia dopo l’altra, mentre ci si sente man mano oppressi dall’angoscia della solitudine. È qualcosa a cui nessuno può sottrarsi, si deve fare i conti con l’inevitabile senso di impotenza che si prova di fronte al destino e alla natura della vita stessa.

La linearità della narrazione serve anche a controbilanciare la complessità della sfera emozionale su cui si fonda la storia,  permettendo di districare ed affrontare su un piano più profondo le tematiche trattate. Andando oltre alla maledizione dei Finch, che conferisce comunque all’intero gioco un’atmosfera più fiabesca e romanzata, aiutando da un lato certamente a sdrammatizzare, emerge evidente che si fa leva su dei sentimenti ben precisi. “Ci sono delle persone che nascono con la tragedia nel sangue”, questa citazione di Donnie Darko aiuta a spiegare il tipo di sensazione che si prova quando ci si trova ad affrontare diverse situazioni difficili nella propria vita, racchiusa nella visione iperbolica della maledizione.

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Il “sentiero” che si deve percorrere all’interno della casa, attraverso passaggi angusti, corridoi, scale e cunicoli, altro non è che l’esteriorizzazione della struttura labirintica dell’animo umano, che porta ad una sempre più profonda immersione all’interno della coscienza. Così come in un labirinto, Edith Finch decide di addentrarsi in questa casa, senza avere certezze su cosa affronterà, e se mai riuscirà ad uscirne.

Questo desolante dedalo di ricordi da affrontare genera un crescente senso di malinconia e di nostalgia, intesa nel senso romantico della “Sehnsucht”, quel senso di struggimento provocato dall’assenza, dalla consapevolezza che il raggiungimento dell’oggetto del desiderio è irrealizzabile. La mancanza è qualcosa che non c’è, eppure ci tormenta, poiché non è un qualcosa che sottrae, ma che al contrario si somma al dolore. Il vuoto di ogni stanza da visitare è un vuoto estremamente ingombrante, che occupa uno spazio imponente, dando un senso di oppressione e di soffocamento.

È chiaro come sia praticamente impossibile rimanere impassibili durante questa avventura, si viene coinvolti, volenti o nolenti, in un turbinio di emozioni e sentimenti, molto complessi ma saggiamente distribuiti nel contesto.

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Passo dopo passo

Per quanto riguarda il gameplay, come già accennato, questo passa completamente in secondo piano, diventando un semplice strumento messo a disposizione del giocatore per godere appieno della storia. Interessante è comunque il fattore che diventi anch’esso un elemento caratterizzante dei singoli personaggi, ognuno dei quali deve compiere azioni diverse, in atmosfere talvolta oniriche e talvolta realistiche, cambiando di conseguenza anche la gestualità. In ogni caso non c’è pericolo che il gameplay possa risultare monotono, la varietà di operazioni da eseguire mutano in modo costante, mantenendo tuttavia coerenza ed equilibro durante l’intera avventura.

L’aspetto grafico non presenta notevoli differenze da The Unfinished Swan, ma anche se essenziale dal punto di vista tecnico, ciò non influisce sula qualità complessiva. L’ambientazione, così com’è, insieme agli elementi grafici testuali (caratterizzati da un’estrema cura ai dettagli, soprattutto per quanto riguarda la scelta del font), contribuiscono a creare quell’atmosfera fiabesca che è proprio l’elemento distintivo dell’intero gioco, trasportandoci immediatamente nell’universo della protagonista.

Altro fattore positivo è chiaramente quello del sonoro, dalla scelta delle musiche alla voce narrante di Edith, che ci accompagnano durante tutto il viaggio.

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Conclusioni

Tirando le somme, What remains of Edith Finch è una piccola perla nell’universo videoludico, poiché affronta una storia e dei contenuti di straordinaria intensità con estrema accuratezza e spiazzante profondità, in un modo tutto sommato molto semplice e naturale. La narrazione e la visuale in prima persona permettono al giocatore di immedesimarsi al punto da trovarsi disorientato di fronte alla complessità delle proprie emozioni, mosse dall’interno spontaneamente, con le quali dovrà fare i conti. La presenza di numerosi personaggi inoltre fa sì che questo titolo sia trasversalmente apprezzabile, rendendo impossibile non identificarsi in questa famiglia, in fondo così comune.

È un viaggio nella memoria, che porta ciascuno di noi a riflettere sull’inevitabilità del destino, sul senso di impotenza di fronte alla vita stessa e alla sua effimerità. È sicuramente un’esperienza videoludica unica e travolgente, da vivere tutta d’un fiato, capace di colpire i sentimenti più profondi e rievocare dei ricordi molto dolorosi.

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What Remains of Edith Finch

9.2

Gameplay

9.0/10

Grafica

8.5/10

Sonoro

9.5/10

Trama

10.0/10

Longevità

9.0/10

Pro

  • Atmosfera unica e travolgente
  • Estrema intensità e profondità
  • Meccaniche di gioco semplici ma efficaci

Contro

  • Assenza di testi in italiano su PS4

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