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Dragon Quest Heroes II – La bellezza di un musou – Recensione

8 Mag 2017 | Recensioni Videogiochi, PC, PlayStation 4, Recensioni, Speciali, Videogiochi

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A due anni dall’uscita del primo capitolo di Dragon Quest Heroes, i ragazzi di Omega Force tornano alla ribalta con il seguito dello spin-off nato dalla famosa serie di Yuji Horii, che non si discosta come meccaniche e stile dal suo predecessore ma che vuole apportare migliorie al genere dei mosou con una spiccata componente RPG.

Ovviamente parliamo di Dragon Quest Heroes II, ciò che nasce dalla combinazione dei sopracitati Omega Force e il genio di Akira Toriyama, colui che è a capo delle illustrazioni e del design dei personaggi, che strizza l’occhio ad un gameplay frenetico in pieno stile musou ma che vede l’aggiunta di un’ambientazione open world e di alcune caratteristiche inedite.

Dragon Quest Heroes II Serial Gamer

L’oscurità mai amica

Come il primo capitolo, anche questo Dragon Quest è slegato dalla serie principale non riprendendone quindi la storia ed i personaggi, infatti nel titolo sviluppato da Omega Force il giocatore avrà a che fare con una forza oscura che infrangerà la pace dei Sette Regni, uniti da un accordo millenario ma che fin dall’inizio del racconto verrà minato da vari avvenimenti tra ribellioni e catastrofi.

Il titolo inizia lasciando al giocatore la scelta del personaggio, che potrà essere Lasaar o Theresa, due cugini iscritti all’accademia militare che avranno il compito di ristabilire la pace in un mondo allo sbando, con sovrani megalomani e mostri sempre in agguato, cercando di sventare un’antica profezia.

Dopo aver scelto il protagonista e aver completato un semplice e veloce tutorial il giocatore verrà “trasportato” in mezzo alla mischia, dato che subito dopo il combattimento di prova il principe di Kala, Kisar, invaderà la terra di Dunisia per vendicare il padre, nonché il capo del suddetto regno, che è stato assassinato a sangue freddo, e guidato da sentimenti di odio e vendetta cercherà di trovare il colpevole, ovviamente nel posto sbagliato.

Da questo avvenimento si scatenerà tutta la trama del gioco che porterà i nostri protagonisti a fare nuovi ed emozionanti incontri con personaggi inediti come la bellissima Desdemona oppure eroi già conosciuti ai veterani della saga, come la coppia Terry e Carver del sesto capitolo e il simpaticissimo fiorentino Baldo Baldini dal quarto gioco; anche se la maggior parte dei personaggi che si aggiungerà al roster riuscirà a ben inserirsi nella trama del gioco, alcuni risulteranno apparizioni un po’ casuali e forzate che probabilmente avrebbero potuto essere studiate meglio.

Il gioco ci porterà quindi a visitare i più disparati regni, da lande innevate a foreste oscure, passando per aridi deserti e praterie tutte disseminate di nemici, per riuscire sventare la sopracitata guerra che però sarà animata spesso da avvenimenti scontati e poco emozionanti, con colpi di scena facilmente prevedibili che spesso sono inframezzati da eventi a volte utili solo per allungare il tutto, per un totale di una trentina di ore necessarie a completare la storia principale e molte altre per completare le missioni secondarie che ben si sposano con la natura open world del titolo, che permetterà di muoversi liberamente da una città all’altra.

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Tra combo e attacchi speciali

Dragon Quest Heroes vede però alcune delle sue maggiori potenzialità nel gameplay e nel combat system che di sicuro si differenziano dal classico musou giapponese. Mentre le basi sono quelle classiche del genere e quindi la meccanica del ripetitivo spam degli attacchi funziona sempre, con la possibilità di attuare due colpi tramite la propria arma che saranno concatenabili per ottenere risultati migliori e  incrementare i danni inferti al nemico; oltre ai colpi base sarà possibile avere a disposizione quattro abilità per ogni personaggio che ovviamente dipenderanno da quest’ultimo, infatti varieranno a seconda della tipologia di eroe scelto, un guerriero potrà tirare fendenti elementali oppure scagliare con forza un singolo attacco, mentre un mago avrà la possibilità di attaccare dalla distanza o curare i propri compagni, proprio qui è presente uno dei grossi problemi di questa produzione che però vedremo nelle prossime righe.

Ogni volta che un colpo andrà a segno si caricherà inoltre la barra della tensione, uno degli elementi fondamentali per ribaltare le sorti degli scontri più ostici, dato che una volta piena permetterà di entrare in uno stato di invulnerabilità, nel quale il personaggio avrà punti magia illimitati e con la pressione di un tasto specifico potrà scagliare un potentissimo attacco finale.

Tutti gli eroi che si aggiungeranno al roster nel corso dell’avventura avranno le loro peculiarità e mosse caratteristiche, sarà quindi necessario analizzare per filo e per segno le abilità di ognuno per dar vita ad un party il più equilibrato e affidabile possibile, per esempio saranno presenti compagni specializzati nel corpo a corpo, altri nelle armi pesanti e ovviamente i classici personaggi di supporto che potranno, a volte, salvarvi da situazioni al limite, ovviamente sarà possibile portare un numero limitato di amici, al massimo quattro, che bisognerà “assemblare” e allenare potenziandoli attraverso un apposito skill tree che permetterà di personalizzare ogni singolo eroe.

Una feature importante nel contesto del team è quella di poter cambiare a piacimento la vocazione dei due cugini, che quindi potranno intraprendere scelte differenti tra guerriero, mago, ladro e molti altri semplicemente andando a parlare con un apposito NPC presente nell’HUB di gioco, Acordia, la città in cui di sicuro si passerà molto tempo per buildare i propri personaggi con il giusto equipaggiamento, accessori e abilità.

Oltre ai nostri eroi e ai relativi attacchi speciali e non, fanno il loro ritorno le Monete Mostro, particolari oggetti che i nemici faranno cadere una volta uccisi; quest’ultime riprenderanno gli effetti del primo Dragon Quest con una gradita aggiunta, infatti, saranno presenti le già conosciute Sentinella e Attivista, che permetteranno di evocare mostri utili per difendere un determinato terreno oppure per sferrare un determinato attacco, a queste si va ad aggiungere la medaglia Sostituto che offrirà la possibilità di trasformarsi in un determinato mostro acquisendo tutte le sue abilità offensive. Questo di sicuro vivacizza gli scontri e li differenzia dai soliti combattimenti dei mosou che alla lunga possono risultare un po’ stancanti e ripetitivi.

Combattimenti che sono però croce e delizia del gioco, in quanto, soprattutto gli scontri con i nemici più ostici, risultano ben congegnati, grazie anche alle molteplici possibilità per affrontarli, dato che richiedono anche un minimo di strategia e di accortezza nell’uso dei punti magia e degli oggetti a disposizione dei personaggi; purtroppo però un’intelligenza artificiale molto deficitaria fa storcere un po’ il naso, dato che sia i nemici sia i compagni non spiccano in capacità e strategie offensive.

I nemici spesso rimarranno focalizzati su un unico attacco ripetendolo fino allo sfinimento, e altrettanto spesso sarà facile mandarli nel cosiddetto loop che permetterà di colpirli basandosi sulle giuste tempistiche; i compagni invece risultano davvero inadatti al loro ruolo di accompagnatori, in quanto quasi mai useranno tecniche speciali, e soprattutto i support come i maghi non agiranno molte volte in soccorso dell’eroe in difficoltà ma dovrà prendere il comando il giocatore e fare tutto da solo.

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La mano dell’artista

Dal punto di vista artistico ovviamente si sente la mano del grande Akira Toriyama, che brilla sempre di più in queste produzioni; il leggendario creatore di Dragon Ball e character design della serie originale di Dragon Quest, porta tutta la sua esperienza anche nel secondo capitolo di Heroes, che si presenta con una resa grafica ottima visto il genere, il tutto è rappresentato con una scelta di colori ad hoc che non sfigura mai e che riesce a tirare fuori dal titolo una bellezza unica nel suo genere, con i modelli dei personaggi e dei mostri curati nei minimi dettagli, e animazioni ricreate nel migliore dei modi.

Per quanto però i nemici e i protagonisti siano realizzati alla perfezione, lo stesso non si può dire delle location, che rimangono sì evocative e ben realizzate, ma spesso si può notare qualche ripetizione e meno dettagli a schermo, risultando un po’ spoglie e meno diversificate tra loro. Da notare anche una telecamera un po’ “ballerina” che in alcune occasioni, soprattutto negli spazi stretti viene impallata dai mostri di stazza superiore rispetto alla media o semplicemente rimane incagliata, e complica il combattimento.

Ma non c’è solo Toriyama a rendere il comparto artistico della produzione di livello elevato, infatti anche la componente sonora è di una bellezza sopraffina, un accompagnamento musicale mai di troppo e invasivo con brani che sapranno catturarvi e trasportarvi nel mondo creato da Omega Force.

Infine un doppiaggio molto valido in giapponese soprattutto che riesce a trasmettere l’enfasi dei momenti anche ai non conoscitori della lingua, mentre un po’ sottotono quello inglese, che risulta un po’ spinto e forse un po’ troppo “teatrale”.

Da apprezzare sicuramente la resa dei sottotitoli in italiano con il buffo Baldo Baldini e il suo fiorentino che strappano più di un sorriso nelle frasi riportate.

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Un gradino sopra

Dragon Quest Heroes II riesce a elevare il genere dei musou sia dal lato del gameplay, aggiungendo feature da GDR puro che consentono al giocatore di personalizzare a piacimento sia i personaggi iniziali, grazie anche alla possibilità di cambiare vocazione e adottare strategie differenti tra i due, sia agli eroi sbloccati durante l’avventura con le varie mosse abilità e l’equipaggiamento che risulterà fondamentale; sia dal punto di vista artistico con una produzione grafica e sonora di livelli ben sopra la media del genere, mostri, compagni ed oggetti infatti sono rappresentati nei minimi dettagli e la colonna sonora è a dir poco sopraffina.

Ovviamente un grande difetto che accomuna tutti i giochi musou è la ripetitività che risulta determinante in questi titoli, e anche il gioco di Omega Force non sfugge alla spada di Damocle che pende sulla sua “testa” e dopo un po’ di ore può risultare ripetitivo, soprattutto per coloro che non amano particolarmente questo genere di nicchia giapponese.

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Dragon Quest Heroes II

8

Gameplay

8.0/10

Grafica

8.5/10

Sonoro

8.5/10

Longevità

8.0/10

Trama

7.0/10

Pro

  • Comparto Artistico
  • Personaggi molto caratterizzati
  • Monete Mostro
  • Combattimenti con molte possibilità...

Contro

  • Ma alla lunga ripetitivi
  • Ambientazioni a volte spoglie
  • Trama un po' scontata

Alessandro Reppucci

Senior Editor e responsabile YouTube di Serial Gamer, da sempre innamorato follemente dei videogames, dai 5/6 anni in poi ha macinato giochi su giochi di ogni genere.

Alessandro Reppucci

Senior Editor e responsabile YouTube di Serial Gamer, da sempre innamorato follemente dei videogames, dai 5/6 anni in poi ha macinato giochi su giochi di ogni genere.

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