“Era una bella giornata da passare a Boston. Poi in un istante questa giornata è stata distrutta.”
Boston-Caccia all’uomo, l’ultimo lavoro cinematografico di Peter Berg, narra l’attentato terroristico nella giornata del 15 aprile 2013 durante la maratona di Boston. La regia riesce a ricostruire il clima di tensione che contraddistinse quegli attimi e la ripercussione che tutta la vicenda ebbe sulla popolazione.
La pellicola inizialmente sviluppata come una sorta di documentario si evolve poi in un vero e proprio thriller. La tensione è sviluppata in maniera intelligente, cresce di minuto in munito, fino a culminare in un primo momento nelle due esplosioni che seguirono la maratona. È un ritmo incalzante quello che il film acquista dopo la prima mezzora, con poco spazio per i dialoghi, ridotti all’essenziale, e più sviluppate invece le sequenze d’azione. La pellicola affronta la vicenda anche dal punto di vista degli attentatori; mediante il montaggio alternato vengono sviluppate più storie in parallelo, qualcuna più delle altre, ma ognuna con una sua finalità. A spiccare fra tutti è l’agente Tommy Saunders, interpretato da Mark Wahlberg, l’intervento del quale sarà decisivo per la cattura dell’attentatore Dzhokar (Alex Wolff).
Le scene crude dell’attentato non lasciano spazio alla fantasia mostrando il dolore delle vittime e i momenti di terrore che seguirono l’esplosione. Il sangue, le urla, il panico, tutto è utilizzato per ricostruire quegli attimi stampati per sempre nella mente delle vittime e dei soccorritori. Il cuore della narrazione è senz’altro l’azione, il dinamismo, che caratterizzano la lotta contro il tempo dei protagonisti, i quali a loro modo fanno tutti la propria parte. Ogni personaggio ha un preciso ruolo nel corso della storia. Nulla è lasciato al caso; personaggi apparentemente di contorno come il sergente Jeffrey Pugliese (J.K. Simmons) si rivelano alla fine cruciali per lo sviluppo della vicenda. Le tematiche politiche e sociali sono discretamente approfondite e ripercorrono passo dopo passo quel 15 aprile di quattro anni fa. Trapela, non solo dal titolo, un senso di patriottismo, che non è troppo marcato, ma comunque in linea con le vicende narrate.
Nel finale vengono mostrati i veri protagonisti in scena, le vicende dei quali sono fedelmente descritte nel corso della pellicola. Le motivazioni degli attentatori sono volutamente omesse dal regista, il quale si concentra maggiormente sull’impatto emotivo che la vicenda ebbe sulla popolazione. Boston-Caccia all’uomo si guarda tutto d’un fiato e rimane un ottimo documentario per commemorare quello che fu uno dei più grandi attentati che gli Stati Uniti ricordano.
